“L'Italia sarà ciò che il Mezzogiorno sarà”: una profezia di Stajano
La frase pronunciata da Mazzini citata nel libro-inchiesta "Africo" in cui l'autore auspica anche la preparazione di “un vasto e realistico piano di educazione e formazione popolare”
di Alessandro Gaudio
Africo, la notissima inchiesta che Corrado Stajano pubblica nel 1979, prende il nome dal paese aspromontano reso inabitabile dalla violenta alluvione che lo devastò, insieme al vicino Casalnuovo, tra il 14 e il 18 ottobre 1951 e che costrinse i suoi abitanti a una esistenza errante “con il miraggio di mutevoli terre promesse”.
Nel cuore del libro, vero e proprio documento basato su testimonianze dirette oltre che su cronache giudiziarie e giornalistiche, viene citata una frase pronunciata da Giuseppe Mazzini e ricordata da Guido Dorso: “l'Italia sarà ciò che il Mezzogiorno sarà”. L'affermazione, dal prominente sentore gramsciano, ha finito per assumere, decennio dopo decennio, il valore di una profezia. E, d'altronde, non è l'unica volta che Gramsci viene evocato nel racconto corale allestito dallo scrittore nato a Cremona nel 1930.
Oltre a sollecitare una maggiore attenzione da parte della magistratura sui modi in cui la mafia avrebbe potuto gravare sugli uffici pubblici, sulla provincia, sulla regione, sulla previdenza sociale, Stajano, riportando il parere di Giovanni Giorgi, segretario della camera del lavoro di San Luca che era stato bersaglio di gravissime intimidazioni da parte della criminalità organizzata, auspica la preparazione di “un vasto e realistico piano di educazione e formazione popolare”.
Giorgi e Stajano sentono la necessità, già in quegli anni irrimandabile, di formarsi alla politica, intesa come riflessione collettiva sul bene comune che consenta di sottrarsi alla rapina, alla clientela, all'oppressione e alla corruzione, specialmente dei giovani.
Poteva essere questa la terza via rispetto alla rassegnazione che trasuda dal motto degli africoti e che molti calabresi hanno poi purtroppo fatto proprio: “o sottostare o partire”. Nella risoluzione dei problemi concreti della popolazione, il dialogo e la formazione avrebbero potuto porsi come alternative credibili alle reti di sostegno con cui, ancora ai giorni nostri, il potere politico, economico ed ecclesiastico si fonde con quello mafioso, scambiandosi – nelle parole dell'autore di Africo – “vicendevoli sostegni”.
Oggi, a distanza di tanto tempo, le logiche cui il malaffare si uniforma non sono, tutto sommato, poi così diverse. Si può credere che anche i modi per farvi fronte possano essere individuati tra quelli indicati allora da Stajano?