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18/11/2025 ore 09.33
Politica

Il centrodestra in Calabria torna al passato e moltiplica le poltrone: oltre ai nuovi assessori ecco anche due sottosegretari

Oltre all’adeguamento alla normativa nazionale che ingrasserà la giunta regionale, la maggioranza porta in Consiglio regionale una proposta che allargherà «a costo zero» la squadra di Occhiuto con due figure intermedie che Scopelliti aveva “cancellato” nel 2010. La legge salta il passaggio in Commissione e arriva direttamente in Aula

di Pablo Petrasso

Il sale è nella coda del prossimo consiglio regionale (in agenda per giovedì 20 novembre) dedicato per lo più all’approvazione di documenti contabili. Al numero 10, però, appare una formuletta burocratica pensata per (e destinata a) cambiare l’architettura istituzionale del potere in Calabria. E che introduce due novità. La prima, ampiamente prevista e annunciata, è l’allargamento della giunta: come previsto dalla normativa nazionale si passerà da sette a nove. La seconda certifica un grande ritorno, quello dei sottosegretari che hanno già segnato una breve fase politica in Calabria (tra giunta guidata da Agazio Loiero e quella targata Giuseppe Scopelliti): Occhiuto potrà nominarne due.

Quattro nuove poltrone che, si premura di ricordare più volte la proposta di Legge statutaria in arrivo a Palazzo Campanella (firmata da Domenico Giannetta, Pierluigi Caputo, Giuseppe Mattiani, Vito Pitaro e Angelo Brutto), saranno aggiunte senza «nuovi o maggiori oneri a carico del bilancio regionale». Posti a costo zero per le casse regionali – si vedrà come – ma con un peso politico elevato: permetteranno alla maggioranza di sistemare i «torti» subiti (copyright Noi Moderati) nella formazione dell’Occhiuto bis e ridefinire questioni rimaste in sospeso con pezzi di Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia che reclamano spazio dopo aver contribuito alla netta vittoria alle Regionali.

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La proposta – in linea con quanto già accaduto nella passata legislatura anche per provvedimenti importanti – non fa il classico giro istituzionale in Commissione: arriverà direttamente in Aula. Un fatto che di solito fa imbufalire le opposizioni: per ora, però, nessuno ha preso posizione pubblicamente per commentare. Quasi nessuno, a dire il vero. Il Partito democratico ha il suo daffare per affrontare il caso Falcomatà a Reggio Calabria: lo scontro tra il sindaco e il partito regionale (leggasi il segretario Nicola Irto) è esploso dopo le Regionali e gli zero tituli raccolti dal primo cittadino in Consiglio regionale. Dopo la sfiducia recapitata ieri in Consiglio comunale dai dem lo scontro è finito sui tavoli romani, per Falcomatà è iniziato una sorta di corteggiamento da parte di Casa riformista. Insomma, la partita è apertissima e consuma gran parte delle energie del Pd. Chi si è posto un problema tanto semplice quanto sostanziale è un consigliere d’opposizione eletto in Democratici progressisti ma che non ha la tessera del Partito democratico. Francesco De Cicco ha sollevato la questione sui social qualche giorno fa (quando ancora non si sapeva dei sottosegretari): «In questi giorni si discute della possibilità di aumentare il numero degli assessori regionali da 7 a 9. Una scelta che può avere le sue motivazioni, ma che ci porta a una domanda semplice e legittima: è davvero questa la priorità della Calabria oggi?». Dunque, sottolinea il consigliere, «mentre si parla di ampliare la Giunta, i cittadini continuano a fare i conti con problemi ben più urgenti: una sanità in affanno, emergenze idriche sempre più frequenti, strade e infrastrutture in difficoltà, servizi essenziali che mostrano limiti evidenti. La Calabria ha bisogno prima di risposte non di nuovi posti». Questa la linea di De Cicco, Pd non (ancora) pervenuto.

Occhiuto chiude il cerchio e il centrodestra ripristina ciò che il centrodestra aveva abrogato nel 2010. Ora torna la possibilità della nomina per il presidente della giunta regionale. Il nodo sarà capire come garantire l’invarianza finanziaria e, soprattutto, in che modo le nuove postazioni saranno funzionali a puntellare la maggioranza.