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10/10/2025 ore 07.16
Politica

Bruno Bossio boccia il campo largo made in Calabria: «Non c’era un progetto politico. Forse è vero, era un’accozzaglia»

L’ex deputata del Pd a Dentro la Notizia: «Ci abbiamo provato senza costruire un ragionamento collettivo». E ne ha anche per i dem: «Troppo fissati su piccoli sistemi di potere, sembriamo il centrodestra e a quel punto meglio l’originale. Il congresso a Cosenza? Tossico»

di Paolo Mazza

Per la terza volta consecutiva, il centrodestra conquista la guida della Calabria. Dopo Jole Santelli nel 2020 e Roberto Occhiuto nel 2021, anche l’ultima tornata elettorale ha confermato la supremazia della coalizione guidata da Forza Italia, lasciando il centrosinistra a interrogarsi sulle cause di una crisi che appare ormai strutturale.

A farlo, con la consueta franchezza, è stata Enza Bruno Bossio, membro della direzione nazionale del Partito Democratico e già parlamentare per due legislature, intervenuta a Dentro la Notizia – format targato LaC Tv condotto da Pier Paolo Cambareri.
Con 5.700 preferenze personali, Bruno Bossio ha sfiorato l’elezione in Consiglio regionale, ma il risultato complessivo della coalizione ha impedito il suo ingresso.

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«La verità – esordisce - è che abbiamo costruito per la prima volta un vero campo largo, un’alleanza che andava da Italia Viva a Rifondazione Comunista. Ma è mancato ciò che dovrebbe essere l’essenza di ogni coalizione: un progetto politico. Non basta mettere insieme sigle e persone, se non si ha una visione condivisa. Certo, le elezioni sono arrivate in modo improvviso e abbiamo dovuto correre, ma l’assenza di un progetto non è solo colpa del poco tempo. È un problema che ci portiamo dietro da anni, anche durante l’opposizione a Occhiuto. In Consiglio regionale non c’è stata una voce vera, un’opposizione capace di incidere».

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Bruno Bossio non si nasconde dietro le parole: la sua è una critica diretta anche al suo stesso partito. «Nel Pd, purtroppo, la forza politica si misura troppo spesso non in termini di idee ma di strutture, incarichi, piccoli sistemi di potere. È un modello che replica, in piccolo, quello del centrodestra. Ma se la sinistra diventa la brutta copia del centrodestra, l’elettore sceglie l’originale. Lo vediamo nei numeri».

Poi fa da eco alle parole di Flavio Stasi, che ha definito quella messa in campo dal centrosinistra “un’accozzaglia di uomini, temi e contenuti”: «Temo abbia ragione, perché anche io ho percepito quella stessa frammentazione. Naturalmente, in questa accozzaglia ci sono anch’io, ma non mi tiro indietro: ognuno di noi ha provato a fare la propria parte. Tuttavia, lo ha fatto senza un vero ragionamento collettivo».

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Una riflessione amara, ma lucida, quella dell’ex deputata cosentina, che parla anche del proprio risultato personale. «Ho avuto un voto d’opinione importante in città come Cosenza, Corigliano Rossano, Amantea, Belvedere, Rocca Imperiale. Persone che mi hanno detto: “Ti votiamo perché vogliamo finalmente una voce di contrasto”. Questo dimostra che c’è ancora spazio per una politica fatta di contenuti, non di clientele».

Sul piano interno al partito, Bruno Bossio non risparmia critiche al recente congresso provinciale, definito “tossico”. «È stato un congresso sbagliato, impostato sulla contrapposizione tra giovani e vecchi, che però non esiste. Non è una questione anagrafica, ma di metodo, di contenuti, di capacità di innovare. Il rinnovamento non è mettere in lista un trentenne, ma cambiare il modo di intendere la politica e le istituzioni».

Quanto alla discussione sulle alleanze, Bruno Bossio invita a superare la stessa espressione “campo largo”: «È diventata una formula abusata, quasi sfortunata. Quello che serve è un’alleanza ampia, sì, ma fondata su un progetto politico concreto, non su un insieme di sigle. Come ha scritto Enzo Ciconte in un articolo che condivido pienamente, serve una comunità politica, non un cartello elettorale».
E per costruirla, spiega, bisogna ripartire dai territori: «Le istanze dei sindaci e delle comunità locali devono tornare al centro. Ho seguito per anni il problema dell’acqua a Rocca Imperiale, un tema che riguarda tutta la zona e coinvolge tre regioni. Eppure, in Consiglio regionale, nessuno ha sollevato la questione. Anche su questioni come i consorzi di bonifica o il Tfr dei dipendenti di Calabria Verde, è mancata una voce forte. Il Partito Democratico deve tornare ad ascoltare e rappresentare questi problemi».

Proprio su questi temi, Bruno Bossio rivolge una critica anche all’assessore regionale Gianluca Gallo, riconfermato nella nuova giunta Occhiuto: «Gallo è un politico esperto, ma il suo assessorato ha gestito il comparto agricolo e forestale con un’impostazione burocratica e poco coraggiosa. I consorzi di bonifica restano un nodo irrisolto, e il settore agroalimentare calabrese continua a soffrire per mancanza di visione strategica. È su queste questioni concrete che l’opposizione deve tornare a incalzare la Regione».

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L’analisi si allarga poi ai casi interni più recenti, come quello di Reggio Calabria, dove la sfida tra Giuseppe Falcomatà e Peppe Ranuccio ha mostrato ancora una volta le divisioni del partito. «È stata una competizione tra dirigenti, ma almeno vera, politica. Falcomatà rappresenta un punto di riferimento importante, una figura con cui sarà necessario dialogare se vogliamo ripartire».

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Bruno Bossio rivendica infine il valore della militanza e il suo impegno futuro: «Non ho intenzione di mollare, perché tante persone credono ancora in una politica diversa. Serve una battaglia per restituire dignità al partito, rompere la logica delle prebende, restituire centralità ai circoli e alle idee. Solo così il Pd potrà tornare a essere riconosciuto come alternativa, e non come variante».

In chiusura, un accenno al contesto internazionale e alla notizia dell’accordo tra Israele e Hamas: «In queste settimane – conclude – ho indossato la kefiah non per provocazione, ma per testimoniare la solidarietà verso un popolo che subisce un genocidio. Oggi, con la tregua, speriamo che la pace sia davvero possibile. Ma non dobbiamo abbassare la guardia».

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