Cirillo: «Occhiuto segretario di Fi? I Berlusconi lo stimano. Cannizzaro sarebbe un ottimo sindaco a Reggio ma da deputato è il top»
Il presidente del Consiglio regionale affronta i temi caldi del momento come Ponte sullo Stretto e Autonomia differenziata («non faremo passi indietro»), poi offre una lettura originale sulle amministrative in riva allo Stretto. E del governatore dice: «Tra i migliori della storia in Calabria e forse in Italia»
Seconda consiliatura, ma sempre con la carta d’identità più verde di tutti. Soltanto Gianluca Gallo ha incassato più preferenze di Salvatore Cirillo, 30mila contro 19mila, sebbene il caso dell’assessore all’Agricoltura sia quasi un unicum in Italia. Locrese doc, classe 1994, già da giovanissimo in provincia di Reggio Calabria era considerato un predestinato della politica. Sfiorò l’elezione a supporto di Jole Santelli, poi la centrò nel 2022 in Coraggio Italia. Ora è in rampa di lancio in Forza Italia.
Nel mentre ha consolidato il rapporto con Francesco Cannizzaro sul quale ha un pensiero originale: «Sarebbe il migliore sindaco possibile a Reggio Calabria, ma restando a Roma continuerebbe a dare lustro alla Calabria e al nostro territorio». Cirillo non ha dubbi su Occhiuto («felicissimo se diventasse segretario nazionale») e mostra di avere idee molto chiare sul Ponte sullo Stretto e sull’Autonomia differenziata, per la quale «non arretreremo di un passo senza le giuste garanzie».
Presidente, partiamo da un dato: è il più giovane in aula e occupa la poltrona più prestigiosa del Consiglio regionale. Quanta responsabilità sente?
«Tanta, sia per garantire i lavori in aula che per ottemperare al meglio fuori da essa alle incombenze che mi competono. Passare da segretario questore a presidente comporta un impegno triplo».
Nel suo primo discorso ha parlato di ‘Ndrangheta, mentre nella quotidianità si occupa anche delle Case di Comunità e della stabilizzazione dei lavoratori precari. Lotta alla criminalità, sanità e disoccupazione sono forse i tre argomenti prioritari in Calabria.
«Esatto, si tratta degli ambiti principali per la nostra regione. La lotta alla ‘Ndrangheta non è uno slogan: ho detto che fa schifo e che dobbiamo far conoscere la Calabria per un’immagine differente. La criminalità ha fatto fuggire tanti nostri giovani, specialmente da quei piccoli borghi dove è ancora muscolosa. In Sanità è stato fatto, ma tantissimo c’è da fare. L’Asp di Reggio Calabria non chiudeva i bilanci da anni e all’ospedale di Locri mancavano interi reparti: ecco perché ritengo l’arrivo dei medici cubani una mossa azzeccata. Le Case di comunità erano dei ruderi ereditati dagli anni ’70, ora iniziano a prendere forma e rappresentano un toccasana per il Sistema Nazionale. La carenza sanitaria è una piaga nazionale, ma la cosa si acuisce in Calabria considerato lo storico. Però dobbiamo essere onesti e ammettere che qualcosa si stia muovendo: l’Ospedale della Sibaridite, di Vibo e di Palmi ne sono la prova».
Non siete ancora venuti a capo della composizione delle commissioni. Il 10 ci sarà la fumata bianca? La Vigilanza andrà all’opposizione?
«Venerdì non dovevamo stabilire le presidenze perché abbiamo dato mandato ai partiti di discuterne tra loro. Nell’ultima conferenza dei capigruppo ci siamo confrontati su quanti consiglieri comporranno le commissioni. Io sono d’accordo a confermare il numero di 6 così come avvenuto nelle ultime tre consiliature. Sulla Vigilanza invece c’è un ragionamento in corso. Se ci saranno i margini, finirà all’opposizione».
Ha letto di Occhiuto che potrebbe tentare la scalata alla segreteria nazionale di Forza Italia? Un azzurro come lei che idea si è fatto?
«Sicuramente in questi anni, e non ne aveva bisogno, ha dimostrato di essere in grado di elevare, sia la nostra regione che il partito in generale, a livelli di eccellenza. I risultati ottenuti in Calabria hanno fatto accendere i radar su di lui a Roma e nella famiglia Berlusconi, dove è molto stimato. Roberto Occhiuto si conferma un governatore fermo e risoluto, tra i migliori della storia della Calabria e probabilmente dell’Italia».
Lei deve tanto a Cannizzaro per il supporto che le ha garantito. Sarà il prossimo sindaco di Reggio Calabria?
«Vero, devo molto a Cannizzaro fin da quando fui eletto con Coraggio Italia. Abbiamo anche stretto rapporti di amicizia e lavoriamo insieme per il bene della nostra provincia, di Reggio Calabria e dell’intera regione. Sarebbe un ottimo candidato a sindaco, ma uno come Cannizzaro non può abbandonare Roma perché da lì garantisce lustro e respiro al nostro territorio. Ci tengo a rimarcarlo, anche andando in controtendenza. Francesco è nelle grazie del partito e ho toccato personalmente con mano nel corso di alcune cene capitoline la considerazione che i dirigenti hanno di lui».
Senta, la Corte dei Conti ha bocciato con fermezza il Ponte sullo Stretto. Come si può non tenerne conto?
«Dobbiamo tener conto di tutto e non passerà in sordina il giudizio espresso. Credo però che il Ponte sia un’opera strategica per l’intero Sud. Se ne parla da 50 anni, da quando non ero neppure al mondo. È giusto chiedere di più per la SS 106 e per le ferrovie, ma cosa si è fatto? Nulla se non quanto ottenuto da Occhiuto in tema di infrastrutturizzazione. Io dico: partiamo dal Ponte, poi a cascata arriverà il resto».
Chiudiamo con l’Autonomia differenziata che Calderoli sta riportando dalla finestra sull’agenda di Governo. Senza garanzie per Calabria la vostra posizione non cambia, vero?
«Non cambierà, glielo assicuro, Occhiuto lo ha ribadito anche di recente. Non faremo alcuno sconto né come partito, né, soprattutto, come calabresi. Il presidente tratterà per ottenere il meglio per la Calabria, viceversa non ci muoveremo di un millimetro».