Referendum e democrazia in affanno: il dovere della partecipazione
Tra quesiti poco chiari, astensione istituzionale e crisi della fiducia, è tempo di ripensare le regole referendarie ma anche di riscoprire il valore del voto come atto di responsabilità democratica
I referendum non hanno riscaldato i cuori. Solo alcuni nel passato hanno ottenuto il richiesto quorum. Una riflessione va fatta sulla necessità o meno dì apportare delle modifiche alla normativa referendaria. Intanto va garantita una semplificazione dei quesiti che rende leggibile cosa “si chiede”.
Gli attuali quesiti non brillano per chiarezza ma sembrano costruiti per una fascia di elettori pazienti e disponibili a studiare. I precedenti referendum che hanno ottenuto il quorum erano chiari come quelli sul finanziamento pubblico dei partiti, sulla responsabilità civile dei magistrati e sulla scala mobile. La formulazione dei quesiti è responsabilità dei proponenti.
La insufficienza dell’informazione attiene alla sfera pubblica (tv di stato) e ai Comitati referendari. Bisogna chiedersi se in una prospettiva riformatrice dei referendum il quorum regge o meno. E qui si va alla grande anomalia di queste ore che hanno visto responsabili istituzionali come il presidente del Senato invitare all’astensione mentre la presidente del Consiglio si è cimentata in un’originale decisione di andare al seggio, non prendere le schede e quindi non votare con il plauso dei cortigiani al seguito senza pensieri … “materia” rara in alcuni ambienti.
L’invito alla diserzione delle urne è l’aspetto istituzionalmente scandaloso di chi rappresenta le istituzioni di garanzia democratica. Il fenomeno dell’astensione si allarga ad ogni passaggio elettorale finanche nel rinnovo degli amministratori locali come è avvenuto nell’ultima, sia pur parziale, tornata elettorale amministrativa…una spia preoccupante.
E se un domani si richiedesse il quorum per il rinnovo del Parlamento e dei consigli regionali così come avviene oggi per i comuni? Il non raggiungimento della metà più uno degli aventi diritto al voto sarebbe il collasso definitivo della democrazia già minata.
L’invito a disertare le urne favorisce un clima di sfiducia sulla utilità di andare a votare. La crisi della democrazia aumenta anche per responsabilità di chi, per la Costituzione, ne dovrebbe essere garante. Tutto questo va oltre il contenuto dei quesiti referendari.
Si deve andare a votare secondo le proprie convinzioni, non disertando.
Le libertà civili si difendono non con la fuga ma assumendo le proprie responsabilità partecipando!