L’Italia in piazza per Gaza dimostra che la sinistra sociale c’è ma va costruita la sinistra politica
Ieri è sceso in strada un Paese che chiede libertà per tutti. Di fronte a un momento di così importante mobilitazione popolare si pone il problema della rappresentanza di questo movimento
Una delle esperienze più nauseanti che abbia avuto in questi ultimi giorni, per altri versi emozionanti ed addirittura frenetici, è stato un servizio di una delle reti di fondazione berlusconiana, probabilmente Italia 1, durante il quale una attraente anchor woman (si dice così, no?) ha spiegato, senza la minima traccia di pudore, che Israele ha «smascherato» la Global Flotilla ritrovando «documenti confutabili», sia pure non meglio precisati, che «provano» finanziamenti di Hamas, che nella realtà non ha più nemmeno gli occhi per piangere, alla Flotilla stessa.
Per perseguire questo nobile intento di «verità» la avvenente giornalista si è fatta aiutare da un intellettuale di pregiata fattura come Daniele Capezzone, il quale, di suo, ha aggiunto che lo scopo della Flotilla non era quello di fare qualcosa per i «poveracci di Gaza», come li ha definiti Bruno Vespa con l’eleganza di stile che da sempre lo contraddistingue, ma «creare il caso» con Israele.
Se la tirata della conduttrice mi ha ricordato la tristemente storica abitudine mentale tutta italiana al servilismo cortigiano, che considera sempre e comunque “eterodiretto” chiunque la pensi in maniera difforme dal gregge, beh, diciamo dal branco, l’argomentazione – si fa per dire – di Capezzone mi ha indotto ad una domanda: «Ebbene, dov’è lo scandalo? Che male c’è nel volere fare qualcosa per la gente di Gaza ed, allo stesso tempo, rendere mediaticamente percepibile che Israele in questo momento non solo ha superato ogni limite di umana decenza ma sta calpestando ogni legalità?».
Questa impressione sgradevole si è poi moltiplicata quando sono arrivate le prime notizie sull’intervento di Israele contro le barche pacifiste ed umanitarie, perché lì ho capito che, soprattutto in Italia, siamo circondati non solo dalla semplice disonestà culturale come quella di Italia 1 e di Daniele Capezzone, ma anche da arroganza, codardia, egocentrismo infantile ed ipocrisia.
È infatti arroganza quella di Israele, che ha bloccato arbitrariamente una missione umanitaria e ne ha rapito i partecipanti in acque internazionali, permettendosi anche l’offensivo sarcasmo di una sua giovane marinaia, che ha cambiato il nome della Global Flotilla in “Hamas Flotilla”.
È, allo stesso modo, arroganza quella del “Giornale”, che da definito «farsa» l’intera missione.
Ed è arroganza quella di Giorgia Meloni, che sullo sciopero di ieri si permette di offendere i lavoratori, che com’è noto quando scioperano perdono la giornata, affermando che chi sciopera vuole il «weekend lungo».
Ed è, ancora, arroganza quella di Matteo Salvini, che minaccia chi esercita il diritto costituzionale di sciopero.
Anche la codardia pura appartiene a Giorgia Meloni, che ha da tempo riconosciuto, sì, la reazione «sproporzionata» di Israele all’attacco di Hamas del 7 ottobre 2023, ma a tutt’oggi non osa prendere posizione a favore di uno stato palestinese e, per giunta, chiama «irresponsabile» chi ha il coraggio che lei ed il suo governo non hanno.
Questa codardia si tinge inoltre di uno sconcertante egocentrismo quando Meloni espone la improbabile tesi secondo cui una quarantina di barche si sono messe in navigazione da Spagna, Francia ed Italia alla volta di Gaza…per creare problemi al suo governo (sic).
Non so se questo sia più grottesco o infantile.
Certamente infantile è la frase secondo cui l’iniziativa della Flotilla non ha fornito alcun «beneficio» al popolo palestinese. Perché? Quali sono i benefici prodotti dalla travolgente iniziativa del suo intrepido governo?
Sono infine ipocrisia senza aggettivi le ripetute prediche saccenti sempre di Giorgia Meloni sul «buon senso» compromissorio che, secondo lei, avrebbe dovuto ispirare l’azione della Global Flotilla, odiata perché ha dimostrato con i fatti che è possibile qualcosa che la vigliaccheria sua e del suo governo avevano decretato come impossibile, cioè affrontare a testa alta la prepotenza israeliana.
Ad ogni modo siamo in un paese ancora libero.
Italia 1, Daniele Capezzone, Israele, il “Giornale”, Giorgia Meloni e Matteo Salvini possono dire quello che vogliono perché, qualsiasi cosa dicano, non cambierà il fatto che quello che Israele sta facendo a Gaza è una delle più grandi vergogne del genere umano della sua storia e non cambierà il fatto che l’intervento di Israele sulla Flotilla resti un abuso, tecnicamente qualificabile come pirateria, per cui impropriamente si sono chiamati “arresti” quelli che sono stati sequestri di persona ed “espulsioni” quelli che sono stati respingimenti illegali.
Ma, per nostra fortuna, non dobbiamo parlare solo di queste tristi cose perché ieri, 3 ottobre 2025, è scesa in piazza ed in sciopero - anzi solo in sciopero, perché in piazza c’era già dalla sera del blocco israeliano - un’Italia che non è diretta da nessuno e non ha paura delle minacce di Matteo Salvini, un’Italia che vuole libertà per tutti, Palestina compresa, come del resto l’Onu sostiene ufficialmente dal 1947, un’Italia che non fa due pesi e due misure, un’Italia che vuole essere libera nell’uguaglianza, cioè nella giustizia sociale, un’Italia che vuole un’applicazione letterale e sistematica della Costituzione nazionale, un’Italia che vuole il mantenimento degli elementi di democrazia reale – e sono tanti – della Costituzione e soprattutto un’Italia che davvero ripudia la guerra e non vuole politiche di riarmo in nome di un “coraggio” militarista che, davvero, oggi non le appartiene più.
Di questa Italia fanno parte l’associazionismo civile, da anni capace di declinare il proprio specifico nelle contraddizioni sociali in atto, i centri sociali, eredi di quell’antagonismo sociale che ha sempre difeso la sostanza della Costituzione, il movimento pacifista, il sindacalismo confederale ed il sindacalismo di base, gli studenti, da due anni in lotta sulla questione della Palestina… e poi mille altre realtà libertarie, egualitarie e democratiche.
Poco importerà se quelli dal cervello ristretto si attaccheranno ai momenti di “tensione”, agli “incidenti” o “disordini” o agli scontri per cercare di trasformare in “violenza” tutta questa grande esperienza. Ma non ha molta importanza.
Che cosa ci dice invece la giornata di ieri?
Ci dice che oggi in Italia una sinistra sociale c’è ed una sinistra politica no e che forse è venuto il momento di costruirla e, per certi versi, di ricostruirla, perché di fronte ad un momento di così importante mobilitazione popolare il problema della rappresentanza politica di questo movimento obiettivamente si pone.
D’altronde la presenza tra i sequestrati italiani della Flotilla di quattro parlamentari della sinistra “ufficiale” ci dice che anche che questa, al netto delle sue insufficienze e dei suoi limiti, è capace di esprimere persone con una tensione ideale sufficiente a mettersi realmente in gioco.
Anche questo è un elemento positivo della straordinaria giornata di ieri.