Cristallo rottama Stasi: «Inadeguato e ingeneroso, non può fare il moralista dopo la sconfitta di Corigliano Rossano»
Dopo le bordate del sindaco, la dirigente nazionale del Pd risponde duramente: «Strano che parli ora, era pronto a fare il candidato presidente di quella che definisce accozzaglia. Di chi chiede le dimissioni? Non so a quale partito sia iscritto. Spero che abbia trovato ispirazione alla Leopolda»
Non ha gradito le bordate di Flavio Stasi, che stamattina durante la nostra trasmissione “Buongiorno in Calabria”, in onda ogni dalla suite aeroportuale di Lamezia Terme alle 8.30, ha addirittura rincarato la dose. L’intervista con cui ieri dal nostro network ha lanciato il tema della “rottamazione” dell’attuale classe dirigente del centrosinistra, ha innescato mal di pancia negli ambienti apicali del Partito Democratico e del Movimento 5 Stelle. Ad esporsi per tutti è Jasmine Cristallo, componente della direzione nazionale dei democrat e grillo parlante di Elly Schlein per le questioni calabresi.
Stasi il Rottamatore: «Le Regionali un disastro, ma non si è ancora dimesso nessuno»Cristallo, non ha commentato il flop del centrosinistra in Calabria. Lo scarto è stato peggiore delle aspettative. È d’accordo?
«Sì, è così. Quando si perde, bisogna saperlo dire con chiarezza e con rispetto per gli elettori.
Occhiuto ha costruito in questi anni un sistema di potere solido, reticolare, capace di occupare spazi che un’opposizione troppo debole e una sinistra non sempre in sintonia con i cambiamenti della Calabria reale hanno lasciato scoperti.
Detto questo, credo legittimo fare un’analisi di contesto: siamo stati costretti a una campagna elettorale lampo, nel pieno dell’estate, in una condizione che ha inevitabilmente favorito la coalizione uscente. Il presidente Occhiuto ha scelto il timing della competizione, e questo ha inciso molto.
Nelle condizioni date, siamo comunque riusciti in tempi brevissimi a costruire una coalizione larghissima — che però non definisco “campo largo”. È un’espressione che non mi ha mai convinta.
Io credo che i campi non si allarghino se non si coltivano con idee comuni, con un linguaggio e una postura condivisi, con una comunità che cresce giorno dopo giorno.
Per questo preferisco parlare di fronte di valori, di visione e di radicamento: un percorso politico fondato sulla responsabilità e sulla costruzione di senso, non sulla geometria delle alleanze.
Il Partito Democratico ha dimostrato grande generosità e spirito unitario. Pur avendo al proprio interno figure credibili e spendibili come il segretario regionale Nicola Irto, il più giovane senatore d’Italia, Ernesto Alecci, consigliere regionale uscente e oggi rieletto con un risultato che testimonia un forte radicamento, e il sindaco della più grande città della Calabria, Giuseppe Falcomatà, abbiamo accolto la candidatura espressa da un’altra forza politica e sostenuto Pasquale Tridico, A sostegno della coalizione il PD ha presentato due liste: quella del Partito Democratico, e una seconda, Democratici e Progressisti , la cui costruzione è stata approvata e votata in Direzione regionale.
Il risultato complessivo delle due liste rappresenta quasi la metà del consenso ottenuto dall’intera coalizione».
La candidatura di Tridico arriva a margine di settimane di tira e molla tra i partiti della coalizione. Era l’uomo giusto?
«In quello che lei definisce “tira e molla”, il nostro partito si è distinto per responsabilità e serietà: non hanno prevalso dinamiche egoistiche, ma il senso del dovere verso la coalizione.
Il confronto è durato appena venti giorni ed è stato reso più complesso dalle dimissioni agostane e dalla necessità di gestire una fase emergenziale. In regioni dove si voterà a scadenza naturale, le destre hanno solo di recente definito le proprie candidature…
Sì, Pasquale Tridico era il miglior candidato possibile: un profilo che ha consentito di tenere insieme sensibilità diverse — da Casa Riformista a Rifondazione Comunista — e che, in una fase così breve e complessa, ha rappresentato un risultato politico significativo e tutt’altro che scontato».
Stasi ieri ha detto: “La nostra gente tra una accozzaglia di potere e la sua brutta copia, preferisce l'originale”. Che idea si è fatta?
«Definire “accozzaglia” una coalizione larga, plurale e unita nel programma e nella condivisione del candidato presidente è un giudizio profondamente ingeneroso.
Lo stesso Stasi, va ricordato, aveva dato la propria disponibilità a fare il candidato presidente di quella coalizione che oggi definisce in maniera sprezzante “accozzaglia”.
Ripeto: è scorretto e ingeneroso liquidare così le stesse sigle politiche a cui, in tutte le sedi e attraverso i canali ufficiali, è stato chiesto di esprimersi sul suo nome.
Vale anche ricordare che la sua eventuale candidatura era sostenuta contemporaneamente da AVS e Italia Viva, quindi da Fratoianni, Bonelli e Renzi.
Di “accozzaglie”, c’è da riconoscerlo, Stasi se ne intende, ma in questo caso sbaglia — e anche parecchio.
Ciò detto, sono contenta che oggi riscopra il valore dei territori e affermi che bisogna “ripartire dal basso”: parole che condivido. Peccato, però, che i partiti che indicavano il suo nome alla presidenza abbiano chiesto più volte di spostare la discussione sul candidato presidente sul tavolo romano, cercando di sottrarre la decisione ai territori».
Per il sindaco di Corigliano Rossano, che abbiamo definito “Rottamatore”, è tempo che qualcuno ammetta la sconfitta dimettendosi. Non è che si riferiva a Pd e M5S che hanno trainato la campagna elettorale?
«Dovrebbe cominciare lui ad ammettere una sconfitta pesante nella sua città. In una provincia in cui Tridico ha raggiunto il 48%, con punte vicine al 60% nelle aree urbane, il risultato di Corigliano-Rossano è davvero impietoso.
Nella stessa intervista che le ha rilasciato, Stasi lamentava di non essere stato “utilizzato” abbastanza: curiosa scelta di verbo, quasi a voler apparire come un marchio o uno strumento da esposizione, poco valorizzato rispetto al suo presunto potenziale di successo assicurato. Eppure dobbiamo prendere atto che anche quando è stato appunto “utilizzato” — e mi riferisco al comizio di chiusura che ha tenuto nella sua città — non è evidentemente riuscito a convincere i suoi concittadini, come mostrano in maniera inequivocabile i numeri.
Quanto alla richiesta di dimissioni: di solito la fanno chi è iscritto o milita attivamente in un partito. Sinceramente non mi è chiaro in quale forza politica si riconosca Stasi. Più che rottamatore, sembra un commentatore perpetuo, animato forse da un senso di rivalsa per non aver ottenuto la candidatura a presidente, pronto a dispensare consigli e ricette senza, però, aver dato il buon esempio in campagna elettorale.
La sinistra non ha bisogno di rottamatori, lo dice la storia recente, ma di costruttori e pontieri. In questo Stasi dimostra inadeguatezza. Un politico che, fino a oggi, può annoverare nel suo curriculum di aver fatto perdere al centrosinistra la provincia di Cosenza e aver vinto le elezioni comunali frantumando tutti i partiti presenti sul territorio. Mi auguro che dalla Leopolda sia tornato anche con qualche idea nuova, oltre all’arroganza che troppo spesso caratterizza quella kermesse».
Gli eletti del Partito Democratico hanno carte d’identità più fresche rispetto ai vecchi eletti. Anche le aree di provenienza sono eterogenee.
«È vero. Il giovane sindaco progressista di Palmi, ad esempio, proviene dal civismo, ed ha ottenuto un risultato significativo, attestandosi su percentuali a due cifre. Questo rappresenta un chiaro segnale di presenza e radicamento nella Piana di Gioia Tauro, un’area in cui il centrosinistra ha storicamente incontrato difficoltà di penetrazione».
Ogni volta che si perde in Calabria, e si è alla terza sconfitta consecutiva, si avverte la necessità di “rimodulare il centrosinistra”. Anche il vento si è stufato di portar via sempre le stesse parole…
«Non rispondo delle precedenti sconfitte: le mie posizioni di allora, contrarie alle soluzioni adottate, sono pubbliche e facilmente verificabili nelle dichiarazioni rilasciate in quel periodo.Ricordo però un centrosinistra lacerato e un PD sotto commissariamento.
Questa sconfitta, invece, la considero un punto di ripartenza per due motivi. Il primo è di natura politica, legato alla alla postura assunta dal PD a livello nazionale e regionale; il secondo riguarda il dato elettorale: il PD, con le sue due liste raggiunge quasi il 20% migliorando rispetto sia alle precedenti elezioni regionali, sia alle politiche del 2022, sia alle europee del 2024.
Per quanto riguarda la metafora del vento “stufo” che lei utilizza, le rispondo che l’importante è che, anche se stufo, il vento soffi comunque.
Sul suo “stato d’animo” si potrà e si dovrà lavorare…».