Corigliano Rossano, è scontro sugli equilibri di bilancio. Stasi: «Difficoltà affrontate con lungimiranza». Le opposizioni: «Sull’orlo del dissesto»
Il sindaco: «Avviata azione di risanamento sui milioni di debiti ereditati». Le opposizioni: «Gestione opaca e fallimentare. Su oltre 295 milioni di residui attivi, le riscossioni effettive non superano il 7,6%, mentre i debiti certi ed esigibili superano i 188 milioni di euro»
Gli equilibri di bilancio approvati ieri nel corso del consiglio comunale di Corigliano Rossano ha prodotto due punti di vista agli antipodi. Quello della maggioranza che sostiene Flavio Stasi, per la quale i conti si sono affrontati «con equilibrio e lungimiranza».
Dall’altra parte della staccionata i gruppi di minoranza parlano di «un bilancio privo di fondamento reale, che ignora i numeri concreti e simula una stabilità inesistente».
Tra i vari punti all’ordine del giorno dell’assise, quindi, c’era il documento relativo alla salvaguardia degli equilibri di bilancio 2025-2027 e l’assestamento generale di bilancio con i relativi provvedimenti di riequilibrio.
Documento che poi è stato approvato a maggioranza (14 favorevoli, 9 contrari) dopo la discussione in aula introdotta dall'assessore con delega al Bilancio, Mauro Mitidieri e con la relazione del dirigente del settore finanziario, Danilo Fragale.
In una nota diramata dal Palazzo di Città è spiegato che «sono state apportate al bilancio di previsione 2025-2027 le variazioni di competenza e di cassa di assestamento generale. È stata approvata la relazione sul controllo degli equilibri di bilancio di previsione 2025-2027».
Stasi: «Affrontate con equilibrio e lungimiranza le difficoltà della gestione finanziaria di un ente complesso come il nostro»
«L'Amministrazione supera un altro giro di boa – è il commento del sindaco, Flavio Stasi – affrontando con equilibrio e lungimiranza le difficoltà della gestione finanziaria di un ente complesso come il nostro. In questi anni abbiamo già archiviato e superato criticità importanti, dai quasi 10 milioni di euro pagati per forniture non pagate fino ai 15 milioni per il mancato pagamento delle tariffe di conferimento, fino al riconoscimento di decine di milioni di debiti fuori bilancio, tutto ereditato dal passato. Questa azione di risanamento richiede sacrificio e lavoro quotidiano, contemperando equilibrio finanziario ed erogazione e miglioramento progressivo dei servizi: basta pensare che in questi anni abbiamo fortemente incrementato gli investimenti su servizi come la refezione scolastica, l'assistenza agli alunni con disabilità, il verde pubblico che al nostro insediamento era stato praticamente rimosso eccetera. Negli enti locali in Calabria – conclude il primo cittadino di Corigliano Rossano – molti dei quali in dissesto o predissesto, il tema non è se ci sono o meno delle difficoltà, ma il modo con le quali queste difficoltà si affrontano, e c'è da essere orgogliosi per come il nostro ente sta affrontando il futuro ripianando le criticità del passato».
Le opposizioni: «Impostazione opaca e fallimentare nella gestione finanziaria dell’ente»
Di parere completamente opposto, come accennato, le minoranze, secondo cui quello approvato è «un bilancio – dichiarano in un comunicato – privo di fondamento reale, che ignora i numeri concreti e simula una stabilità inesistente».
«È questa l’amara verità che emerge dal consiglio comunale in cui la maggioranza Stasi ha approvato, con ostinazione e senza alcun confronto trasparente, la delibera sull’assestamento generale di bilancio e sulla salvaguardia degli equilibri per l’anno 2025. Una manovra che, invece di garantire chiarezza e responsabilità, conferma un’impostazione opaca e fallimentare nella gestione finanziaria dell’Ente».
È quanto denunciano i componenti dei gruppi consiliari di opposizione, Pasqualina Straface, Marisa Caravetta e Giancarlo Bosco del Movimento per il Territorio; Guglielmo Caputo e Daniela Romano per Fratelli d’Italia; Giuseppe Turano ed Elena Olivieri per Forza Italia; Piero Lucisano per Unititi per Corigliano-Rossano e Demetrio Walter Caputo per Azione, che durante la seduta hanno motivato in aula il loro voto contrario unitario e compatto.
«La delibera approvata – affermano – rappresenta la prosecuzione di una gestione che costruisce equilibri solo apparenti e che nega sistematicamente la drammatica realtà finanziaria dell’Ente. I numeri ufficiali contenuti nella documentazione – aggiungono – confermano un quadro critico e preoccupante: su oltre 295 milioni di residui attivi iscritti, le riscossioni effettive non superano il 7,6%, mentre i debiti certi e immediatamente esigibili superano i 188 milioni di euro. Un divario che certifica il totale squilibrio tra entrate presunte e uscite effettive».
«La tenuta di cassa del Comune è garantita solo formalmente grazie a un’anticipazione di tesoreria da 15 milioni di euro – proseguono snocciolando numeri – mentre il fondo cassa reale al 25 luglio scorso è di appena 298mila euro, di cui solo 116mila realmente disponibili. Ci troviamo di fronte a un equilibrio fittizio, incapace di garantire sostenibilità a medio termine. Non si tratta, quindi, di una fisiologica manovra di assestamento, ma – precisano le minoranze – del tentativo maldestro di mantenere in piedi un bilancio che non regge alla prova dei fatti».
Durante l’intervento in aula sono state denunciate anche «la mancanza di documenti essenziali allegati alla proposta di delibera. Non abbiamo ricevuto né letto – ricordano – alcuna relazione aggiornata dei dirigenti sui livelli di riscossione, nessun report degli organismi partecipati, nessuna attestazione sull’adeguamento del Fondo di Garanzia Debiti Commerciali (FGDC), né uno scenario realistico sulla sostenibilità futura. Il Consiglio è stato così messo nella condizione di deliberare senza alcuno strumento di controllo. È un atto che viola i principi di trasparenza, prudenza e responsabilità amministrativa, e che configura – a giudizio dei rappresentanti di minoranza – una profonda alterazione della verità contabile».
«Gravissima, inoltre, la presenza di debiti fuori bilancio non dichiarati, per i quali il Comune ha già effettuato pagamenti in esecuzione di pignoramenti, per oltre 450mila euro. Queste passività non sono state sottoposte ad alcun formale riconoscimento consiliare, in palese violazione della legge. A questo si aggiunge la rappresentazione alterata della capacità di riscossione, in particolare per quanto riguarda i residui attivi provenienti dagli ex Comuni estinti: somme che sono nella sostanza inesigibili, ma vengono mantenute nei documenti contabili solo per costruire un’immagine fittizia di equilibrio. È un artificio contabile che offende l’intelligenza dei cittadini e mina la credibilità dell’Ente».
«Nel motivare il voto contrario, l’opposizione – sottolineano ancora nella nota – ha chiesto formalmente la trasmissione immediata di tutti i documenti omessi, comprese le relazioni settoriali, le attestazioni aggiornate sullo stock del debito e il piano di rientro dalle anticipazioni. A questo si aggiunge inoltre la richiesta alla Giunta, entro il mese di settembre, di presentare un piano straordinario di riequilibrio finanziario, da discutere pubblicamente in Consiglio. In assenza di tali impegni concreti – precisano ancora i Consiglieri di minoranza - riserva di procedere con una nuova e dettagliata segnalazione alla Corte dei Conti e al Ministero dell’Interno, valutando anche l’eventuale richiesta di scioglimento del Consiglio Comunale per manifesta incapacità di governo».
«La seduta del Consiglio di ieri – concludono Straface, Caravetta, Bosco, Guglielmo Caputo, Romano, Turano, Olivieri, Lucisano e Demetrio Walter Caputo – non è stata un atto tecnico, ma un momento di verità politica. Ogni voto favorevole a questa delibera rappresenta un’assunzione diretta di responsabilità, non solo contabile, ma soprattutto istituzionale. L’attuale amministrazione ha dimostrato di aver perso il controllo della macchina comunale, di non essere in grado di garantire sviluppo, risanamento né fiducia. Se non si cambia rotta adesso, il Comune sarà condannato a un dissesto irreversibile, al commissariamento e alla perdita definitiva dell’autonomia decisionale».