Il voto calabrese come test politico nazionale: la strada tracciata dalla Meloni a Lamezia e l’analisi del sindaco Murone
Il primo cittadino, chiamato non casualmente ad aprire la manifestazione nell’unica grande città governata dal centrodestra, ha rivendicato risultati concreti e princìpi meritocratici
Migliaia di militanti ed elettori hanno assistito ieri su Corso Numistrano, nel suggestivo centro storico di Lamezia Terme, ai comizi della premier Giorgia Meloni, dei suoi vice Antonio Tajani e Matteo Salvini, del candidato alla presidenza Roberto Occhiuto, di altri leader di partiti o movimenti più piccoli.
Centrodestra a Lamezia per Occhiuto, Meloni: «Vi vogliono rifilare il reddito di regionalanza, vi trattano da perdenti»L’intera manifestazione ha mandato due messaggi fondamentali: il centrodestra è unito e coeso; la leader di Fdi, forte di un consenso popolare crescente, vuole cambiare il Paese facendo leva sulle risorse e sulle caratteristiche più radicate dell’Italia e degli Italiani. Molti commentatori nazionali, anche di sponda opposta, stanno oramai riflettendo sulla capacità o meno di Elly Schlein di riuscire a spingere il Pd oltre quella soglia del 22% che ormai sembra un ostacolo insuperabile per un partito oggettivamente molto spostato sulla linea dei 5Stelle di Conte che al contempo, però, non raccolgono consensi se non si distinguono per quella diversità “anti-sistema” che li ha fatti nascere.
Al voto delle Marche quasi tutti i notisti politici hanno dato una lettura politica che sovrasta la specifica partita regionale. La stessa cosa potrebbe accadere in Calabria dove il voto per il rinnovo dell’Assemblea di Palazzo Campanella e dei vertici di Germaneto va molto al di là del “sì” o del “no” all’uscente presidente Occhiuto. La grande mobilitazione di ieri a Lamezia Terme la dice lunga sulla sfida in atto, soprattutto se associata al tono generale degli interventi di Meloni, Tajani, Salvini, Lupi e colleghi dell’alleanza.
Il contesto internazionale e nazionale ha trasformato gli appuntamenti del 2025 per le regionali, in tutta Italia, in un voto prevalentemente politico, spostando l’asticella molto oltre le singole competizioni locali che pur hanno il loro peso autonomo. I ripetuti cori di ieri pro Meloni, o anche gli applausi a diversi passaggi cruciali di Tajani e di Salvini, testimoniano l’evoluzione di un clima che porterà dritto al rinnovo del Parlamento e alle riforme strutturali. L’opposizione ovviamente dirà la propria e farà leva su insediamenti tradizionali come quello della Toscana, mentre Campania e Puglia rientreranno in un contesto più delicato in cui gli osservatori valuteranno la consistenza reale e non solo elettoralistica del cosiddetto “campo largo”.
Il centrodestra ha un leader forte e riconosciuto, Giorgia Meloni, che traina l’intera coalizione e le cui parole-chiave dal palco di Corso Numistrano sono state: stabilità, serietà, affidabilità, valori fondanti dell’italianità, europeismo filo-occidentale, stato sociale e attenzione per i ceti medi, sostegno allo sviluppo economico e alle imprese per creare posti di lavoro produttivi, ruolo crescente e apprezzato dell’Italia nel mondo.
Sul fronte opposto (ed ecco perché il dato delle regionali diventa prevalentemente nazionale) il “campo largo” scricchiola perché troppe sono le differenze dei coalizzati su molti fronti, dalla politica estera a quella interna. Né è emerso un leader unificante e legittimato a parlare per conto di tutti, come fu per Prodi. E quando il Pd della Schlein vira verso le posizioni dei 5Stelle perde tutto quell’elettorato moderato, ed anche cattolico, che è la spina dorsale del Paese. Una prevalente e tradizionale porzione moderata d’Italia che non marcia e non manifesta, ma analizza e vota, e quindi i partiti si accorgono quanto valga e pesi solo misurando i risultati delle urne. Così è accaduto nelle Marche e così, con buona probabilità, accadrà anche in Calabria. La giornata di ieri, però, ha messo in luce un altro passaggio sul quale occorre riflettere: il protagonismo educato ma incisivo del nuovo sindaco di Lamezia Terme, Mario Murone.
La Città del Golfo di Sant’Eufemia è la quarta della Calabria per numero di abitanti, ma è la più rilevante in quanto nodo strategico dei trasporti (aeroporto internazionale, alta velocità ferroviaria, autostrada) ed ha una vitalità economica notevole anche grazie a una delle aree industriali più vaste del Mezzogiorno, finora troppo sottovalutata per ciò che invece rappresenta in termini di Pil, di occupazione e di spinta all’innovazione. Presentandosi, a giusta ragione, come unico sindaco di centrodestra delle grandi città calabresi, e quindi come unica personalità vincente dopo un filotto di sconfitte (Reggio Calabria, Catanzaro, Cosenza, Corigliano-Rossano, Vibo Valentia), l’avvocato penalista Mario Murone, al quale è stato dato l’onore (non casuale) di introdurre la manifestazione, alcuni concetti li ha fatti pesare. In modo garbato, com’è suo costume, ma anche senza ipocrisie. «Tutto è cominciato a Lamezia - ha detto il sindaco -, dove è stata bloccata l’ascesa del centrosinistra verso le regionali. Gli avversari pensavano che conquistata Lamezia Terme sarebbero arrivati anche alla Regione. Lo sbarramento di Lamezia, invece, ha cambiato la partita rafforzando il centrodestra unito».
Meloni a Lamezia, il sindaco Murone: «Un riconoscimento per la città che merita di essere protagonista»Il riferimento alle migliaia di persone accorse ad ascoltare la Meloni, Tajani e Salvini è stata per Murone la prova del nove di questo ragionamento. «Giorgia Meloni è qui – ha sottolineato Murone – e per Lamezia è importante. Il centrodestra lametino sarà ancora una volta compatto per le regionali. Noi abbiamo saputo dare risultati concreti. Dobbiamo tenere unita questa squadra per dare forza alla città. Lamezia ha un enorme potenziale (industriale, imprenditoriale, di snodo di trasporti) e quindi merita attenzione regionale e nazionale».
Il professor Murone non ha parlato da civico prestato alla politica, ma da leader lametino di un centrodestra che proprio nella grande città tirrenica ha iniziato a costruire la riscossa. Una chiamata alla responsabilità delle scelte e al merito, nonché un’analisi lucida e non retorica, che non saranno rimaste inosservate ad ogni livello. Da parte sua Murone sa, e proprio l’esperienza di Occhiuto ha molto da insegnargli, che anche i particolari diventano sostanza e che occorre volare alto individuando strategie vincenti. La Calabria e le sue più grandi città, con gli enormi tesori di cui dispongono, hanno bisogno di progetti straordinari di sviluppo che generino lavoro per chi non ne ha, che rafforzino le aziende sane, che risanino la pubblica amministrazione, che forniscano servizi efficienti, che frenino l’esodo di braccia e intelligenze, che esaltino la meritocrazia.
Lamezia con in testa Murone ieri si è proposta come interlocutore credibile: una sfida esaltante ma difficile, il sindaco lo tenga sempre presente, perché pretende il consolidamento di processi virtuosi, la valorizzazione del meglio e il pensionamento di pratiche consunte.