Gallo: «Non ci piangiamo più addosso, la Calabria ora si fa valere. Colpito troppo il settore della cannabis light»
L’assessore regionale all’Agricoltura rivendica il primato nella spesa dei fondi europei, difende le politiche su fiere e qualità produttiva, affronta i nodi di siccità e aree interne e ribadisce il ruolo di Forza Italia nel governo nazionale e regionale
Trentamila voti soltanto nella circoscrizione Nord, ma punto di riferimento per l’intero territorio calabrese. L’assessore all’Agricoltura Gianluca Gallo è forte di un exploit degno di altro tipo di elezioni, ma dribbla la domanda su Politiche ed Europee («per me hanno sempre deciso i cittadini»). Loda le capacità del governatore Occhiuto tenendosi equidistante dal segretario nazionale Tajani a cui riconosce il merito di aver rivitalizzato il partito.
L’esponente di Forza Italia, che detiene anche la delega alle Aree interne, davanti a scenari ambientali e sociali in costante mutazione, ritiene fondamentale «recuperare il tempo perduto e aprirci alle consapevolmente e responsabilmente alle nuove tecnologie». C’è spazio, inoltre, anche per un giudizio sulla morsa voluta dalla Lega sulla cannabis light: «Credo si sia finito col comprimere eccessivamente lo sviluppo del settore» ha detto senza girarci intorno.
Gallo, la Calabria è risultata prima nella spesa di fondi europei per l’Agricoltura. Percentuale più alta del Veneto. L’apprezzamento per le politiche agricole della Regione è stato espresso alle ultime elezioni: 30mila voti non arrivano dal nulla. Concorda?
«Un risultato straordinario, costruito passo dopo passo, frutto del lavoro svolto in questi anni, ma anche di una forte mobilitazione sul territorio di tanti uomini e donne che hanno riconosciuto e condiviso, con il loro voto, una proposta politica chiara, basata su impegno e senso responsabilità: è a loro che ancora oggi, anche a urne chiuse e lontane, sento di dover riservare l’abbraccio più forte».
Non ha mai nascosto che si aspettava un risultato importante. La sua convinzione da dove derivava? Dove ritiene di avere fatto la differenza e dove vuole farla in questa consiliatura?
«Le certezze nella vita non esistono, figurarsi in politica. Semplicemente, avvertivo la sensazione che attorno alla giunta guidata dal presidente Occhiuto, e poi anche attorno alla mia persona, crescessero ogni giorno, col passare del tempo, sentimenti positivi e apprezzamenti per l’impegno profuso, nello specifico, nel settore dell’agricoltura ed in quello della mobilità, come pure sui fronti delle aree interne e della tutela delle minoranze linguistiche. Non ci siamo risparmiati, abbiamo unito visione a capacità di realizzazione, abbinando a ciò una costante disponibilità nei riguardi di imprese, associazioni di categoria, cittadini. Porte aperte al dialogo ed al confronto, disponibilità all’ascolto e concretezza credo siano state, alla fine, il valore aggiunto che proverò a coltivare ancor più anche nella consiliatura appena iniziata, che penso possa essere utile a completare progetti importanti, a traghettare la Calabria fuori da molte emergenze del passato per restituirla, finalmente, ad una dimensione moderna».
Il suo consenso impone pensieri di altra natura: finito il lavoro in Calabria le piacerebbe più Roma o Bruxelles?
«Per me hanno scelto sempre i cittadini: prima quando ero sindaco della mia Cassano, poi da consigliere regionale e, da qualche anno a questa parte, da assessore. Ho avuto la fortuna di poter svolgere un lavoro che amo. Continuerò su questa strada fin quando ne avrò la possibilità, senza inseguire ambizioni od orizzonti di altra natura. Resto a disposizione della mia gente, nell’ambito di una forza politica e di una coalizione per le quali politicamente profondo impegno e dedizione».
Siccità, spopolamento, lavoro nero. Sono i tre nemici numeri uno dell’agricoltura e delle aree interne. Come vuole esorcizzare questi demoni?
«Si tratta di questioni e processi di carattere generale, che non riguardano solo la Calabria ed a cui, in questi anni, abbiamo offerto risposta nell’ambito delle strategie comunitarie e nazionali, ma anche con risposte specifiche, di carattere regionale. Davanti a scenari ambientali e sociali in costante mutazione, abbiamo un dovere: recuperare il tempo perduto, aprirci alle consapevolmente e responsabilmente alle nuove tecnologie, programmare sempre meglio l’uso delle risorse disponibili, tenere la persona al centro di ogni scelta, perseguire la legalità. Puntare sull’agricoltura di qualità, come sulle peculiarità ineguagliabili dei nostri borghi, significa creare le condizioni di uno sviluppo sostenibile, utile ad arginare, se non ad annullare, fenomeni di crisi che rappresentano una zavorra per la nostra terra».
Lei ha la delega alle Fiere. Vinitaly criticato dall’opposizione e santificato dalla maggioranza. Cosa porta alla Calabria?
«In realtà, ho sempre registrato, attraverso presenze e dichiarazioni pubbliche, un apprezzamento alquanto trasversale rispetto all’attività svolta nel campo della promozione. Perché il lavoro svolto ha avuto ricadute positive sulle aziende, su migliaia di lavoratori, sull’intero comparto, in termini produttivi ma anche di crescita dei livelli qualitativi e dell’immagine di una Calabria che ha dimostrato la sua straordinarietà. Ma il risultato ancor più grande, se possibile, può essere considerato quello della consapevolezza acquisita: eventi come il Vinitaly, con il Vinitaly and the city poi divenuto un format calabrese con tappa a Sibari, come del resto la riproposizione della formula itinerante del Merano Wine Festival e Cirò e, nei giorni scorsi, del Sol a Catanzaro, testimoniano che la Calabria ha voltato pagina. Non ci si piange più addosso, non si resta ad attendere che altri decidano per noi: al contrario, ci si rimbocca le maniche e ci si fa valere valorizzando al meglio le risorse calabresi e l’ingegno di tanti uomini e donne laboriosi della nostra terra».
Domanda strettamente politica: era a Roma per “In libertà”, le piacerebbe Occhiuto segretario?
«Roberto ha dimostrato, con il suo impegno quotidiano, di essere un grande e ottimo Presidente di Regione e di poter svolgere, con la stessa bravura e con risultati eccellenti, per come del resto è sempre stato, ruoli di guida politica. Ha sempre privilegiato il lavoro di squadra: con questo spirito, credo riusciremo a dare a Forza Italia un sempre maggior contributo in termini di idee e proposte, contribuendo all’elaborazione e affermazione di una visione politica liberale nel nostro Paese».
La sua Forza Italia ideale è quella fulcro di un grande centro o si trova a suo agio con le destre di governo proprio su tutti i temi? Ad esempio i Berlusconi (ed Occhiuto) parlano molto di diritti civili…
«Forza Italia, con la segreteria di Antonio Tajani ed il lavoro sul territorio di tanti eletti, ha dimostrato anzitutto grande vitalità: eravamo dati per spacciati, siamo arrivati a toccare il 10%, con un radicamento importante. Se questo è avvenuto, lo si deve certo alle capacità organizzative messe in campo, ma ancor più – io credo – alla dimensione di una proposta politica capace di aggregare, su temi identitari forti e riconoscibili. Si dirà: si può fare di più e meglio. Nessuno ne dubita. Per questo non mancherà il contributo a sostenere il prosieguo di un cammino che sembrava destinato ad interrompersi con la morte del fondatore Silvio Berlusconi e che invece può e deve proseguire, proprio nel suo nome ed a partire dalle sue battaglie per i diritti civili e, più in generale, per la costruzione di un’Italia libera e liberale».
Chiudiamo con la cannabis light. In Calabria il decreto Salvini colpisce tante aziende. Perfino il suo ex collega del Veneto Caner lo criticò qualche mese fa. Lei che idea si è fatto?
«Credo si sia finito col comprimere eccessivamente lo sviluppo del settore. In Commissione Politiche Agricole, proprio sotto la guida dell’allora coordinatore Federico Caner, il tema è stato più volte dibattuto, concordando sulla necessità di un approfondimento utile a garantire, nel pieno rispetto delle norme e dei principi di legalità e tutela della sicurezza pubblica perseguiti dal decreto, l’attività di moltissime aziende e di migliaia di lavoratori, oltre che la sopravvivenza e lo sviluppo di un settore oggettivamente meritevole – anche per ragioni diverse da quelle occupazionali – di attenzione e sostegno».