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23/06/2025 ore 07.21
Politica

Europa in tailleur pastello: Ursula von der Leyen e il lungo addio al protagonismo continentale

Presidente della Commissione, madre di sette figli, ex ministra tedesca: von der Leyen è il volto garbato dell’Ue che osserva senza incidere, mentre i popoli attendono risposte concrete

di Tacco di Ghino
Ursula von der Leyen

Ursula von der Leyen, ovvero una regina senza regno, sempre perfetta, lo sguardo fermo e la compostezza di chi ha studiato nei salotti giusti. È la Presidente della Commissione Europea, ma potrebbe benissimo essere uscita da una serie TV su nobildonne tedesche trapiantate a Bruxelles con l’animo illuminista e un’agenda piena di vertici. Donna di cultura, madre di sette figli, Ursula è l’incarnazione plastica di quell’Europa che sogna ad occhi aperti mentre il mondo brucia.

Nel suo tailleur color pastello è la metafora perfetta dell’Unione: colta, elegante, brillante ma incapace di accendersi. Parla tutte le lingue, ma raramente dice qualcosa che scaldi i cuori. Le sue conferenze stampa sono opere d’arte della non-decisione: un capolavoro di parole ben pettinate che si affacciano sull’abisso del nulla.

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Sotto la sua guida, l’Europa ha fatto passi importanti, ma sempre con la grazia un po’ lenta di chi ha paura di sporcarsi le scarpe. E qualcosa non torna: nel mondo dove Trump tuona, Putin bombarda, Xi pianifica e Netanyahu distrugge, l’Europa sembra una perfetta assente. Come quella dama che a un importante ricevimento, nessuno la invita a ballare.

Ursula è il ritratto in miniatura del Vecchio Continente. Nobiltà antica, portamento raffinato, grandi ideali in una cornice d’oro. Ma dentro la cornice, la tela sbiadisce: i popoli si disinnamorano, i giovani emigrano, i partiti urlano la loro inconsistenza, i confini traballano. E mentre i grandi del mondo fanno la storia, l’Europa timidamente la commenta, spesso in ritardo.

Von der Leyen prova a tenere insieme tutto: Est e Ovest, Nord e Sud, austerità e rilancio, pace e deterrenza. Ma sembra spesso un’acrobata su un filo che si tende sempre di più sopra il vuoto.

In fondo, Ursula è esattamente l’Europa: bellissima, civilissima, educatissima, ma smarrita. Troppo sofisticata per alzare la voce, troppo stanca per disegnare il futuro.

Un continente in tailleur che cerca ancora il proprio destino, ma rischia di confondersi con il proprio decoro.

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