Un consiglio al centrosinistra calabrese: per vincere non basta appiccicare un nome a un programma
Il candidato non deve essere il notaio della coalizione ma incarnare il vento della storia e lo slancio del cambiamento
Vorrei, con questa mia lettera, contribuire al dibattito in corso nel centro-sinistra, per sollecitare una discussione, una presa di posizione diversa ma propositiva sulla prossima sfida elettorale che attende il popolo calabrese.
Ho lasciato, per questioni di lavoro, la Calabria da qualche anno, ma non ho mai tagliato il rapporto con la mia terra, mi porto dentro l'impegno politico, il bagaglio di incontri che ho vissuto in Calabria, esperienze e persone che mi hanno istillato il grumo di quella passione per la politica che come scriveva, lo storico Pietro Scoppola, è "la sofferenza per l'impossibile".
Da Pavia dove vivo e continuo il mio impegno politico, filtro, ascolto e guardo la mia regione. Dall'esterno, la percezione che ho non è positiva, questa impressione sconta pregiudizi ma anche dati oggettivi. I tanti giovani che ogni anno lasciano la regione in cerca di lavoro sono il segno di problemi non risolti. Di questo, penso, che la classe dirigente calabrese ne abbia contezza. So benissimo che percorrendo questo livello di riflessione rischio di cadere nella retorica e di non portare nessun costrutto al dibattito in corso.
Il mio non vuole essere un atto d'accusa, perchè sono consapevole la politica rappresenta l'unico strumento che può servire ad invertire la rotta. La politica riesce ad incidere nel vissuto quotidiano solo se è in grado di incarnare la forza, l'energia e la potenza inscritta nelle cose della vita. Gioacchino da Fiore e Tommaso Campanella con i loro scritti hanno indicato come la stessa storia "ci chiama" a costruire il nuovo, una vocazione che segna le nostre vite, per questo lo sguardo verso il futuro è l'atteggiamento iscritto nel destino del popolo calabrese. Allora, la politica costituzionalmente è utopica, perché è quell'azione volta a costruire per sua natura l'inedito, aprire nuovi spazi e solcare nuovi territori, segno di una comunità sempre in cammino.
L'agire politico è chiamato a misurarsi con le grandi sfide della complessità del nostro tempo, di fronte e dentro questo mondo, i partiti devono interagire e rilanciare nella loro azione un progetto che tenga conto della forza dirompente che determina il cambiamento. Vedere come si sta svolgendo il dibattito del tavolo del centro-sinistra, ridotto alla ricerca di nome, qualche perplessità mi sovviene, penso che non sia il modo migliore per scardinare e risolvere tutti i mali che attanagliano la nostra regione. Puntare subito sul nome senza includere la prospettiva culturale che lo accompagni significa svilire l'azione politica che è azione che pensa in grande. Pensare che basti appiccicare un nome ad un programma per fare un progetto vincente significa non prendere coscienza della partita che si sta giocando.
Credere che basti un "notaio" per garantire rosee prospettive alla nostra regione significa non avere uno sguardo chiaro ed oggettivo. Diversamente, alla luce del discorso che stiamo facendo, il candidato deve incarnare lo slancio vitale, deve sapersi collegare allo spirito di cambiamento che è iscritto nella carne e nello spirito che caratterizza questa regione. Solo questo permetterà di suscitare un nuovo sviluppo, stimolare nuovi percorsi, innescare nuovi passaggi della storia. Smuovere, destrutturare e cambiare vogliono dire costruire una nuova stagione per la Calabria. Vinceremo la sfida che abbiamo davanti se la politica riuscirà a fare proprio il vento della storia, questo significa interpretare la voglia e il desiderio che abita le nostre quotidiane vite incarnando la forza di idee nuove.
La politica nasce grande, perché ha l'ambizione non solo di governare il contingente ma anche di suscitare inediti percorsi, di creare una nuova scena umana. Aldo Moro concepiva l'agire della politica dentro i grandi disegni della storia, vedeva che il senso dei singoli fatti si comprendono e si spiegano solo se sono collegati con orizzonti di senso più vasti. Solo una politica che ha una visione della storia produce cambiamenti, ci aiuta a liberarci dai pregiudizi che niente e nulla cambierà le nostre vite. Mettersi in connessione con lo slancio che fa muovere i vissuti quotidiani significa, allora, realizzare la cittadinanza attiva e il protagonismo civico. E' da qui, da questa soglia, dove il reale è attraversato dalla tensione per l'oltre che la politica vive la sua affascinante avventura. Per il popolo calabrese questo comporta l'impresa di costruire e di scrivere il proprio grande destino. La politica ci salverà se saprà legarsi alla cultura, alla storia che viene.