«Il mio abbraccio a Reggio»: Giuseppe Falcomatà saluta la città nell’ultimo comizio da sindaco prima delle Regionali
VIDEO | In Piazza De Nava per celebrare dieci anni di governo, tra emozioni, errori e scelte coraggiose, raccontati in un discorso d’addio che diventa promessa d’amore per la città. Ora la sfida si sposta alla Regione, ma il legame con Reggio Calabria resta intatto
Giuseppe Falcomatà è stato accolto da una folla calorosa ieri sera in Piazza De Nava, dove ha tenuto l’ultimo comizio da sindaco di Reggio Calabria. Non un semplice evento elettorale, ma un saluto sentito e appassionato alla città che lo ha visto crescere da giovane amministratore a protagonista della scena politica regionale.
Il palco, illuminato dalle luci della piazza e dal calore di centinaia di cittadini, è stato il teatro di un lungo abbraccio collettivo. Tra applausi, cori e commozione, Falcomatà ha ripercorso i suoi dieci anni alla guida della città, una “montagna russa” fatta di sogni, difficoltà, cadute e rinascite. Non è solo la fine di una campagna elettorale, è il saluto dopo dieci anni intensi, un’altalena anche emotiva. «Abbiamo cercato di interpretare sogni, speranze e aspettative. Abbiamo lavorato su tutte le situazioni aperte, dai servizi al lavoro, dalle opere pubbliche al welfare. Siamo orgogliosi della strada fatta, pur consapevoli che si può sempre fare di più e meglio».
La sua è stata una riflessione lucida e appassionata, che non ha nascosto gli errori ma ha rivendicato con forza la scelta – difficile ma doverosa – di non dichiarare il dissesto del Comune. «Sarebbe stato facile farlo – ha detto – ma quella sarebbe stata la pietra tombale sulla città. Abbiamo scelto la strada più giusta, anche se era la più difficile. Perché dietro quei 400 milioni di debiti c’erano i sacrifici, il lavoro e la dignità di tanti cittadini».
Nel suo intervento, Falcomatà ha voluto anche tracciare la rotta per il futuro, indicando con chiarezza il suo impegno in Regione: dare finalmente alla Città Metropolitana le funzioni e le risorse che le spettano, dopo anni di scippi silenziosi.
«Ci hanno sottratto 315 milioni di euro per servizi fondamentali. Il nostro primo impegno sarà restituirli: per la cultura, il welfare, la mobilità, le infrastrutture. Reggio deve contare di più nella programmazione regionale». Quello di ieri non è stato solo un comizio, ma un rito di passaggio. Il saluto di un uomo profondamente cambiato, che ha visto il suo volto segnato dal tempo e dalla responsabilità, ma che non ha mai smesso di amare la sua città.

«Sono cambiato dentro e fuori – ha confessato – ma l’amore per Reggio è rimasto intatto. Il sindaco è un po’ il papà di tutti, e anche le critiche più dure, nel tempo, ho imparato a leggerle come atti d’amore per questa città».
La piazza lo ha ascoltato in silenzio, poi lo ha abbracciato con lunghi applausi. Un patto di fiducia rinnovato, che ora si sposta dai vicoli di Reggio agli scranni della Regione. Ma che resta, vivo e profondo, come quel primo giorno del 2014, quando un giovane sindaco figlio d’arte, carico di entusiasmo e di sogni, prese in mano le chiavi di una città ferita. Dieci anni dopo, Giuseppe Falcomatà lascia Palazzo San Giorgio con un messaggio chiaro: il viaggio non finisce qui. «Porto con me tutto lo splendido capitale umano della nostra città. Questo è solo un nuovo inizio».