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06/10/2025 ore 12.27
Politica

Calabria, si vota di nuovo: cinque anni, tre elezioni e sempre meno calabresi al seggio

Dalle elezioni del 2021 la nostra regione torna alle urne con sempre meno entusiasmo. Quest’anno, a metà del voto, solo poco più un un quarto degli elettori ha votato: la testimonianza di un’astensione che cresce e di una fiducia che cala

di Redazione Politica

In Calabria si torna al voto. È la terza volta in appena cinque anni che i cittadini sono chiamati a eleggere il presidente della Regione e il Consiglio regionale. Un’anomalia che pesa, perché ogni volta che i seggi si riaprono, cala il numero di chi ci crede davvero: i calabresi votano sempre meno, e a decidere chi governa la Regione è ormai una minoranza.

Tutto comincia nel 2020, quando vince Jole Santelli, la prima donna presidente della Calabria. Un mandato che dura pochi mesi: Santelli muore improvvisamente nell’ottobre di quello stesso anno. Le redini della Regione passano al suo vice, Nino Spirlì, che resta in carica fino alle nuove elezioni.

Nel 2021 il centrodestra si conferma e porta alla guida della Regione Roberto Occhiuto, espressione di Forza Italia, con un’ampia coalizione che comprende anche Fratelli d’Italia, Lega e liste civiche. Occhiuto governa fino all’estate del 2025, quando lascia l’incarico dopo un avviso di garanzia per corruzione. Si dimette, ma annuncia subito che si ricandiderà, aprendo la strada a nuove elezioni anticipate.

Risultato: i calabresi tornano alle urne, ma lo fanno con sempre meno convinzione. Nel 2021 l’affluenza si era fermata attorno al 44%. Quest’anno i dati parziali dicono che, a metà del voto, solo poco più di un quarto degli elettori si è presentato al seggio. Alla fine la percentuale rimarrà pressoché identica, con un dato politico: la maggioranza dei calabresi non partecipa più alle scelte per il governo della regione.

È un paradosso che pesa sulla legittimità delle istituzioni: chi governa lo fa con un consenso reale sempre più ridotto. Basta un rapido calcolo: se vota meno della metà degli aventi diritto, e se il vincitore raccoglie il 50 o 60% dei voti validi, significa che a eleggere il presidente della Regione è poco più di un quarto dei calabresi.

L’astensionismo, in Calabria, non è più solo un dato statistico: è diventato un problema politico e civile. Quando la maggioranza dei cittadini rinuncia a votare, si crea un solco profondo tra la popolazione e la classe dirigente. È come se i calabresi avessero smesso di credere che il loro voto possa cambiare davvero qualcosa.

La Calabria oggi non è solo una Regione che vota spesso: è una Regione che vota poco. Una terra in cui la distanza tra cittadini e istituzioni si allarga, dove i destini collettivi finiscono nelle mani di una minoranza. È il segnale di una democrazia indebolita, che non può essere ignorato.