Le elezioni in Germania ed il ricovero del Papa, ore decisive: quando la storia incontra la quotidianità
Quanto i singoli individui determinano gli eventi? Quanto il caso incide su alcuni di questi? Forse è davvero il prodotto dell’iniziativa di pochi, ma resta anche il risultato dell’interazione di milioni di individui
di Costanza Morreale
Durante la messa di Natale dell’anno 800, il papa Leone III incorona a Roma Carlo Magno come imperatore. È la fondazione del Sacro Romano Impero ed un evento decisivo per la storia dell’Europa. Tale incoronazione è il simbolo della commistione del potere temporale e del potere spirituale: Carlo Magno, che si considera erede dell’Impero Romano d’occidente, diventa anche promotore della cristianizzazione dei territori dell’impero.
Territori che si estendevano per una superficie oggi identificabile con l’attuale Europa centro-occidentale e la cui capitale fu posta ad Aquisgrana, in Germania. L’Impero durerà per oltre un millennio e Carlo Magno è considerato dagli storici, uno dei “Padri d’Europa”.
A distanza di secoli la storia ci porta in questi due luoghi: la Germania e Roma. Sono le ore decisive per due mondi, ormai indipendenti, ma che si ritrovano partecipi di un destino comune: quello di attendere l’evolversi della storia. Il mondo cattolico attende con apprensione aggiornamenti sullo stato di salute del proprio pontefice. Il mondo europeo attende la formazione del nuovo governo di uno degli Stati più influenti del continente. Questi fatti ci inducono a riflettere sul ruolo degli individui nella storia: quanto i singoli individui determinano la storia? Quanto il caso incide su alcuni eventi? Quanto le vite delle grandi personalità storiche sono simili a quelle degli individui comuni, dei quali la storia non avrà memoria se non nei racconti di famiglia?
Il microcosmo e il macrocosmo si incrociano in questo anonimo martedì di fine febbraio. Assistiamo a quegli episodi che spogliano ciascun individuo del proprio incarico per ritrovarsi “davvero umani”: con le emozioni che ogni sfida porta con sé. Allo stesso tempo assistiamo alla partecipazione collettiva: attraverso le preghiere, con cui i credenti ritengono di poter influire sulla storia, o attraverso il voto, che in Germania ha registrato un’alta affluenza. Eppure, la storia sembra sovrastarci: vi sono eventi incontrollabili ma anche fattori, che in un contesto globale, hanno effetti anche oltre la loro comunità di appartenenza.
Si può essere credenti o meno, ma la figura del Papa rimane un’autorità che, pur avendo una funzione strettamente religiosa, affronta questioni morali e sociali di rilevanza mondiale. Allo stesso modo, la scelta del cancelliere tedesco e la formazione del governo, pur essendo una scelta nazionale, ha ripercussioni su tutta l’Europa, e non solo.
Nella premessa al suo “Intervista con la storia”, Oriana Fallaci scriveva «Non riesco a escludere che la nostra esistenza sia decisa da pochi, dai bei sogni o dai capricci di pochi, dall’iniziativa o dall’arbitrio di pochi... Certo è un’ipotesi atroce. Ancor più sconsolato ti chiedi come siano quei pochi: più intelligenti di noi, più forti di noi, più illuminati di noi, più intraprendenti di noi? Oppure individui come noi, né meglio né peggio di noi, creature qualsiasi che non meritano la nostra collera, la nostra ammirazione, la nostra invidia?».
Forse la storia è davvero il prodotto dell’iniziativa di pochi, ma resta anche il risultato dell’interazione di milioni di individui, delle loro scelte, delle loro paure e delle loro speranze. In questo equilibrio assistiamo oggi alle vicende che riguardano le grandi autorità storiche, all’interno di un’Europa che appare sempre più fragile.
Lontani dai tempi in cui sacro e profano erano commisti nell’esercizio del potere, resta solo un nostalgico e delirante desiderio di un “padre condottiero”, di cui l’ascesa del partito di ultradestra registrato nelle elezioni tedesche è solo l’ultima cifra.