Tropea e il caso della Caserma dei carabinieri in una ex scuola: non tutto ciò che è lecito è corretto
La decisione, calata dall’alto, solleva dubbi sulla partecipazione democratica dei cittadini e sull'impatto urbanistico. Intanto l'edificio confiscato a Francischello resta abbandonato
Nel mio recente intervento sulla vicenda della Scuola Innovativa, avevo accennato alla necessità di una riflessione approfondita sulla destinazione del plesso a sede della Compagnia dei Carabinieri di Tropea.
Oggi desidero esprimere alcune perplessità che, sono certo, potranno essere condivise anche dall’Arma stessa, la cui presenza e il cui lavoro hanno sempre rappresentato un pilastro fondamentale per la sicurezza e la crescita della nostra comunità — in particolare negli anni del mio mandato. Le perplessità sono diverse, e riguardano tanto il piano istituzionale e democratico, quanto quello tecnico e urbanistico.
1. L’aspetto democratico e istituzionale
La prima perplessità riguarda l’opportunità di una decisione tanto rilevante, e dalle conseguenze così profonde per la città, assunta senza il coinvolgimento diretto della comunità locale e dei suoi rappresentanti democraticamente eletti.
Non si discute qui la legittimità formale dell’atto — che può anche esserci — ma la sua legittimità sostanziale e morale: in uno Stato di diritto, la partecipazione dei cittadini e dei loro organi rappresentativi è principio fondante, non un orpello facoltativo.
Una scelta che incide sul tessuto urbano, sulla vita scolastica, sulla sicurezza e sull’assetto viario della città non può essere imposta “dall’alto” senza un confronto pubblico, trasparente e informato.
Il principio di sussidiarietà e gli strumenti di democrazia partecipativa previsti dai regolamenti comunali e dal Tuel (Testo unico enti locali) avrebbero dovuto essere attivati: non come mera formalità, ma come atto di rispetto verso una comunità che ha il diritto di decidere del proprio futuro.
In sintesi: anche ammesso che tale decisione sia lecita, non la si può definire onesta né corretta.
2. L’aspetto tecnico e urbanistico
La seconda perplessità, più grave e concreta, riguarda la compatibilità tecnica e logistica della nuova sede proposta.
È evidente che realizzare una caserma destinata a una Compagnia – non una semplice Stazione – in adiacenza diretta a tre scuole e nelle immediate vicinanze di altre due, nel cuore del centro urbano e con una viabilità già precaria, rappresenti una scelta urbanisticamente discutibile e potenzialmente pericolosa.
Basta immaginare uno scenario di emergenza nelle ore di ingresso o uscita dei bambini: centinaia di genitori, veicoli in sosta, transito di mezzi d’emergenza o militari. È una condizione di rischio che qualsiasi piano di sicurezza urbana o scolastica dovrebbe considerare incompatibile.
Inoltre, secondo i criteri stabiliti dal DM 1444/1968 e dalle Linee guida per la progettazione delle strutture pubbliche di sicurezza, le caserme devono essere localizzate in aree che garantiscano accessibilità immediata, sicurezza perimetrale e adeguata distanza da luoghi sensibili.
Nel caso specifico, queste condizioni appaiono disattese.
Si è valutato l’impatto urbanistico del nuovo edificio sul contesto scolastico e residenziale circostante?
Si è analizzato il potenziale contenzioso amministrativo o civile che, con ogni probabilità, scaturirà da una decisione tanto invasiva? Non sembra. Eppure, una scelta di tale portata avrebbe richiesto una Valutazione d’Impatto Ambientale e Sociale (Vias) e una conferenza dei servizi con il pieno coinvolgimento degli enti interessati.
3. Una domanda inevasa: che fine ha fatto il casermone Francischello?
Terza e ultima perplessità: che fine ha fatto l’enorme edificio in contrada Francischello, un bene confiscato alla criminalità organizzata e già in passato individuato come sede idonea per la Compagnia?
Durante il periodo commissariale 2016/18, tale bene era stato sottratto alla disponibilità comunale proprio per essere trasferito al Ministero della Difesa a questo scopo. Eppure, oggi sembra sparito dal radar amministrativo.
Che ne è del progetto e dei relativi finanziamenti?
È paradossale che tra tutti i beni confiscati sia l’unico nel territorio comunale in abbandono, mentre si sceglie di costruire ex novo una struttura nel cuore della città, in una scuola del comune, tra altre scuole e abitazioni. E non si invochino ancora “problemi tecnici”: come ricordava Cicerone, “ritenere impossibile ciò che non si è capaci di fare” è uno dei più gravi errori dell’uomo. Nella mia esperienza amministrativa, credo di aver dimostrato che con volontà e competenza, le soluzioni si trovano sempre.
4. Una questione di rispetto per la comunità
Non mi soffermo sugli aspetti contabili, patrimoniali o sulla singolare vicenda dell’attuale caserma – venduta ai privati e poi riacquistata in affitto dallo Stato – perché meriterebbero un capitolo a parte.
Resta però un principio irrinunciabile: il rispetto per la comunità. Quando una decisione, pur formalmente legittima, viene percepita come imposta, si genera sfiducia nelle istituzioni e si alimenta il senso di estraneità dei cittadini dalle scelte pubbliche.
Agire in modo trasparente e condiviso non è solo una questione di stile politico, ma di buona amministrazione. Perché – e mi permetto di ribadirlo – non tutto ciò che è lecito è onesto o corretto.