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17/09/2025 ore 08.45
Politica

Beppe Grillo, dall’urlo delle piazze al silenzio del palcoscenico vuoto

Il comico genovese che incendiò l’Italia con il Movimento 5 Stelle ha trasformato il malessere in consenso, ma non in progetto politico: dopo l’ascesa folgorante e la conquista di milioni di voti, la sua creatura si è sgretolata tra improvvisazione e lotte interne, lasciandolo spettatore della sua stessa parabola discendente

di Tacco di Ghino

Beppe Grillo, il comico che ha conquistato il paese, raggiunto i vertici del potere in pochi anni, per finire nel nulla di un palcoscenico vuoto, triste e buio.

Grillo ha immediatamente infiammato le piazze con il suo stile aggressivo e piuttosto violento. Per poi finire rapidamente travolto dalle liti da condominio dei suoi eletti. Da comico urlante è arrivato a conquistare un terzo dei voti degli italiani, promettendo rivoluzioni digitali a colpi di streaming e clic. Velocemente dimenticati.

Il Movimento 5 Stelle ha scosso i palazzi romani e fatto tremare la Repubblica. Ma le orde di inesperti in maglietta e zainetto sono piombati in Parlamento per “fare pulizia”, salvo dimostrarsi presto più improvvisati che rivoluzionari. Anche loro alla ricerca di soldi e potere.

Il tallone d’Achille era evidente: la selezione del personale. Ai vertici del potere sono saliti sconosciuti senza arte né parte, incapaci persino di reggere un confronto.

Grillo ha saputo intercettare il malessere degli italiani, ma non ha saputo trasformarlo in un progetto politico veramente alternativo. Quando serviva il passo avanti, lui si è dimostrato del tutto inconsistente, regalando il Movimento a Giuseppe Conte, l’avvocato elegante, il premier “per caso” che in breve lo ha scalzato.

Il guru genovese, che aveva fatto tremare Prodi, Berlusconi , è rimasto a guardare la sua creatura morire lentamente, per diventare altro. La parabola si chiude con una lezione amara: Grillo partì dal nulla, trascinò milioni di italiani nel nulla, e nel nulla li ha lasciati. Seppellito, più che dal sistema, dalla sua stessa inadeguatezza.