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11/10/2025 ore 13.35
Opinioni

Tropea e il caso della Caserma dei carabinieri in una ex scuola: non tutto ciò che è lecito è corretto

La decisione, calata dall’alto, solleva dubbi sulla partecipazione democratica dei cittadini e sull'impatto urbanistico. Intanto l'edificio confiscato a Francischello resta abbandonato

di Giovanni Macrì
Ex scuola elementare in nuova caserma dei carabinieri

Nel mio recente intervento sulla vicenda della Scuola Innovativa, avevo accennato alla necessità di una riflessione approfondita sulla destinazione del plesso a sede della Compagnia dei Carabinieri di Tropea.

Oggi desidero esprimere alcune perplessità che, sono certo, potranno essere condivise anche dall’Arma stessa, la cui presenza e il cui lavoro hanno sempre rappresentato un pilastro fondamentale per la sicurezza e la crescita della nostra comunità — in particolare negli anni del mio mandato. Le perplessità sono diverse, e riguardano tanto il piano istituzionale e democratico, quanto quello tecnico e urbanistico.

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1. L’aspetto democratico e istituzionale

La prima perplessità riguarda l’opportunità di una decisione tanto rilevante, e dalle conseguenze così profonde per la città, assunta senza il coinvolgimento diretto della comunità locale e dei suoi rappresentanti democraticamente eletti.

Non si discute qui la legittimità formale dell’atto — che può anche esserci — ma la sua legittimità sostanziale e morale: in uno Stato di diritto, la partecipazione dei cittadini e dei loro organi rappresentativi è principio fondante, non un orpello facoltativo.

Una scelta che incide sul tessuto urbano, sulla vita scolastica, sulla sicurezza e sull’assetto viario della città non può essere imposta “dall’alto” senza un confronto pubblico, trasparente e informato.

Il principio di sussidiarietà e gli strumenti di democrazia partecipativa previsti dai regolamenti comunali e dal Tuel (Testo unico enti locali) avrebbero dovuto essere attivati: non come mera formalità, ma come atto di rispetto verso una comunità che ha il diritto di decidere del proprio futuro.

In sintesi: anche ammesso che tale decisione sia lecita, non la si può definire onesta né corretta.

2. L’aspetto tecnico e urbanistico

La seconda perplessità, più grave e concreta, riguarda la compatibilità tecnica e logistica della nuova sede proposta.

È evidente che realizzare una caserma destinata a una Compagnia – non una semplice Stazione – in adiacenza diretta a tre scuole e nelle immediate vicinanze di altre due, nel cuore del centro urbano e con una viabilità già precaria, rappresenti una scelta urbanisticamente discutibile e potenzialmente pericolosa.

Basta immaginare uno scenario di emergenza nelle ore di ingresso o uscita dei bambini: centinaia di genitori, veicoli in sosta, transito di mezzi d’emergenza o militari. È una condizione di rischio che qualsiasi piano di sicurezza urbana o scolastica dovrebbe considerare incompatibile.

Inoltre, secondo i criteri stabiliti dal DM 1444/1968 e dalle Linee guida per la progettazione delle strutture pubbliche di sicurezza, le caserme devono essere localizzate in aree che garantiscano accessibilità immediata, sicurezza perimetrale e adeguata distanza da luoghi sensibili.

Nel caso specifico, queste condizioni appaiono disattese.

Si è valutato l’impatto urbanistico del nuovo edificio sul contesto scolastico e residenziale circostante?

Si è analizzato il potenziale contenzioso amministrativo o civile che, con ogni probabilità, scaturirà da una decisione tanto invasiva? Non sembra. Eppure, una scelta di tale portata avrebbe richiesto una Valutazione d’Impatto Ambientale e Sociale (Vias) e una conferenza dei servizi con il pieno coinvolgimento degli enti interessati.

3. Una domanda inevasa: che fine ha fatto il casermone Francischello?

Terza e ultima perplessità: che fine ha fatto l’enorme edificio in contrada Francischello, un bene confiscato alla criminalità organizzata e già in passato individuato come sede idonea per la Compagnia?

Durante il periodo commissariale 2016/18, tale bene era stato sottratto alla disponibilità comunale proprio per essere trasferito al Ministero della Difesa a questo scopo. Eppure, oggi sembra sparito dal radar amministrativo.

Che ne è del progetto e dei relativi finanziamenti?

È paradossale che tra tutti i beni confiscati sia l’unico nel territorio comunale in abbandono, mentre si sceglie di costruire ex novo una struttura nel cuore della città, in una scuola del comune, tra altre scuole e abitazioni. E non si invochino ancora “problemi tecnici”: come ricordava Cicerone, “ritenere impossibile ciò che non si è capaci di fare” è uno dei più gravi errori dell’uomo. Nella mia esperienza amministrativa, credo di aver dimostrato che con volontà e competenza, le soluzioni si trovano sempre.

4. Una questione di rispetto per la comunità

Non mi soffermo sugli aspetti contabili, patrimoniali o sulla singolare vicenda dell’attuale caserma – venduta ai privati e poi riacquistata in affitto dallo Stato – perché meriterebbero un capitolo a parte.

Resta però un principio irrinunciabile: il rispetto per la comunità. Quando una decisione, pur formalmente legittima, viene percepita come imposta, si genera sfiducia nelle istituzioni e si alimenta il senso di estraneità dei cittadini dalle scelte pubbliche.

Agire in modo trasparente e condiviso non è solo una questione di stile politico, ma di buona amministrazione. Perché – e mi permetto di ribadirlo – non tutto ciò che è lecito è onesto o corretto.