A Perfidia la politica è teatro della parola. "Ultima chiamata" porta in scena Fratoianni, Rizzo, Gasparri, Salvini e Conte
Un’opera lirica a più voci: nella puntata del talk condotto da Antonella Grippo andata in onda ieri sera la politica ha rivelato il suo lato umano e gli ospiti sono stati personaggi di una grande pagina televisiva. Ecco una carrellata di tratti letterari (e non) dei big nazionali
Talvolta, nello scorrere quotidiano delle immagini televisive, si accende un istante che ha la forza di un atto teatrale: la parola si fa scena, il dialogo si tramuta in rivelazione, e lo spettatore, quasi senza avvedersene, si ritrova a partecipare a una liturgia della verità. Così accade con Perfidia, la trasmissione condotta da Antonella Grippo, che ormai ha assunto i contorni di un laboratorio teatrale della politica e dell’anima. Corpo ed anima si assemblano in un unico istante di dialogo.
Antonella Grippo da analista politico sottile, mette in piedi un’architettura di parola senza precedenti. Le sue domande hanno la precisione di un recitativo d’opera: entrano con forza, ma subito si modulano, si distendono, si armonizzano, fino a trasformarsi in canto corale con la voce dell’ospite. C’è in lei un che di pirandelliano: la capacità di guardare oltre la maschera, di chiedere con dolce fermezza che l’interlocutore si lasci vedere, almeno per un istante, nella sua verità più fragile e umana.
In questa puntata speciale, intitolata: "Ultima chiamata" si sono alternati cinque protagonisti: Nicola Fratoianni, Marco Rizzo, Maurizio Gasparri, Matteo Salvini e Giuseppe Conte. Conte e Rizzo erano in studio, fisicamente vicini alla conduttrice; gli altri hanno partecipato in collegamento, eppure con una presenza intensa, quasi che lo schermo fosse un palcoscenico che annulla le distanze.
Una premessa doverosa
Poiché ci troviamo nel cuore della campagna elettorale e il silenzio imposto dalle regole democratiche vieta di tracciare linee politiche o analisi di programma, qui non si tenterà alcun giudizio politico. La nostra osservazione si limiterà invece al tratto umano, teatrale, perfino lirico delle presenze in trasmissione: uomini che, per un momento, non sono stati soltanto politici, ma personaggi di una grande pagina televisiva.
Nicola Fratoianni
Fratoianni, in collegamento, ha mostrato la serietà e la misura di chi affronta il dialogo come un terreno sacro. La sua voce aveva l’intonazione di un adagio musicale, controllato e mai sopra le righe, che ben si armonizzava con la tessitura sottile delle domande della conduttrice. È apparso come un personaggio dostojevskiano, capace di custodire pensieri profondi senza mai rinunciare alla chiarezza del discorso.
Marco Rizzo
Rizzo, presente in studio, portava con sé l’energia di una voce baritonale: la sua presenza era densa, concreta, quasi verghiana. Accoglieva le domande della Grippo come un cantante d’opera accoglie la bacchetta del direttore: con prontezza e con passione, trasformando ogni battuta in un momento di vitalità scenica. C’era in lui un ritmo sanguigno che ha dato corpo e calore all’intero dialogo.
Maurizio Gasparri
Gasparri, in collegamento, appariva con la confidenza di chi conosce ormai bene lo studio di Perfidia, avendolo abitato più volte come un attore che torna sul proprio palcoscenico. Con lui, Antonella Grippo ha potuto giocare con maggiore agilità, come tra partner teatrali che sanno anticiparsi e assecondarsi. Le sue parole, fluide e dirette, ricordavano la freschezza di certi dialoghi comici di Pirandello, dove la leggerezza è sempre velata di saggezza. La familiarità con lo spazio televisivo conferiva alle sue risposte un andamento naturale, quasi domestico, che avvicinava lo spettatore.
Matteo Salvini
Salvini, pur distante nello spazio, ha portato nello schermo la vitalità scenica di un interprete della commedia all’italiana. Conosce bene i tempi televisivi e li padroneggia con l’abilità di un attore navigato. La sua gestualità ricordava le improvvisazioni di un Arlecchino, sempre pronto a cogliere lo spunto e a trasformarlo in battuta. La conduttrice, con domande misurate ma incisive, ha intessuto con lui un duetto vivace, dal sapore quasi musicale, dove domanda e risposta si rincorrevano come voci in contrappunto.
Giuseppe Conte
Conte, seduto in studio, ha mostrato un atteggiamento di solenne compostezza, proprio di chi ha dimestichezza con le aule e con la parola come strumento di insegnamento. Professore e giurista, si è lasciato accompagnare dalle domande della Grippo come un interprete lirico che accetta di spogliarsi del costume per restare, almeno per un attimo, nella nudità della voce. In lui si è compiuto il gesto più pirandelliano della serata: la caduta della maschera, la sospensione del ruolo, la rivelazione dell’uomo dietro la funzione. La conduttrice lo ha condotto con garbo e fermezza in questo percorso, e il risultato è stato di grande intensità umana.
La trasmissione prosegue poi come di consueto con il talk. Ospiti di questa parte: Antonio De Caprio, Walter Nocito, Luigi Tassone, Orlando Fazzolari.
Questa puntata di Perfidia è stata, più che un talk show, un’opera lirica a più voci, in cui ciascun ospite ha offerto un proprio timbro: il grave di Rizzo, il lirico di Conte, il brillante di Salvini, il leggero e sapiente di Gasparri, l’intenso di Fratoianni. Su tutti, la direzione salda di Antonella Grippo, che ha diretto questo coro composto da voci singole e uniche con la precisione di un direttore d’orchestra.
Se, come scriveva Pirandello, “ognuno di noi crede di essere uno, e invece è tanti”, allora Perfidia diventa il luogo in cui quelle molteplici identità vengono convocate e messe in scena, illuminate e rivelate. E Antonella Grippo, con la sua “perfidia” necessaria, si conferma sacra e dissacra di questo rito teatrale, dove il giornalismo si fa poesia, e la parola, più che domandare, sa rivelare.