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17/05/2025 ore 08.51
Politica

Gaza e Ucraina, il falò ipocrita della geopolitica: Perfidia mette a nudo la farsa della diplomazia mondiale

Il mondo è in fiamme e il dibattito si accende nel talk politico di LaC Tv. La scrittrice Alberti denuncia l’anestesia morale nei commenti occidentali sulla guerra. Molinari (Lega) dipinge Trump come un mediatore di buona volontà. E il socialista Maraio chiede un’Italia non inginocchiata agli Usa

di Luca Varani

Nella nuova puntata di Perfidia, il talk più pungente del panorama televisivo, si accendono i riflettori sull’incendio globale che sta divorando Gaza, l’Ucraina e ogni residuo di coerenza diplomatica. Tanti gli ospiti, tante le opinioni ma una sola certezza: la politica, più che spegnere fuochi, oggi pare esperta nell’alimentarli. La brace sia con voi... e anche con il vostro cinismo. Il titolo della puntata è una blasfemia sarcastica, una provocazione che diventa sintesi. In un’epoca in cui il fuoco è ovunque — metaforico e reale — ciò che manca non sono le dichiarazioni ma la volontà politica di cambiare rotta. La graticola non è solo un simbolo: è la nostra condizione permanente. E il peggio è che ci abbiamo fatto l’abitudine.

Gaza e Ucraina: quanto fumo… negli occhi

La puntata si rivela immediatamente, per le tematiche affrontate, un vero spettacolo di ambiguità e contorsioni verbali. Dalla Striscia di Gaza al Donbass, le parole dei leader internazionali sembrano sempre più spesso partorite da una macchina della nebbia: confuse, reticenti, volutamente sospese. A Istanbul, Putin e Zelensky non si sono incontrati, come da copione. La trattativa auspicata da più parti finisce bruciata ancora prima di accendersi. Il cardinale Pietro Parolin non usando giri di parole di circostanza, l'apostrofa come un drammatico "fallimento", una parola che dovrebbe pesare come piombo ma che, invece, scivola via leggera come cenere su una grill mondiale sempre più rovente.

Perfidia: l’unico talk in cui anche il silenzio assume un tono tagliente

E allora ci pensa la conduttrice Antonella Grippo, vera regina della provocazione ragionata, ad orchestrare un dibattito in cui le parole sono scintille e le pause colpi d’incudine. Facendo emergere e mettendo a nudo contraddizioni con domande chirurgiche, mai banali, spesso scomode. E proprio qui la trasmissione mostra il suo vero valore, il suo dna naturale: Perfidia non asseconda, stana. Attraverso il consueto parterre di ospiti dalle opinioni più disparate: la scrittrice Barbara Alberti, il politico Claudio Signorile, Riccardo Molinari (capogruppo alla Camera della Lega), il politologo Gianfranco Pasquino, Francesco Giubilei (Nazione Futura), Paola De Micheli (PD), Alfredo Antoniozzi (Fratelli d’Italia), Enzo Maraio (leader del Partito Socialista Italiano), Antonio Lo Schiavo (Liberamente Progressisti) e Giorgio Cremaschi (Potere al Popolo).

Politica e ignavia: lo show della retorica vuota

Tra gli ospiti, la Alberti, con la sua lucida follia letteraria, denuncia l’“anestesia morale” che permea i commenti occidentali sulla guerra, dove – sorprendentemente – è la Chiesa a pronunciarsi in maniera precisa con “qualcosa di sinistra”, scomodando il Nanni Moretti di Aprile, deliziosa citazione cinefila.
Lo Schiavo sottolinea come dietro ad ogni conflitto la vera motivazione - al netto delle questioni sociali spesso di facciata – ci sia sempre il denaro: una vecchia regola alla quale certo non sfugge l'attualità, le consuete "criminali convenienze" che tengono viva la guerra. D'altronde chi ci guadagna non vuole certo la pace. Riccardo Molinari riconosce a Trump il ruolo di mediatore attivo di buona volontà, tessendone un neanche tanto sottile elogio, mentre Maraio rivendica l’italica libertà nel non dovere essere necessariamente inginocchiati agli USA, soprattutto da parte di un centrodestra che appare diviso al suo interno.

A quel punto il leghista coglie l’involontario assist e schiaccia a canestro, da vero e proprio fuoriclasse del “senti chi parla”: «Il Pd ha un gruppo parlamentare spaccato a metà». Come a dire… se il governo è una barca con i rematori che ogni tanto perdono il ritmo coeso, il Pd è una canoa dove metà rema, metà frena… e l’altra metà chiede se sia davvero giusto andare in quella direzione!
Signorile, Pasquino e Cremaschi offrono interessanti letture storiche e istituzionali, sempre con l’amaro in bocca. L’ignavia sembra essere il condimento preferito di questo banchetto, il topping che tutti vogliono utilizzare sulla carne che sfrigola sopra i carboni ardenti, in questa surreale grigliata in largo anticipo su Ferragosto.

Destra e sinistra: fuoco incrociato e parole di fumo

Il talk, anche in questa puntata, mantiene la sua naturale vocazione alla pluralità ideologica. Francesco Giubilei, esponente della destra culturale, difende posizioni atlantiste, mentre Antonio Lo Schiavo prova a riportare l’attenzione sui diritti umani. Ma chi ha davvero il coraggio di spegnere veramente il fuoco, senza temere di restare al buio? O peggio, fuori dal palcoscenico mediatico? Al pubblico del talk il compito di rispondere.

E mentre il mondo brucia... l’Occidente che fa?

L’impressione, alla fine, è chiara: la politica occidentale si muove come un vigile del fuoco con l’accendino in tasca. Siamo spettatori di un gigantesco teatro di ipocrisia in cui la diplomazia è diventata uno slogan vuoto e la pace un concetto da talk show, buono solo a fare share.

Cosa ci può salvare ora?

Alla fine, resta una domanda sospesa tra le fiamme: chi potrà salvarci da questa potenziale apocalisse? Una nuova diplomazia? Un’Europa finalmente coraggiosa? O forse, più semplicemente, la verità? Ma, come dice il vecchio motto... “La verità è come la brace: se la tocchi, ti bruci. Meglio tenerla sotto il tappeto”. Dal barbecue avanzerà qualche salsiccia o Trump, Putin e Netanyahu spazzoleranno tutto con la loro proverbiale golosità?!? Forse ci toccherà diventare vegetariani.