A Reggio il viceministro Cirielli lancia FdI verso le Comunali: «Troveremo la soluzione migliore con Lega e Fi»
L’esponente di governo rinsalda i rapporti con Occhiuto e Cannizzaro e poi rilancia il ruolo dei meloniani nello scacchiere di centrodestra. La strategia da seguire per limitare i danni dei dazi americani e la nuova proposta di Autonomia differenziata
di Claudio Labate
«I rapporti a livello regionale con il presidente Occhiuto vanno benissimo. Abbiamo due assessori, di cui uno vicepresidente della giunta, entrambi esterni. Mi sembra che il rapporto sia di grande fiducia. Come sempre, il presidente della Regione troverà l’equilibrio complessivo, insieme alla nostra coordinatrice regionale istituzionale, Wanda Ferro. Per quanto riguarda Reggio Calabria, mi sembra che anche i rapporti con l’onorevole Cannizzaro siano perfetti. È un politico di spessore. Forza Italia ha ottenuto un risultato straordinario, rispetto ad altre province d’Italia. Ma sono convinto che Fratelli d’Italia, insieme alla Lega e a Forza Italia, troveranno la migliore soluzione per dare un governo positivo alla città, più che togliere uno e mettere un altro».
Con l’arrivo in città del viceministro degli Affari Esteri Edmondo Cirielli, al via anche le grandi manovre per le comunali di Reggio Calabria in un momento in cui da tutti i partiti del centrodestra c’è la necessità di rassicurare i propri militanti e i propri elettori sulla forza e sul ruolo dei singoli partiti nelle dinamiche elettorali della città.
Il viceministro sarà impegnato in una due giorni che oltre all’inaugurazione di un circolo a Villa San Giovanni e l’incontro elettorale a Reggio – insieme a Giovanni Calabrese, Wanda Ferro e Denis Nesci collegativ-, lo vedrà protagonista di una audizione in Seconda Commissione Bilancio a Palazzo Campanella. L’organismo guidato da Antonio Montuoro riceverà in mattinata Cirielli per discutere su “Il ruolo delle Regioni nel Sistema della Cooperazione allo Sviluppo italiano: La Calabria e le relazioni con l’estero. Innovazione e cooperazione internazionale, nuove opportunità di sviluppo territoriale verso un futuro comune”.
«Come viceministro della Cooperazione internazionale – ha detto Cirielli - voglio ringraziare il Consiglio regionale, Antonio Montuoro e il presidente Occhiuto, perché la Calabria ha fatto una proposta importante per internazionalizzarsi e partecipare al Piano Mattei. Domani cercheremo di dare alcune declinazioni politiche per avviare al meglio questa fase consultiva. Dopodiché farò convocare dalla Direzione generale della cooperazione il consigliere regionale Montuoro e il dirigente della Regione, per mettere in campo un’azione che possa dare anche una spinta economica alla Calabria».
Il piatto forte però rimangono le comunali di Reggio e Cirielli ricorda i trascorsi in riva allo Stretto, dove cinque anni fa ricoprì anche il ruolo di Commissario del partito - «allora Fratelli d’Italia, a livello nazionale, era al 6-7%, qui prese il 17%. Un grande successo, anche come buon auspicio e augurio», ha detto – ritornando sulla compattezza della coalizione necessaria per vincere le elezioni del 2026. «Credo che possiamo dare un contributo importante alla coalizione, ma io sono qui anche per testimoniare la mia vicinanza a un partito che sta facendo molto bene. Ersilia Cedro (segretaria cittadina, ndr) è una persona in gamba e sta costruendo una bella squadra. Certo, avrà bisogno del lavoro di tutti. E siamo anche qui per questo».
La Cedro, d’altra parte è stata negli ultimi giorni al centro di una polemica anche interna al partito per le parole usate della stessa nei confronti del vescovo Morrone che ha provocato la presa di distanza del capogruppo in Consiglio comunale Demetrio Marino e di alcuni esponenti del coordinamento (almeno due si sono già dimessi).
Sul punto proprio la Cedro ha glissato rimandando il tutto ad una semplice differenza di vedute all’interno di un partito, mentre Cirielli sul punto ha ricordato di essersi occupato di Trump e di non aver avuto tempo di approfondire la questione.
A proposito di Stati Uniti, Cirielli ha ricordato che il tema dei dazi degli Stati Uniti è un tema che esisteva già con l'amministrazione Biden. «Ciò detto l'Italia ritiene che sia logico che quando c'è un contraente, nel caso specifico gli Stati Uniti che chiede il diritto del negoziare rapporti economici e politici, non lo si insulta e si tenta di fare un accordo in via diplomatica».
Sicuramente l'Italia. ha ribadito il viceministro, è contro politiche di dazi, «ma non ci dimentichiamo – ha aggiunto - che sono anni che esistono barriere all'interno dell'Unione Europea che provocano dazi del 110%. E non ci dimentichiamo che da tempo il sud globale, i cosiddetti paesi Brics fanno concorrenza sleale all'Italia sfruttando l'ambiente e la manodopera a basso costo».
Ma non solo. Il viceministro, sollecitato dai giornalisti sulle tensioni tra Antonio Tajani e Matteo Salvini ha provato a minimizzare: «Non dobbiamo dare grande enfasi a valutazioni che non sono valutazioni di governo. Sono valutazioni che svolgono magari anche i leader di partito che parlano ai loro elettori più che agli alleati. Mi sembra che entrambi i nostri due vice presidenti del Consiglio, che sono anche leader dei due partiti alleati del partito principale che è Fratelli d'Italia, abbiano sminuito il senso di questa polemica e credo che dobbiamo guardarla in positivo».
Tra gli argomenti trattati dal viceministro Cirielli, incalzato dai giornalisti, anche la nuova proposta di legge sull’autonomia differenziata, nella quale sono stati esclusi i LEP che riguardano il servizio socio-sanitario. «Io mi preoccuperei di quello che c’è. Non c’è l’autonomia differenziata, e le regioni del Sud sono le peggiori d’Italia – ha replicato l’esponente di governo -. Forse, in questa norma manca un modo per punire chi non funziona. Bisogna premiare le regioni virtuose, dando loro maggiore spazio, non più soldi, e punire, commissariando, i governatori incapaci per singole fattispecie. Credo che per ora il tema sia molto politico. La riforma del Titolo V l’ha fatta il PD, ed è quella che secondo noi ha creato le maggiori difficoltà. Tutte le proposte fatte per attuare l’articolo quinto – perché il regionalismo differenziato deriva dall’attuazione di quella riforma – si basavano sulla spesa storica. Invece questa proposta si basa sui livelli essenziali delle prestazioni, che non possono essere elusi, e prevede che non si possano dare nuove competenze se non si garantiscono i LEP e che non si possono dare nuove competenze se non ci sono le risorse che servono, soprattutto al Sud».