Dai 30mila voti di Gallo al ritorno di Scopelliti che riporta Gallico alle urne: in Calabria vince ancora chi parla alle persone (non ai social)
Le Regionali in Calabria raccontano una verità chiara: vince chi conosce il territorio e parla con le persone. Il voto resta legato alle relazioni umane, non alla comunicazione digitale. Ecco un'analisi sul campo che ribalta le narrazioni sulla comunicazione politica digitale (che non c’è)
Il caso più emblematico di quanto accade nella comunicazione e nel rapporto politico tra candidati, territori e cittadini è quello di Reggio Calabria, dove analizzando le sezioni dalla settanta all'ottantuno dell'area di Gallico emerge un dato sconcertante. Gallico è una zona a reddito medio-basso, molto popolosa e con problematiche sociali evidenti e conosciute. Qui, dove nelle elezioni regionali precedenti l'affluenza media si attestava di molto sotto al trenta per cento, in alcune sezioni addirittura al diciotto o venticinque per cento, questa volta ha raggiunto una media di oltre il cinquanta, quasi il sessanta per cento. Parliamo di circa duecento-trecento votanti in più per ogni sezione, un fenomeno che non ha precedenti recenti.
Questo fenomeno è facilmente imputabile alla nuova discesa in campo di Peppe Scopelliti, già sindaco di Reggio Calabria dal 2002 al 2010 e presidente della Regione Calabria dal 2010 al 2014, che supportando la Lega ha riattivato relazioni e connessioni con i territori che fanno emergere la realtà della vita politica calabrese. Una realtà fatta di un confronto orale, fatto di promesse facili da smentire e mai da confermare, di un rapporto di relazione personale particolare, di risposta al bisogno singolo immediato, mai generale per il bene comune, e che tramite questa commistione di sentimento politico e vita vissuta porta al voto le persone determinando il risultato.
A Reggio Calabria città il centrodestra ha vinto 62% a 37%, con Roberto Occhiuto che ha ottenuto il sessantacinque virgola cinquantatré per cento nella provincia, pari a centoquarantatremila trecentosettantadue voti, contro il trentatré virgola cinquantasette per cento di Pasquale Tridico. L'affluenza nella provincia reggina si è attestata al quarantaquattro virgola novantaquattro per cento, con un picco a Reggio città di sei punti percentuali in più rispetto alla media regionale del 2021. Questo ci insegna che i social hanno sì effetto, ma poi sul territorio si parla un'altra lingua, una lingua fatta di presenza fisica, impegni diretti, intermediazione personalizzata. Scopelliti non aveva una campagna social strutturata, ma ha attivato le sue reti storiche e il risultato si è visto nelle urne.
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Un altro caso di grande over-performance che determina una vittoria inattesa è quello di Francesco De Cicco, lui stesso si definisce "consigliere del popolo". Con i suoi tremilottocento voti personali, De Cicco porta Tridico a vincere a Cosenza città con un risultato clamoroso: cinquantasette a quarantadue nella città del candidato presidente Occhiuto, nella provincia del più votato di tutta la Calabria. È facile individuare nello switch avvenuto nelle sezioni di Via Popilia e di altri quartieri popolosi e popolari, tipicamente le sezioni della "famiglia Gentile” e di altre realtà territoriali consolidate, il cuore pulsante di questa performance.
De Cicco, candidato nella lista Democratici Progressisti, ha fatto campagna elettorale porta a porta, ascolto diretto delle problematiche locali e risposte ai bisogni essenziali. Zero presenza digitale strutturata, massima presenza fisica. Il risultato è stato l'elezione in Consiglio regionale con una delle performance personali più significative del centrosinistra. Performance simile seppure in maniaera ridotta in Fratelli d’Italia, quella di Spadafora che come De Cicco è stato più per strada che sui social.
Tuttavia il dato dell'affluenza a Cosenza racconta un'altra storia: quasi dodici punti percentuali in meno rispetto alle precedenti regionali, attestandosi al 53,86%, contro il 65,26% del 2021 (in concomitanza c’erano le comunali), e comunque inferiore al 55% del 2019. Questo dato critico dimostra che nonostante alcune mobilitazioni locali, la capacità complessiva di attivazione della classe politica cittadina, seppur rappresentata da un gran numero di candidati (tra cui assessori e consiglieri comunali) è stata debole, anzi quasi controproducente.
Il paradosso di Corigliano-Rossano e l'assenza di Stasi
Un caso simile a quello di Cosenza, ma al contrario, è quello di Corigliano-Rossano, terzo comune calabrese per popolazione. Il sindaco Flavio Stasi, figura emergente del centrosinistra calabrese, che è stato a lungo in lizza per essere il candidato della coalizione, si era speso pubblicamente per Alleanza Verdi Sinistra in diversi eventi pubblici e per il centrosinistra in generale. Ma nella realtà dei fatti, persino a Corigliano-Rossano Gianluca Gallo ha preso più voti di Rosellina Madeo del Partito Democratico, poi eletta, che è la Presidente del Consiglio comunale, ha preso più voti del candidato di Alleanza Verdi Sinistra che doveva essere "supportato" da Stasi, e ha preso più voti anche dei due candidati locali Scutellà e Tavernise del Movimento Cinque Stelle.
Il dato più preoccupante è che a Corigliano-Rossano l'affluenza è stata molto più bassa, della media regionale (5 punti in meno) a dimostrazione che il potere di convocazione, di sindaco e consiglieri comunali è stato basso, o quasi nullo per le sorti del centrosinistra. Questo dimostra che Stasi non ha avuto la stessa capacità di attivare la cittadinanza di Scopelliti a Reggio o De Cicco a Cosenza. La presenza mediatica non basta: Stasi è molto presente sui social, ha visibilità nazionale, non ultima proprio nel weekend elettorale la sua partecipazione alla Leopolda, ma non ha saputo trasformare questa esposizione in mobilitazione territoriale effettiva. Il divario tra immagine pubblica e radicamento locale è evidente.
Se guardiamo le medie dell'affluenza, questo dato di attivazione locale dovuta a singoli politici capaci di coagulare il voto e portare le persone al seggio è tutto in quello che abbiamo analizzato: Cosenza segna meno dodici punti percentuali, Reggio Calabria più sei punti percentuali rispetto al passato. Catanzaro, Vibo, Crotone, Lamezia e altri centri si attestano su dati “normali” in linea con il trend generale.
Gianluca Gallo: trentamila risposte, trentamila voti
A confutare ancora di più il dato in cui il social lascia il posto all'essere animale sociale, ci pensa Gallo che incarna perfettamente la dimensione pre-digitale della politica espressa da Aristotele, che nella sua Politica, definiva l'uomo proprio come "animale politico" (zoon politikon), un essere che per natura vive e si realizza nella comunità. Con trentamilacentosessantacinque preferenze personali, Gianluca Gallo può essere definito probabilmente il candidato più votato d'Italia nel rapporto tra collegio elettorale e preferenze raggiunte. Dopo le ventunomila preferenze della scorsa tornata del 2021, Gallo è rimasto animale sociale: presente sul territorio, disponibile con tutti e, come dichiarato da tanti, senza mai perdere il garbo e la capacità di dialogo.
Inoltre non ha perso l'umanità. Si racconta che Gianluca Gallo in uno degli ultimi incontri pubblici sia crollato, stremato dalla stanchezza del suo tour all'interno della provincia, eppure dopo essersi ripreso non ha abbandonato l'evento, bensì ha continuato a stringere le mani fino a tarda sera e a dare risposte a tutte le domande degli elettori. Quando ci si chiede perché Gianluca Gallo ha preso trentamila preferenze, la risposta è semplice: perché probabilmente ha dato trentamila risposte guardando negli occhi le persone.
Seppur utilizzando i social, ha utilizzato di più quella che in Calabria sembra essere la strategia premiante: una vita sociale intensa, un dialogo aperto e trasversale. Da assessore regionale all'Agricoltura, possiamo dire che Gianluca Gallo non ha mai guardato al colore politico dell'interlocutore, ma più che altro alle proposte e alle ricadute reali per il territorio. Questo è stato ampiamente premiato, come dimostrano i voti presi anche in comuni a guida centrosinistra, dimostrando una capacità di attraversamento politico basata sulla credibilità personale e sul lavoro concreto.
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La dimostrazione che in Calabria la dinamica comunicativa e di marketing elettorale, per avere efficacia, passa soprattutto dalla presenza nei territori lo dimostrano anche i dati di candidati con profili medi. Guardando le apparizioni sul territorio di questi candidati minori, emerge che dove sono stati presenti fisicamente hanno mediamente preso più voti rispetto ai comuni dove invece non sono stati presenti. Anche qui: l'importanza di esserci, non virtualmente, ma fisicamente. Vito Pitaro di Noi Moderati, eletto con una presenza capillare a Vibo Valentia e provincia, ha ottenuto un risultato oltre le attese. Lo stesso vale per altri candidati che hanno fatto della presenza territoriale il loro cavallo di battaglia come Bevilacqua a Lamezia Terme e hinterland, Ranuccio nel reggino, Succurro e Brutto nel cosentino.
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In conclusione possiamo dire che per i calabresi ci sono tre necessità in campagna elettorale. La prima è che i candidati siano presenti sul territorio, dialogare, essere aperti, ascoltare, raccogliere indicazioni, dare risposte e fare promesse orali, facili da non mantenere ma da fare, dunque, si predilige il racconto e il confronto orale senza traccia rispetto ad accordi generali “scritti” o documentati. Anche il candidato Tridico ha fatto questo nelle ultime settimane, forse esagerando persino con promesse poco sostenibili come il bollo “sospeso” per le buche nelle strade, o l’assunzione dei giovani “green”.
Un secondo punto purtroppo ci riporta a un modello medievale di intendere la politica, con vassalli, valvassori e valvassini. Laddove i territori "danno" voti agli uomini del popolo che garantiscono di poter interlocuire poi con quello che viene visto come il potente dal cittadino elettore, questa dinamica va a valorizzare chi sta per strada e riesce a dialogare con il potere istituzionale. De Cicco si presenta come intermediario tra i cittadini e la Regione, Scopelliti ritorna come "ponte" tra aree marignali come Gallico e le istituzioni, Gallo da assessore diventa punto di riferimento per agricoltori e imprenditori. Sono tutti grandi portatori di voti ma al contempo grandi frequentatori del territorio, costruttori di relazioni personali che trascendono i programmi e le ideologie.
Il deserto digitale trasversale
Ora alla luce dei dati e di quello che il territorio ci restituisce, rispetto alla percezione della mappa, guardiamo ancora alla comunicazione di questi candidati e di queste elezioni pensando che i social abbiano fatta la differenza, oppure, vogliamo guardare ai dati, a quello che ci dicono le sezioni elettorali, e capire che la vera differenza in tutti i territori l'hanno fatta le persone che si spendono e si fanno conoscere (e apprezzare)? Anche perché, postilla in conclusione, la comunicazione di tutti i candidati, da quelli presidente ai candidati consiglieri, è stata fragile. Senza spot video chiari che avessero messaggi determinati, senza programmi definiti e partecipativi, senza claim ripetuti che diventassero dei refrain forti e riconoscibili.
Persino il "In quattro anni più che in quaranta" di Occhiuto si è sentito poco in giro: c'è stato sui manifesti, ma non è stato il leitmotiv della campagna elettorale. Per non parlare dei candidati consiglieri: quasi nessuno aveva un sito web, un programma, una proposta politica, una biografia. Quasi nessuno, e questo è l'errore più grave, aveva un contatto mail pubblico, anche semplicemente per essere contattato dai giornalisti. Questo fa capire quanto anche il candidato pensi più alle relazioni dirette che ha, magari con giornalisti e "portatori di voti", anziché, pensare ad aprirsi a proposte e a contatti esterni fondamentali in campagna elettorale. E rende l’idea di quanto poco candidati e staff conoscano la comunicazione, intendendola meramente come mezzo unidirezionale e non come strumento di coinvolgimento, confronto e creazione di relazione e valore.
Strategia, non tattica
Questo ci fa capire la scarsa attenzione di tutti i candidati, trasversalmente, a quella che è realmente la comunicazione politica, che non è un'attività tattica da ridurre al periodo elettorale, ma un'attività strategica che si costruisce unendo la comunicazione online dei social, del sito web, dei video, con quella offline della presenza, del dialogo e del garbo nell'approcciarsi ai cittadini. E soprattutto, si costruisce quando la campagna elettorale non c'è, quando spesso la campagna elettorale non è nemmeno immaginabile. Sono queste le cose che fanno la differenza, sono queste le cose su cui molti dovrebbero riflettere.
In primis nel centrosinistra, dove ci si riduce sempre all'ultimo minuto per una proposta politica che non diventa mai credibile. La candidatura di Tridico è stata decisa dopo lunghe trattative, i programmi sono rimasti generici e poco distintivi, la mancanza di radicamento territoriale reale si è fatta sentire. Il dato del Movimento Cinque Stelle è emblematico: dal ventinove per cento delle politiche del 2022 al sei virgola quattro per cento delle regionali 2025, un crollo di ventidue virgola sei punti percentuali. Questo crollo andava previsto e contrastato con una strategia territoriale chiara, forte, strutturata nel tempo, non solo con la candidatura di Tridico come vessillo d’area.
Ma anche nel centrodestra, se ci si vuole affrancare dai singoli ed effettivamente proporre alla Calabria una struttura e una strategia politica che abbia delle idee, delle direttrici chiare, serve una riflessione. Senza Gallo e i suoi trentamila voti, senza Scopelliti e la mobilitazione di Gallico, senza Cannizzaro e il coordinamento reggino, cosa rimane della vittoria di Occhiuto? Una struttura di partito o una somma di feudi personali? La domanda resta aperta e sarà centrale, per la Calabria e la politica locale, nei prossimi cinque anni di governo regionale.
Guardare la luna
Le elezioni regionali calabresi 2025 ci insegnano che i social media sono sovrastimati come strumento di conversione elettorale in contesti ad alto radicamento territoriale, soprattutto se usati malamente e all’ultimo minuto, senza strategia e competenza, senza messaggio ed identità; che la presenza fisica resti determinante come dimostrano i dati di Gallico, Cosenza e la performance di Gallo, e che le promesse orali non verificabili sono ancora la moneta di scambio politica principale, ce lo raccontano i dati, gli eletti. La comunicazione digitale strutturata è assente trasversalmente in tutti gli schieramenti, ma non per questo le elezioni sono meno "vinte" o "perse". Il modello è ancora medievale: chi controlla il territorio controlla il voto.
Vogliamo continuare a raccontarci che i social hanno deciso queste elezioni? O vogliamo guardare i dati, le sezioni elettorali, l'affluenza differenziata e capire che la Calabria vota ancora con logiche pre-digitali? La risposta è nella seconda ipotesi. E fino a quando non cambierà il tessuto socio-economico della regione, fino a quando non ci sarà maggiore alfabetizzazione digitale, fino a quando le reti clientelari resteranno forti e i media locali deboli, continueremo a vedere le stesse dinamiche ripetersi elezione dopo elezione.
La comunicazione politica in Calabria non è un problema di claim accattivanti o di campagne Facebook, video TikTok e reel Instagram. È un problema di antropologia politica, di come si costruiscono e mantengono le relazioni di potere in un territorio complesso, frammentato, dove la parola data a voce conta più di mille post sui social. È la lezione che candidati e partiti dovrebbero imparare, se vogliono davvero comprendere come funziona il consenso in questa regione. Per ora, chi ha capito questa lezione ha vinto. Chi ha guardato solo ai like e alle condivisioni ha perso, anche quando aveva più follower. Ovviamente, se mai ci sarà qualche politico che ad una buona presenza sul territorio unirà una comunicazione, a 360 gradi, di valore, con idee e proposte, con strategia e costanza, allora potremo valutare la risposta dei calabresi alla comunicazione politica, che finora resta poco conosciuta e frequentata.
*esperto di comunicazione politica