Medicina: il semestre filtro ha fallito ma il numero programmato deve rimanere
L’associazione Domani in Salute denuncia gravi criticità nelle prove del semestre filtro: prove compromesse, criteri difformi tra atenei e assenza di vigilanza. Servono standard nazionali e controlli rigorosi. Nel frattempo, bisognerebbe pensare a un modello basato sul numero programmato
Formare un medico è un processo ad alta intensità di capitale e tempo: richiede capacità formativa (posti in reparto, tutor clinici, casistica sufficiente), volumi e contesti che garantiscano apprendimento reale. Se si amplia l’ingresso senza programmare l’uscita lungo l’intera pipeline formativa (laurea, specializzazione, inserimento nei servizi), si generano congestione, diluizione della qualità e spreco di risorse. L’esito prevedibile è il brain drain (estero) o il free riding del privato che assorbe personale formato con fondi pubblici.
Il numero programmato non è una barriera identitaria, ma un meccanismo di governo della capacità. Serve a mantenere sostenibile il rapporto studenti–docenti/tutor, garantire tirocini autentici (con adeguati volumi e case-mix) e usare bene la spesa pubblica. In termini di policy, è preferibile a modelli “tutti dentro e poi selezione caotica” perché preserva qualità, sicurezza del paziente e equità tra coorti.
Il semestre filtro non elimina la selezione: la sposta a valle e la rende meno comparabile. Con valutazioni eterogenee tra atenei e criteri non uniformi, aumenta il rumore valutativo e si producono bias di contesto. Nel frattempo aule e laboratori si saturano, la didattica deraglia e l’ansia degli studenti cresce senza migliorare l’accuratezza selettiva. In sintesi, promette un’“apertura” che si infrange su una selezione opaca e inefficiente.
La strozzatura principale è nella formazione specialistica: borse insufficienti o mal allocate, scuole con volumi clinici disomogenei, tutoraggio variabile. Senza attrattività delle specialità scoperte (contratti, carriere, contesti di cura) e senza tutele contro la medicina difensiva, il sistema non rialloca capitale umano dove serve. Il quadro è inseparabile dal rafforzamento delle professioni sanitarie (in primis Infermieristica) e di percorsi avanzati per competenze specialistiche, decisivi per la presa in carico territoriale.
L’associazione Domani in Salute testimonia di aver ricevuto, da più sedi universitarie, segnalazioni documentate di gravi irregolarità durante le prove del semestre filtro: foto e video delle tracce che circolavano, cellulari e smartwatch in aula senza controlli, comportamenti difformi tra atenei. Il materiale raccolto – abbastanza da riempire un “Google Drive” dicono – descrive un contesto che svuota di credibilità la selezione. È una vergogna che non siano stati effettuati controlli rigorosi: il futuro del SSN non può essere affidato a chi cerca solo consensi e risultati di facciata. Servono standard nazionali, vigilanza effettiva e responsabilità chiare.
Numero programmato sì, semestre filtro no: è buon governo della formazione, bisogna selezionare con criteri comparabili, formare in contesti adeguati, programmare dove servono davvero medici e professioni sanitarie. Solo così l’università e la sanità pubblica possono allineare qualità formativa, sicurezza del paziente ed equità di accesso ai servizi.