Il padrone di casa, il professore e il ribelle: l'analisi della sfida tra Occhiuto, Tridico e Toscano alle Regionali
I tre candidati incarnano tre archetipi distinti in un confronto tra continuità, competenza e rottura. Ecco come cercheranno di convincere i calabresi a votare per propria coalizione il 5 e 6 ottobre prossimi
Le elezioni regionali calabresi del 5 e 6 ottobre 2025 si avvicinano, e il confronto tra i candidati alla presidenza della Regione Calabria si fa sempre più serrato. Tre figure emergono come protagoniste di questa corsa: Roberto Occhiuto, presidente uscente di centrodestra, Pasquale Tridico, candidato del centrosinistra compatto, e Francesco Toscano, outsider rossobruno sostenuto da Marco Rizzo. Attraverso un’analisi dei loro profili e delle strategie comunicative adottate, specialmente sui social media, emergono tratti distintivi che riflettono non solo le loro personalità, ma anche il rapporto con il territorio e le aspettative dei calabresi.
Roberto Occhiuto: il leader pragmatico e l’immagine di continuità
Roberto Occhiuto, 56 anni, cosentino, laureato in Scienze economiche e sociali, incarna il prototipo del politico navigato, radicato nel territorio e con un forte senso di appartenenza alla Calabria. La sua lunga carriera, iniziata con la Democrazia Cristiana e proseguita con Forza Italia e UDC, lo dipinge come un uomo di centro, capace di navigare tra le correnti politiche con pragmatismo. La sua decisione di anticipare le elezioni con le dimissioni strategiche rivela un approccio calcolatore, quasi machiavellico, volto a consolidare il potere in un momento di apparente solidità della coalizione di centrodestra. Occhiuto si presenta come il “figlio della Calabria” che conosce i suoi bisogni, ma il suo stile di governo, descritto come chiuso e selettivo, ha generato malcontento tra alcuni alleati, evidenziando un tratto antropologico di leadership autoritaria ma vulnerabile alle critiche interne
Sanità in Calabria ferma per 45 giorni: le dimissioni di Occhiuto lasciano la Regione in un limboLa campagna elettorale di Occhiuto si basa su un messaggio di continuità e risultati concreti, come la gestione delle risorse europee e le riforme amministrative. Sui social, il suo team utilizza un linguaggio visivo curato, con video e grafiche che enfatizzano opere pubbliche e interventi sul territorio. La sua narrazione è quella del “fare”, con post che mettono in luce incontri con cittadini e amministratori locali. Tuttavia, la sua presenza digitale appare talvolta asettica, più orientata a consolidare il consenso tra i fedelissimi che a conquistare nuovi elettori. La scelta di evitare confronti diretti con gli avversari sui social riflette un approccio prudente, ma rischia di alienare chi cerca un dialogo più aperto. Occhiuto utilizza anche riferimenti culturali locali, come il richiamo alla “Calabria che lavora”, per rafforzare il legame emotivo con l’elettorato, ma il suo stile comunicativo manca di quella spontaneità che potrebbe attrarre i più giovani.
Pasquale Tridico: l’intellettuale europeista con radici popolari
Pasquale Tridico, ex presidente INPS ed europarlamentare M5S, rappresenta una figura di transizione tra l’élite accademica e l’uomo del popolo. Originario di Scala Coeli, 49 anni, Tridico è un economista di fama internazionale, con un dottorato a Roma Tre e una carriera che lo ha portato a confrontarsi con le istituzioni europee. Il suo profilo è quello del “calabrese globale”, capace di coniugare un’identità locale con una visione cosmopolita. La sua candidatura, sostenuta da Pd, M5S, Avs, Federazione riformista, Psi, Italia viva, Azione (con i dubbi di Calenda), +Europa, Partito repubblicano, Demos, Mezzogiorno federato e Rifondazione comunista, Alleanza Verdi-Sinistra, riflette un desiderio di unire il centrosinistra sotto una bandiera di competenza e rinnovamento. Tuttavia, il suo passato da tecnocrate e la percezione di essere una figura “scelta da Roma” potrebbero pesare sul suo appeal in una regione che diffida delle imposizioni esterne. La sua narrazione personale, che enfatizza le origini umili e il riscatto attraverso lo studio, lo rende un simbolo di mobilità sociale, ma il suo stile sobrio e analitico potrebbe non scaldare i cuori di un elettorato abituato a leader più carismatici.
Tridico punta su una campagna basata su proposte concrete, come il rafforzamento del welfare regionale e la lotta alla disoccupazione giovanile. Sui social, la sua comunicazione è strutturata e didascalica: video in cui spiega dati economici, infografiche su sanità e lavoro, e post che richiamano la sua esperienza all’INPS per dimostrare competenza. Tridico si rivolge a un pubblico più politicizzato, condividendo articoli e analisi, mentre in altri casi cerca di umanizzare la sua immagine con foto di incontri nei paesi calabresi. Tuttavia, la sua propaganda digitale manca di quella visceralità che potrebbe catturare l’elettorato meno istruito o più emotivo. La scelta di evitare toni aggressivi e di puntare su un linguaggio inclusivo è coerente con il suo profilo, ma rischia di apparire distante in un contesto dove la politica si nutre di passioni. Il sostegno di Giuseppe Conte e il richiamo al “reddito di cittadinanza” sono carte che Tridico gioca per attrarre l’elettorato popolare, ma la sfida sarà tradurre la sua competenza in un messaggio capace di emozionare.
Francesco Toscano: l’outsider populista con il linguaggio della rottura
Francesco Toscano, ex assessore alla cultura di Gioia Tauro, si presenta come il candidato “anti-sistema”, sostenuto dal movimento rossobruno di Marco Rizzo. La sua figura è quella del ribelle locale, che conosce le dinamiche della Calabria profonda e le usa per costruire un discorso di rottura con le élite politiche tradizionali. Toscano, meno conosciuto rispetto agli altri due contendenti, si rivolge a un elettorato disilluso, mescolando retoriche di sinistra (difesa dei lavoratori, critica al neoliberismo) con elementi nazionalisti e tradizionalisti. La sua esperienza amministrativa locale gli conferisce credibilità tra chi cerca un volto nuovo, ma il suo legame con un movimento di nicchia come quello di Rizzo potrebbe limitare la sua portata. Toscano incarna il “calabrese arrabbiato”, che rifiuta le narrazioni ottimistiche e punta il dito contro il sistema, ma il suo approccio rischia di alienare chi cerca soluzioni pragmatiche.
Il terzo incomodo, Francesco Toscano (Dsp) correrà alle Regionali: «Senza grembiulini in lista per liberare la Calabria»La campagna di Toscano è aggressiva e polarizzante, con un uso intensivo dei social media, dove il suo linguaggio è diretto e spesso provocatorio. I suoi post denunciano la “casta” politica e i fallimenti della gestione regionale, utilizzando un tono che richiama il populismo di destra e di sinistra. In altri casi,Toscano alterna immagini di piazze affollate a video in cui parla in dialetto, cercando di costruire un’immagine autentica e vicina al popolo. La sua propaganda è meno strutturata rispetto a quella di Occhiuto e Tridico, ma più emozionale, con un focus su temi come la dignità calabrese e la lotta alla criminalità organizzata. Tuttavia, la sua presenza digitale è limitata dalla scarsa organizzazione della sua coalizione, che fatica a competere con le macchine comunicative degli altri due candidati. Toscano utilizza riferimenti culturali locali, come la poesia di Franco Costabile o la tradizione popolare, per rafforzare il suo legame con l’elettorato, ma il suo messaggio rischia di rimanere confinato a una nicchia ideologica.
Un confronto antropologico: tra continuità, competenza e rottura
I tre candidati rappresentano tre archetipi distinti: Occhiuto rappresenta il “padrone di casa” che promette stabilità, Tridico il “professore” che offre competenza, Toscano il “ribelle” che incarna la rabbia. Le loro campagne elettorali riflettono questi tratti: Occhiuto punta sulla gestione consolidata, Tridico su una visione tecnica e riformista, Toscano su un discorso di rottura che però fatica a tradursi in consenso ampio. Sui social, la partita si gioca tra l’efficacia comunicativa di Occhiuto, la razionalità di Tridico e l’emotività di Toscano. In una Calabria che è un mosaico complesso di speranze e frustrazioni, la sfida sarà conquistare non solo i voti, ma anche l’immaginario collettivo di un popolo in cerca di riscatto.
La campagna elettorale, in pieno svolgimento sotto il sole d’agosto, si preannuncia come un laboratorio politico in cui si intrecciano identità, aspirazioni e contraddizioni. Chi saprà parlare al cuore dei calabresi, senza cadere nella trappola della propaganda vuota, potrebbe scrivere una nuova pagina per questa terra.
*Documentarista