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09/04/2025 ore 11.37
Politica

Emergenza sanità, il Pd: «Visione ospedale centrica è un errore, serve investire sulla medicina territoriale»

All’indomani del Consiglio regionale intervengono il capogruppo Bevacqua e Bruni. L’attacco a Occhiuto: «Sua gestione fallimentare, lo stato di emergenza approvato dal Consiglio dei ministri ne è la certificazione»

di Redazione Politica

«Il dibattito di ieri ha dimostrato quanto fosse necessario convocare un Consiglio ad hoc sulla sanità, che come opposizione abbiamo chiesto con forza, per discutere di un tema così fondamentale per la qualità della vita dei calabresi». A sostenerlo, il giorno dopo la seduta a Palazzo Campanella, è il capogruppo del Pd in Consiglio regionale Mimmo Bevacqua che ringrazia i consiglieri del gruppo dem Bruni, Alecci, Muraca e Mammoliti per il contributo dato al dibattito, durante il quale – scrive – «abbiamo messo in evidenza la gravità delle scelte politiche fatte dalla giunta regionale e dal governo nazionale, che hanno contribuito a rendere il nostro sistema sanitario sempre più fragile».

«Dopo 15 anni di commissariamento, iniziato sotto la giunta Scopelliti – afferma Bevacqua ricordando anche che il centrodestra governa la regione da 10 dieci anni su 15 -, la Calabria continua a subire politiche che hanno favorito la migrazione sanitaria, portando risorse e cure lontano dalla nostra regione. Davanti alla continua emergenza che i cittadini vivono sulla propria pelle non basta dire, come ripetono la maggioranza di centrodestra e Occhiuto, che in Calabria è cambiata la musica, perché la realtà ci mostra una sanità che continua a non rispondere ai bisogni dei cittadini».

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«La richiesta di pieni poteri sull’edilizia sanitaria – spiega ancora il capogruppo dem - è segno evidente di una debolezza legata all’incapacità di una gestione, come lo smantellamento del Dipartimento alla sanità dimostra, che non ha saputo raggiungere gli obiettivi prefissati. La mancanza di una visione sulla sanità l’avevamo già manifestata in occasione della presentazione del piano sulla rete ospedaliera da parte dal governatore, considerandolo un mero atto burocratico che si limitava a mutuare la proposta già avanzata dall’ex commissario Scura. Un piano che non teneva conto delle mutate esigenze regionali e della necessità di potenziare l’assistenza territoriale, i servizi per le aree interne e, complessivamente, i servizi sociosanitari. Inoltre, i progetti su ospedali, come quelli di Palmi e Vibo, così come quella della Sibaritide, non sono frutto di una visione del presidente Occhiuti, ma risalgono a ordinanze del 2007, e non sono certo intestabili a Occhiuto che sta solo procedendo nel solco della continuità istituzionale».

Bevacqua, inoltre, sottolinea «l'inadeguatezza» dell’approccio ospedale centrico alla luce della specificità del territorio calabrese. «La nostra regione ha una popolazione che invecchia e le aree interne sono sempre più isolate. Continuare a pensare di risolvere tutto solo con gli ospedali è un errore storico. Servono investimenti in assistenza territoriale, servizi sociosanitari e strutture più vicine ai cittadini, per garantire a tutti, anche nei piccoli centri, il diritto alla salute ed evitare l’ingolfamento dei pronto soccorso».

Il capogruppo del Pd formula infine una proposta per il futuro. «Chiediamo la creazione di un osservatorio regionale permanente, aperto a tutte le forze sociali e sindacali, per lavorare insieme e trovare soluzioni concrete e adeguate alle reali esigenze del territorio».

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Sull’emergenza sanità, all’indomani del Consiglio, interviene pure la consigliera dem Amalia Bruni: «Altro che cambiamento, la sanità calabrese è ostaggio di una gestione fallimentare, opaca e autoreferenziale. Le risposte del presidente Occhiuto sono insoddisfacenti e il suo atteggiamento, chiuso al dialogo e incapace di costruire un confronto costruttivo, danneggia ulteriormente la Calabria». 

Bruni non risparmia critiche al presidente-commissario: «Fin dalla sua nomina, avevamo espresso disponibilità a collaborare per affrontare la ricostruzione del sistema sanitario. Invece ci siamo trovati davanti un uomo solo al comando, intento più ad annunciare che a risolvere, in una narrazione mediatica distante anni luce dalla realtà».

L’istituzione dello stato di emergenza da parte del Consiglio dei ministri, evidenzia la consigliera, «è la certificazione del fallimento del commissariamento in corso. Si consegnano poteri straordinari a chi, nei fatti, non ha dimostrato di saper gestire quelli ordinari». Poteri che – ammonisce – «possono diventare pericolosi senza trasparenza e controllo».

Bruni attacca anche l’assenza di una strategia: «Non esiste un vero piano sanitario. Solo una produzione massiva di Dca, ma senza visione, senza collegamenti con le esigenze dei territori, senza efficacia. Azienda Zero, presentata come la grande rivoluzione, è un’operazione mai decollata che ha svuotato le aziende sanitarie senza portare alcun risultato concreto».

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In un quadro drammatico, a peggiorare è anche il dato sull’emigrazione sanitaria: «Nel 2022 la spesa per la mobilità passiva è salita a oltre 300 milioni di euro. Un numero che testimonia come i cittadini calabresi siano costretti a fuggire da una sanità che non garantisce cure, prestazioni, dignità».

Particolarmente critico il passaggio sui fondi del Pnrr: «Dei 61 progetti per le Case della Comunità previsti, a gennaio non ne risultava attivo neanche uno. E mancano ancora oltre 120 grandi apparecchiature da acquistare, nonostante i fondi siano disponibili. È un fallimento su tutta la linea».

Bruni richiama l’urgenza di risposte anche su personale e servizi: «Ci chiediamo quanti medici specializzandi siano stati assunti, quante nuove unità operative siano state accreditate per l’alta formazione. La risposta, purtroppo, non è pervenuta». Sul fronte dell’emergenza-urgenza la consigliera Pd è durissima: «È un sistema al collasso. Ambulanze senza medici, personale al limite del burnout, ritardi inaccettabili come quello accaduto a Cutro, dove un neonato ha atteso 40 minuti un’eliambulanza arrivata addirittura senza carburante».

Bruni conclude con un appello: «Serve un cambio di rotta radicale. Basta promesse non mantenute. Serve un progetto condiviso, una rete di servizi territoriali efficiente, il rafforzamento dell’assistenza domiciliare, della medicina generale, della prevenzione. La sanità non si governa con gli slogan, ma con il confronto, la programmazione e il rispetto per la vita dei cittadini».