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06/11/2025 ore 14.53
Opinioni

Le implicazioni infette del mito di Donald Trump

L’ignavia dell’Unione europea ha contribuito a incoronare il presidente americano come apostolo della pace in Medio Oriente. E si ripropone così l’idea, questa vecchia, degli Stati Uniti come gendarmi del mondo

di Carlo Crippa
Donald Trump (Foto Ansa)

Quando, tra il 1989 ed il 1991, la caduta del Muro di Berlino, il crollo dei regimi tardo-stalinisti dell’Est europeo e la fine dell’Unione Sovietica cambiarono definitivamente la connotazione di tutti i paesi europei, sia della Nato che dell’appena deceduto Patto di Varsavia, il ritornello mediatico era la “fine del Novecento”, non solo in senso temporale, come era del tutto ovvio, ma anche sul piano politico, anzi il vero e proprio mantra era la “uscita” definitiva dal Novecento come categoria storico-politica.

Su quelli si ostinavano a definirsi di sinistra, nel senso che non volevano liquidare l’intera storia del movimento operaio e dell’idea socialista, piovve l’accusa infamante di essere “nostalgici” della “guerra fredda” e del “socialismo reale” ed “orfani” dell’idea socialista appunto.

In realtà nessuno di chi apparteneva a questa categoria di persone aveva qualche motivo di “nostalgia” del Novecento stile secondo dopoguerra, perché se c’era qualcosa che aveva mortificato l’idea del socialismo era stato il “socialismo reale” – che era reale ma non socialista – e, se c’era qualcosa che aveva mortificato qualsiasi intelligenza, critica o non, di qualsiasi tendenza politica, era stata proprio la “guerra fredda”, che aveva ibernato le coscienze.

È quindi un destino piuttosto bizzarro vedere oggi le stesse persone che giuravano sulla uscita dalle categorie politiche anacronistiche del Novecento riproporre, nei fatti, lo stesso scenario della “guerra fredda”, con tutti gli ingredienti di un tempo: la Russia eterna cattiva, l’Europa eterna buona, i reciproci dispetti militari e mediologici, il dibattito politico ridotto a “tifo” acritico come quello calcistico, il militarismo diventato articolo di fede, la stessa arroganza russa e lo stesso sudicio senso di “superiorità” occidentale.

Se però la politica europea è quella della vecchia Nato, con la quale si identifica, quella americana non risponde più a quel copione. 
Ed è su questa visione diversa e non sclerotizzata che poggia, piaccia on non piaccia, il mito di Donald Trump oggi.

Non ci sono motivi per dire bene di Trump, soprattutto rispetto alla sua politica interna, che è di una oscenità fascista da mettere i brividi addosso.

Ma guardiamo alla politica estera.
Con tutte le sue umorali fanfaronate, che noi non abbiamo esitato a definire “ubriachezza molesta” e senza pentimenti, il presidente americano ha portato a casa il risultato concreto della pace tra Israele ed Hamas, una pace certo debole ed irta di contraddizioni ma pur sempre una pace, sia pure quanto mai provvisoria.

Perché dunque, in tutti questi anni, l’Unione Europea non ha mai intrapreso una, che fosse una, iniziativa di pace, né sulla vergogna dei massacri di Gaza, né sulla guerra in Ucraina?

Non si vuole ripetere quanto l’ignavia dell’Unione Europea sia stata una delle peggiori iatture degli ultimi anni, perché lo si è già detto, ma la attuale peggiore conseguenza della “politica dell’elmetto” è l’affermazione, a tutti i livelli, del mito di Donald Trump, un mito certo dalle implicazioni profondamente infette, ma figlio legittimo di questa insipienza europea.

Dopo essere stato salutato come un “apostolo” della pace nel Medio Oriente il chiassoso e galvanizzato presidente degli Stati Uniti ha infatti intrapreso iniziative a tutto spiano.

Sono iniziative che ognuno è libero di giudicare giuste o ingiuste, ma che hanno una cosa in comune e cioè la riproposizione di una idea, anche questa vecchia, degli Stati Uniti come gendarmi del mondo.

Nessuno legge nella palla di vetro, ma è abbastanza facile prevedere che, senza un evento capace di mutare la situazione attuale, la guerra in Ucraina è destinata a durare a lungo, senza né vincitori né vinti, ma solo tante, tante, tante, troppe vittime.

E, quando Trump metterà di nuovo il cappello sull’Europa dopo la vacanza “extra Nato” di questi giorni, il ritorno alla “guerra fredda” ed al Novecento nel senso peggiore del termine sarà completo e sarà il ritorno ad una Europa di nuovo allineata, a sovranità limitata, fascisteggiante e militarista, cioè una Europa meno libera da ogni punto di vista.