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29/06/2025 ore 07.43
Opinioni

Oltretutto: il monologo di Michele Santeramo su don Tonino Bello e sull'attualità del suo ministero

L’opera, andata in scena a Trebisacce, ricostruisce la storia del vescovo pugliese scomparso nel 1993. La sua azione fu costantemente rivolta ai bisogni degli ultimi e alle contraddizioni della civilità occidentale

di Alessandro Gaudio
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Oltretutto è il titolo di un monologo scritto e portato in scena da Michele Santeramo, attore, drammaturgo e scrittore nato a Terlizzi, in provincia di Bari, nel 1974. L'opera ricostruisce la storia di Antonino Bello, vescovo di origini pugliesi, scomparso nel 1993. Dal 2021 è stato dichiarato venerabile da papa Francesco, ma non si può dire che la sua azione episcopale sia stata compresa appieno dalla chiesa cattolica: costantemente volto ai bisogni degli ultimi e alle contraddizioni della civiltà occidentale, don Tonino, come amava farsi chiamare, è riuscito a instaurare un rapporto profondo con le persone più derelitte. Inoltre, sin dal 1985, quando succede all'allora vescovo di Ivrea nel ruolo di guida di Pax Christi, il movimento cattolico internazionale per la pace, si produce in una serie di discorsi durissimi, come quello contro il potenziamento dei poli militari di Crotone e Gioia del Colle o quello contro l'intervento bellico nella Guerra del Golfo che gli valse persino l'accusa di istigare alla diserzione.

Il monologo di Santeramo, il cui testo è disponibile per i tipi della Meridiana, ha il pregio di isolare la matrice comune cui si è uniformato il ministero del presule nato ad Alessano, vicino a Lecce, individuando alcuni episodi significativi che, veri o immaginari che siano, consentono di tracciarne un ritratto tanto vivo e concreto nella misura in cui arrivano a restituire, senza troppa enfasi retorica, le emozioni e i sentimenti suscitati in chi ha avuto l'occasione di incrociare don Tonino e di confrontarsi con lui. Sono sentimenti ed emozioni che riguardano la coscienza e la centralità dei sogni, la bellezza e il miracolo della vita e che commuovono perché descritti come intimamente connessi alla nostra natura di uomini ma, allo stesso tempo, percepiti come irrimediabilmente lontani da ciò che siamo oggi.

Oltretutto è andato in scena a Trebisacce, la sera del 28 giugno scorso, preceduto e seguito dalle annotazioni mai banali di Francesco Savino, vescovo di Cassano all'Ionio che ha conosciuto intimamente don Tonino e che ha sempre dichiarato piena adesione ai principi, alle scelte e alle speranze che hanno caratterizzato il suo ministero episcopale. Principi, scelte e speranze di cui, specialmente alle nostre latitudini, c'è un bisogno che è tanto sconfinato quanto indipendente dalle credenze religiose di chi, ormai qualche decennio fa, ha avuto la capacità e l'innegabile coraggio di porli al centro delle proprie azioni.