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15/05/2025 ore 20.40
Opinioni

L'esempio di Pepe Mujica e la ridicola agenda politica italiana

Nemmeno nel flebile dibattito tra i partiti a sinistra del Pd hanno trovato spazio le idee dell’ex presidente dell’Uruguay che invece dovremmo fare nostre, anziché limitarci a commemorarlo

di Alessandro Gaudio

Mentre si parla di agenda politica e si scelgono le priorità per la programmazione delle strategie nazionali, il pensiero corre a José Alberto Mujica Cordano, conosciuto come Pepe Mujica, ex presidente dell'Uruguay, scomparso il 13 maggio scorso per le conseguenze di un tumore all'esofago. Sono state tante le battaglie intraprese e vinte da Mujica: per esempio, quella sulla depenalizzazione dell'aborto o quella sul riconoscimento dei matrimoni omosessuali oppure quella sulla legalizzazione della marijuana, ma anche la promozione di una serie di piani di sviluppo, alternativi al capitalismo, che hanno creato occupazione e l'introduzione del salario minimo e di condizioni d'impiego più dignitose. Oggi, grazie a Mujica, in Uruguay ci sono, inoltre, un sistema sanitario pubblico, un buon sistema pensionistico e l’analfabetismo è assente.

In Italia, al di là di un'adesione di facciata, superficiale e di una condiscendenza rivolta agli aspetti più pittoreschi del suo quotidiano, Mujica non ha trovato ascolto e nessuno spazio è stato accordato alle sue idee nella riflessione politica più recente. Non è avvenuto neanche nel flebile dibattito che si è consumato tra i partiti a sinistra del Pd, laddove ancora si sente l'enorme mancanza di uno schieramento anticapitalista che, magari, fosse mutuato proprio dal Frente Amplio di Mujica: 12 partitini che, insieme, sono riusciti a governare il paese.

Eppure, la sua idea di felicità, pur essendo marcatamente anticonsumistica, non prevedeva che si disconoscesse la globalizzazione, dato di fatto ormai imperante quasi ovunque. Era invece risolutamente contro la concentrazione delle ricchezze nelle mani di pochi che ha finito per escludere sempre più persone dalla possibilità di vivere un'esistenza dignitosa. Come uniformata alla dignità è stata la vita di Pepe Mujica, consumatasi con semplicità in una piccola fattoria, in compagnia della moglie, la ex guerrigliera tupamara e senatrice Lucía Topolansky, e dei suoi cani: «La vita non si compra – ripeteva – e il tempo è l'unica vera ricchezza».

Oggi, in Europa, invece di commemorarlo, di limitarci a dargli ragione per poi voltarci dall'altra parte, dovremmo fare nostro il suo esempio politico, osteggiato con persecuzioni e torture e, durante la dittatura uruguaiana, persino con l'isolamento in carcere, ma rivolto coerentemente al servizio esclusivo delle persone. Sarebbe sufficiente per aggiornare la nostra ridicola agenda politica? Più in generale, sarebbe abbastanza perché ciascuno di noi arrivi quanto meno a riflettere sulle manovre di governo e, di rimando, sulla causa alla quale varrebbe la pena di uniformare ogni nostra azione?