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11/11/2025 ore 08.35
Opinioni

La vittoria del socialista Zohran Mamdani e il nuovo volto politico di New York: un’affermazione contro le estreme destre mondiali

Il politico 34enne di origini ugandesi e indiane ha conquistato la fiducia di un elettorato stanco della retorica centrista e desideroso di una politica che torni a parlare di diritti, non di rendite

di Ernesto Mastroianni

New York, la città che più di ogni altra ha incarnato l’epopea del capitalismo moderno, si risveglia sotto la guida di un sindaco socialista. L’elezione di Zohran Mamdani, giovane politico di origini ugandesi e indiane, segna non soltanto un cambio amministrativo, ma un vero e proprio scarto di paradigma. È la vittoria di un’idea, o meglio, del ritorno di un’idea: quella socialista, intesa non più come nostalgico residuo ideologico, ma come esigenza viva e concreta di giustizia sociale, di uguaglianza sostanziale, di dignità collettiva.

Nato a Kampala nel 1991, figlio dell’intellettuale ugandese Mahmood Mamdani e della regista Mira Nair, Zohran Kwame Mamdani è cresciuto tra continenti e culture, approdando infine a New York, città di meticciati e contraddizioni. La sua ascesa politica è rapida ma radicata: militante del Democratic Socialists of America, eletto nel 2020 nell’Assemblea statale per il Queens, Mamdani si è imposto per la sua capacità di coniugare visione radicale e pragmatismo amministrativo.

Il futuro nelle mani della Generazione Z: la notte di Mamdani e il risveglio di New York

Durante la campagna elettorale ha promesso ciò che, fino a pochi anni fa, sarebbe parso utopico nel cuore del capitalismo americano: trasporti pubblici gratuiti, blocco degli affitti per le abitazioni popolari, creazione di negozi alimentari municipali, innalzamento del salario minimo a 30 dollari entro il 2030. È su questa piattaforma che ha sconfitto l’ex governatore Andrew Cuomo, incarnazione dell’establishment democratico, conquistando la fiducia di un elettorato stanco della retorica centrista e desideroso di una politica che torni a parlare di diritti, non di rendite.

Il socialismo che oggi Mamdani propone a New York si presenta come grammatica del futuro.

Ma che cosa significa, oggi, proclamarsi socialista in una metropoli che è simbolo e laboratorio del capitalismo globale? Significa, anzitutto, riportare il sociale nel discorso politico. Significa ribadire che la libertà individuale è un simulacro, se non è accompagnata da un’effettiva libertà economica; che la democrazia formale è vuota, se non si traduce in equità sostanziale; che la città non può essere ridotta a campo di speculazioni, ma dev’essere restituita alla cittadinanza come spazio comune, condiviso, abitabile.

Il socialismo di Mamdani non è dogmatico, bensì civile e comunitario: è un socialismo urbano, concreto, in cui il pubblico non è contrapposto al privato, ma ne costituisce la condizione di possibilità. In una stagione politica segnata dalla frammentazione, dal cinismo e dall’egemonia delle destre estreme, la sua vittoria assume il valore di una contro-narrazione.

Elezioni a New York, Mamdami è il nuovo sindaco. Ai democratici anche Virginia e New Jersey 

Un colpo all’egemonia delle destre

Le destre estreme, negli Stati Uniti come in Europa, hanno fondato la propria forza sulla paura e sulla divisione: la paura dell’altro, la competizione fra poveri, il mito della sicurezza come esclusione. Mamdani risponde con la logica opposta: inclusione, uguaglianza, comunità. Laddove le destre predicano l’isolamento e il profitto, egli propone la cooperazione e la solidarietà.

Il suo successo mette in crisi il paradigma neoliberale che, da Reagan in poi, ha permeato anche le forze progressiste. È un messaggio inequivocabile. L'alternativa al populismo di destra non è il moderatismo sterile, ma una sinistra che abbia il coraggio di dirsi tale, che torni a nominare le disuguaglianze e a combatterle con strumenti pubblici, non con appelli morali.

Tuttavia, la dimensione simbolica di questa vittoria è, già di per sé, un evento politico. Essa rompe un lungo silenzio ideologico, riaprendo lo spazio della parola socialista come lessico possibile, praticabile, desiderabile.

La nuova proposta politica di Zohran Mamdani, non è un relitto novecentesco; coincide con una domanda collettiva: è ancora possibile pensare la politica come progetto di emancipazione? La sua elezione risponde affermativamente. Il socialismo si ripresenta come un orizzonte etico e politico del futuro: un umanesimo dell’uguaglianza, un’idea di civiltà fondata sulla cura, sulla cooperazione, sulla restituzione del potere alle moltitudini.

E nel cuore dell’impero finanziario, a New York, un giovane sindaco socialista (34enne) ricorda che la storia deve continuare ad essere scritta.