In Calabria il centrosinistra ha perso il suo popolo: per rinascere dia voce ai problemi veri della gente
Per ricostruire serve una classe dirigente capace di tornare nelle strade, usare nuovi linguaggi e offrire una visione di futuro a una regione che perde giovani e speranze
Il centrosinistra calabrese continua ad avvitarsi su se stesso. Divisioni, personalismi, contese di potere: la storia sembra ripetersi all’infinito. Troppi generali, troppi colonnelli, tutti pronti a rivendicare il proprio spazio. Ma nessuno che riesca a costruire un vero esercito, nessuno che parli davvero al popolo calabrese. Le ultime elezioni regionali hanno dimostrato che è finita un’epoca, che c’è la necessità di costruire dal basso un partito più forte, meglio organizzato, che sappia affrontare le crisi più gravi di questa terra. Sono state elezioni che hanno cancellato sogni e ambizioni, soprattutto perché costruite all’interno di un sistema fatto di gruppi di potere che sono nati per tutelare se stessi, non per fare un partito più forte e organizzato.
Intanto ci si prepara a dividersi nuovamente, e a lacerarsi meglio,in vista delle prossime elezioni politiche, ma senza un leader, senza una visione. Il Partito Democratico, che pure resta la forza più significativa, non riesce a fare da traino. Mancano riferimenti locali, mancano sezioni aperte, manca un tesseramento reale: gli iscritti si contano sulle dita di una mano. E soprattutto manca una linea chiara, una voce unitaria capace di interpretare i bisogni di una regione stanca e disillusa. Manca un vero leader che possa prepararsi alle scadenze elettorali con più forza ed energia, manca un progetto alternativo di Calabria. Manca l’entusiasmo, la voglia di riscatto, la forza per fare un’opposizione dura, chiara, che segni la differenza. Si assiste ai soliti comunicati stampa, a qualche incontro dove partecipa sempre ai meno gente, manca la capacità di essere forza viva e credibile.
Quando ha governato, il centrosinistra calabrese ha deluso le aspettative. Si è chiuso nella stanza dei bottoni, ha dimenticato di confrontarsi con i suoi amministratori, con i suoi sindaci di essere punto di riferimento politico. Quando è andato all’opposizione, si è mostrato debole, incapace di rappresentare un’alternativa credibile. In entrambi i casi, è mancata la capacità di ascoltare e di parlare alla gente, quella gente che ormai guarda altrove o si rifugia nell’astensione.
E se qualcuno pensa che sostituire un segretario o convocare un nuovo congresso possa significare una svolta per il centrosinistra, e soprattutto per il Pd calabrese, allora vuol dire che non ha capito nulla. Non è più una questione di nomi o di contarsi nei congressi: il problema è politico e profondo. Il Pd in Calabria è in crisi perché non parla più alla sua gente. Perché ha smarrito il contatto con la realtà quotidiana.
Lo dimostra un dato su tutti: quasi il 60% dei calabresi non va più a votare. Non perché sia disinteressato alla politica, ma perché non ha fiducia in nessuno. E se è comprensibile perdere la fiducia in chi governa, è assai più grave che non la si abbia neppure in chi dovrebbe rappresentare un’alternativa migliore.
Eppure, i temi per un rilancio ci sarebbero tutti: la fuga dei giovani che svuota le città, i borghi che diventano case di riposo, la povertà che cresce, il lavoro che manca, la sanità in perenne emergenza. A tutto questo si aggiunge l’assenza di una strategia complessiva per il futuro della Calabria, una visione di sviluppo che vada oltre gli annunci.qual è la Calabria del futuro che immagina l’opposizione, quali sono le prospettive che vengono indicate ai giovani affinché non vadano via? Nulla, solo chiacchiere, qualche proclama, incapacità di essere forza politica, sociali, culturale che parli a tutta la Calabria.
Servirebbe una classe dirigente, capace di ricucire, di mettersi in ascolto, di parlare con la lingua semplice e diretta della realtà quotidiana. Una classe politica che non cerchi solo accordi di vertice, ma che torni nei territori, tra le persone, nelle piazze e nelle periferie. Per non parlare poi della totale incapacità del Pd di stare sui social, laddove si trova una buona parte degli elettori, tanti giovani, ma anche quanti non trovano una sezione aperta o un luogo di confronto. Il centro sinistra non ha mai capito che il modo di fare politica e di catturare consenso è completamente cambiato.
Perché la Calabria non ha bisogno dell’ennesima sigla o di un nuovo contenitore elettorale. Ha bisogno di una forza politica che torni a essere popolare, che sappia dare voce ai problemi veri, che creda davvero nel riscatto di una terra in grave difficoltà. Solo così il centrosinistra potrà tornare ad avere senso. E forse, un futuro.