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27/09/2025 ore 13.02
Politica

Alla ricerca dell’Effetto Giorgia in Calabria: FdI punta a trasformare la popolarità della premier in consenso reale alle Regionali

La premier sarà a Lamezia Terme il 30 settembre; nei giorni successivi arriveranno Lollobrigida, Arianna Meloni e Cirielli. Il centrodestra si presenta compatto, mentre Fratelli d’Italia lavora per tradurre il consenso nazionale in radicamento locale

di Luca Arnaù

Alla ricerca dell’“Effetto Giorgia” anche in Calabria. Le elezioni del 5 e 6 ottobre assumono un valore che va ben oltre i confini regionali: misurano la tenuta del centrodestra nel Mezzogiorno, la capacità di Fratelli d’Italia di consolidare il proprio peso nelle amministrazioni locali e, per estensione, la coesione di una coalizione che a Roma governa ma nei territori deve ancora completare il processo di integrazione e radicamento.

Il segnale politico più visibile arriverà il 30 settembre con la presenza della premier Giorgia Meloni a Lamezia Terme. A seguire, una serie di tappe ravvicinate: il 2 ottobre il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida sarà a Soverato, mentre Arianna Meloni, responsabile della segreteria politica nazionale di FdI, interverrà il 3 ottobre a Vibo Valentia e Catanzaro. Nei giorni scorsi, il vice ministro agli Esteri Edmondo Cirielli ha incontrato amministratori e militanti nell’area di Catanzaro Lido. È un calendario fitto, pensato per dare continuità al messaggio della leadership nazionale e per accompagnare l’ultima curva della campagna.

Regionali, il centrodestra gioca il jolly a Lamezia: Meloni in comizio per Occhiuto il 30 settembre

Sul palco lametino, accanto alla premier, sono attesi i leader della coalizione: Matteo Salvini per la Lega, Antonio Tajani per Forza Italia, Maurizio Lupi per Noi Moderati. L’immagine è quella di un fronte unito, con la Calabria assunta a laboratorio di equilibrio tra le componenti del governo: da un lato il riconoscimento del ruolo del presidente regionale Roberto Occhiuto (Forza Italia), dall’altro l’intenzione di FdI di valorizzare la propria rete locale e di partecipare in modo più incisivo alla definizione dell’agenda regionale.

Il contesto spiega la portata dell’investimento politico. In questa fase Fratelli d’Italia mira a trasformare il consenso nazionale della premier — stabile su livelli elevati a livello nazionale — in capitale organizzativo. Non bastano i comizi o la spinta mediatica; servono amministratori, circoli, quadri capaci di presidiare i dossier che contano: sanità, infrastrutture e mobilità, fondi europei e PNRR, tutela del territorio e dissesto idrogeologico, portualità e logistica (con Gioia Tauro snodo naturale), turismo e filiere agroalimentari, formazione e università. È su questi terreni che si misura il salto di qualità di un partito di governo quando scende dal livello nazionale alla quotidianità delle politiche regionali.

La cornice è quella della coalizione. Il centrodestra arriva al voto con un profilo unitario, ma ciascuna gamba difende la propria identità. Forza Italia, esprimendo il governatore, rivendica risultati e continuità amministrativa; la Lega punta ad accreditarsi su sicurezza del territorio, infrastrutture e prossimità amministrativa; FdI porta in dote il traino nazionale e chiede più spazio nella programmazione e un metodo di lavoro condiviso sulle priorità. Non si tratta di una contrapposizione frontale, piuttosto di un confronto di impostazioni che la presenza ravvicinata dei leader vuole comporre in una piattaforma comune.

Regionali, il ministro Lollobrigida e Arianna Meloni in Calabria per sostenere i candidati di Fdi

Sul piano operativo, la campagna sta puntando su tre binari. Il primo è la partecipazione: chiamare al voto un elettorato spesso segnato dall’astensione. L’appello all’“esserci” è diventato un refrain nei comizi, anche alla luce di una possibile affluenza non alta. Il secondo è la continuità di governo: valorizzare gli interventi in corso su sanità e mobilità, i cantieri aperti e quelli finanziati. Il terzo è il radicamento: promuovere una classe dirigente territoriale riconoscibile, capace di dialogare con categorie, sindaci, università e terzo settore.

Da Roma, il messaggio di Fratelli d’Italia è volutamente sobrio: niente rendite di posizione, valorizzazione del merito, cooperazione con gli alleati. Le parole chiave che ricorrono nei briefing interni sono “impegno”, “responsabilità”, “presidio”, “risultati misurabili”. È una grammatica che punta a normalizzare il rapporto tra leadership nazionale e territorio: l’“effetto Giorgia” deve essere un moltiplicatore, non un sostituto del lavoro locale.

Nelle prossime settimane, alcuni dossier calabresi resteranno cartina di tornasole della cooperazione tra i partiti di maggioranza: il rafforzamento della rete ospedaliera e dell’assistenza territoriale; la SS106 Jonica e i collegamenti intermodali; la valorizzazione della ZES unica per attrarre investimenti; i programmi turistici destagionalizzati; la transizione energetica declinata su aree industriali e comunità locali. È in questi ambiti che si costruisce, o si erode, la fiducia degli elettori.

Anche sul fronte comunicativo la scelta è stata prudente: pochi annunci, molta spiegazione tecnica. L’obiettivo è evitare sovraesposizioni eccessive e presentare una narrativa verificabile: progetti, cronoprogrammi, responsabilità chiare. Un’impostazione che tiene insieme la visibilità dei vertici e la credibilità amministrativa degli attori regionali.

Resta poi la dimensione politica: un buon risultato del centrodestra — e in particolare di Fratelli d’Italia — in Calabria consoliderebbe l’assetto interno, dando al partito della premier un titolo ulteriore per incidere sulle scelte territoriali. Specularmente, un risultato più equilibrato ribadirebbe il peso di Forza Italia nell’area e offrirebbe alla Lega margini per rivendicare alcune priorità. In ogni caso, la lettura dei voti verrà fatta in chiave nazionale: le regionali, da tempo, sono termometri della stabilità dei governi e della qualità delle alleanze.

Nel frattempo, la macchina elettorale punta al contatto diretto: incontri con i sindaci, sopralluoghi nei cantieri, dialogo con imprese e associazioni. La linea è evitare contrapposizioni sterili e tenere l’attenzione sui temi: spesa dei fondi, servizi essenziali, opportunità per i giovani. È qui che il discorso sull’“effetto Giorgia” trova la sua prova più concreta: non nella sola dimensione simbolica, ma nella traduzione in politiche riconoscibili dagli elettori.

Alla vigilia del voto, la Calabria si conferma banco di prova per la coalizione di governo. Il centrodestra si presenta con una foto di unità e una divisione dei compiti definita. Saranno le urne a misurare la qualità di questa sintesi. Senza enfasi e senza allarmi, il dato politico è semplice: la regione è centrale per gli equilibri del Mezzogiorno e per il profilo del centrodestra nei prossimi mesi. Il resto, come sempre, lo diranno i voti.