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15/09/2025 ore 06.30
Politica

Commedia elettorale in tre atti, ciak si gira: la Calabria va in scena tra slogan, spettacoli e promesse di futuro

Occhiuto, Tridico e Toscano salgono sul palco. Il pubblico osserva, applaude, commenta. Ma stavolta, più che applausi, ci si aspetta un atto di verità

di Ernesto Mastroianni

In Calabria si respira aria di campagna elettorale, e non solo per via dei comizi ovunque o dei candidati in giro per piazze e locali. Questa volta la scena politica sembra un varietà a tre voci: Occhiuto, Tridico e Toscano. Tre nomi che, letti di fila, suonano come un cartellone da teatro estivo. Basta aggiungere un sottotitolo: “Commedia in tre atti, con pubblico partecipante”. E lo spettacolo è pronto.

Occhiuto, governatore uscente, è il candidato che torna sul palco con il copione già provato: conosce la scenografia, sa dov’è l’interruttore della luce, e soprattutto ricorda dove si trova l’uscita di sicurezza.
 

Tridico porta con sé l’esperienza dei numeri e delle scrivanie ministeriali, ma per la scena poco servono. Quasi sembra un personaggio pirandelliano che si trova in un contesto diverso da quello che solitamente abita. Toscano, invece, sembra deciso a sparigliare le carte, portando la sua voce fuori dal coro come chi, in una tavolata domenicale, propone di cambiare il menù della tradizione.

Il bello è che in Calabria la politica si vive con la stessa passione di una partita a carte. C’è chi osserva le mosse, chi fa il tifo, chi commenta a voce alta e chi, in fondo, pensa solo alla prossima mano. I comizi diventano così spettacoli all’aperto, con tanto di pubblico in prima fila, bancarelle laterali e gelati distribuiti ai più piccoli.

Gli slogan non mancano mai, quasi come monologhi teatrali: promettono futuro, lavoro, rinascita, sviluppo. Parole che, a forza di ripetersi, rischiano di sembrare il ritornello di una canzone estiva. Ma il pubblico calabrese è paziente: ascolta, applaude... Perché qui si sa che la politica può cambiare i toni, ma difficilmente cambia il ritmo del mare o delle giornate scandite dal sole. Ciò che è meraviglioso di per sé, tale rimane. E alla Calabria nessuno potrà mai togliere il sole, il mare e le meraviglie, nessun politico, nessun attore di teatro!

In fondo, le elezioni in Calabria hanno qualcosa di teatrale e familiare insieme. È come aspettare la pasta al forno della domenica: tutti sanno già che arriverà, la differenza la farà solo il condimento.

E allora, tra una promessa e una risata, tra un manifesto e un applauso, la Calabria si prepara a scegliere il suo prossimo atto e chi, invece, rimarrà a fare l'avanspettacolo. Con una speranza semplice ma fondamentale: che chiunque interpreti il ruolo di protagonista dopo le elezioni sappia rispettare almeno il copione che lui stesso ha scritto. Sarebbe già una piccola rivoluzione scenica, e forse il primo passo verso un vero lieto fine.


Del resto, come ammoniva Eduardo, “Adda passà ’a nuttata”. Ma stavolta il pubblico calabrese, più che un atto di pazienza, si aspetta un atto di verità. Perché, come ricordava Pirandello, “così è (se vi pare)” non può restare la regola della politica: prima o poi, dietro le maschere, deve emergere la sostanza.