Irto: «Alle Regionali ha vinto la Calabria virtuale di Occhiuto ma il Pd c’è. Ora opposizione dura e spazio ai giovani»
Il segretario dem salva la grande generosità di Tridico e l’unità di un centrosinistra mai così compatto. Per lui il futuro passa da una valorizzazione dei nuovi amministratori del partito e dall’addio ai personalismi
La sconfitta era prevedibile, con queste dimensioni forse no. E’ tempo di analisi nel centrosinistra per capire cosa non abbia funzionato fino in fondo se il candidato o la formula politica presentata ai calabresi. Ne abbiamo parlato con il senatore Nicola Irto, segretario regionale del Pd.
Da dove partiamo per analizzare questa sconfitta?
«Partiamo dal riconoscere, senza giri di parole, che per il centrosinistra è stata una sconfitta netta. È giusto dirlo con chiarezza. Abbiamo pagato una campagna elettorale brevissima, dai tempi dettati da Roberto Occhiuto, che da quattro anni era in campagna permanente, forte dei poteri da commissario alla Sanità e delle leve del governo regionale. Aveva costruito una narrazione entusiastica ma irreale della Calabria, fatta di slogan, spot e like. Nel contesto, il centrosinistra è partito con uno svantaggio evidente. Tuttavia, c’è anche un dato politico: Pasquale Tridico, per il quale come Partito democratico avevamo fatto un passo indietro in nome dell’unità, è riuscito a tenere compatta una coalizione che in passato era divisa e litigiosa. È stato un candidato serio, competente e leale, che ha interpretato i valori del centrosinistra: giustizia sociale, uguaglianza, sostegno ai più deboli, sviluppo sostenibile e difesa della sanità pubblica. Non ha fatto promesse irrealistiche e ha invece parlato con grande sincerità ai cittadini».
Stasi il Rottamatore: «Le Regionali un disastro, ma non si è ancora dimesso nessuno»Perché i tanti che aspiravano a diventare governatori nel centrosinistra poi non si sono nemmeno candidati?
«Posso solo dire che c’è chi lo ha fatto. Credo che molti abbiano compreso che in questa fase servisse un gesto di generosità e responsabilità. L’obiettivo era tenere unito il centrosinistra e costruire una coalizione larga, evitando spaccature. C’è stato, allora, un atto di maturità collettiva per sostenere Tridico, il quale ha offerto un profilo politico e personale di ampia coesione. Dunque, c’è stato un gioco di squadra da parte di tutti gli alleati. Ma è evidente che tutto questo non è bastato e c’è da lavorare, tutti, tanto».
Eppure a Cosenza la nuova ondata giovanile del PD ha tirato indietro la gamba. Perché?
«In una campagna elettorale così breve e disorientante, c’è chi si è messo in gioco e chi ha preferito evitare, ma l’obiettivo di valorizzare fino in fondo l’energia e l’impegno di tanti giovani va sostenuto. A Cosenza con Lettieri, come altrove, il Partito democratico sta vivendo una stagione nuova che va consolidata. Ci sono nuove leve, amministratori e dirigenti che si stanno formando e che hanno bisogno di spazio, continuità e coraggio. Il nostro compito, adesso, è proprio quello di dare seguito a questa nuova generazione politica, perché la Calabria ha bisogno di un centrosinistra che sappia unire l’esperienza con la freschezza delle idee e la credibilità delle persone».
Bruno Bossio boccia il campo largo made in Calabria: «Non c’era un progetto politico. Forse è vero, era un’accozzaglia»I singoli partiti – PD e M5S su tutti – secondo lei hanno accompagnato Tridico o lo hanno lasciato solo?
«Siamo stati tutti vicini a Tridico, con sincerità e lealtà. È stato un candidato sostenuto con convinzione, anche se, naturalmente, in alcune realtà locali la mobilitazione non è stata uniforme. In tre settimane di campagna elettorale non è semplice arrivare dappertutto. Tridico ha incarnato lo spirito di una coalizione che, pur con differenze interne, ha scelto di marciare unita. Certo, col tempo si dovrà fare di più per rendere questa alleanza più solida, più riconoscibile e soprattutto più radicata nella società calabrese. Il centrosinistra non deve essere una somma di sigle, ma un progetto politico autentico, che parli ai cittadini con una voce chiara».
Ma secondo lei è stato un errore affidare la guida del centrosinistra al M5s?
«In realtà non è così, è stato piuttosto Tridico come personalità politica a unire tutte le anime della coalizione, dai 5stelle al Pd fino a Casa Riformista. Quindi nessuno ha dato carta bianca al M5s.Non c’è mai stata, forse, nel centrosinistra una scelta più collettiva e unitaria come questa»
Ma sto campo largo o progressita funziona?
«Guardi a me piace chiamarlo centrosinistra però è anche vero che da soli non si va da nessuna parte. Bisogna andare oltre l’aritmetica».
Cristallo rottama Stasi: «Inadeguato e ingeneroso, non può fare il moralista dopo la sconfitta di Corigliano Rossano»Che giudizio dà di come è stata completamente toppata la campagna elettorale. Lei che giudizio dà?
«È stata una campagna elettorale lampo, condizionata da tempi e modalità imposte dal presidente uscente. Tridico ha fatto una campagna pulita, basata sui contenuti, sulle proposte, sulla visione di una Calabria diversa. Non ha usato trucchi, non ha urlato, non ha costruito una realtà virtuale: ha scelto di parlare di lavoro, di sanità, di giovani, di aree interne. Forse si poteva essere più aggressivi, ma sarebbe stato incoerente con la proposta politica. Credo che la serietà e l’onestà restino un valore. L’astensionismo, quasi al 60 per cento, ci dice però che i cittadini non si riconoscono più facilmente nei partiti. Ecco perché dobbiamo ripartire dal territorio, ricostruendo un rapporto diretto con le persone, tornando ad ascoltare e a esserci».
Per il centrosinistra però è la terza sconfitta in cinque anni. E ora?
«Ricordo la frattura con i Cinque Stelle quando Pippo Callipo fu candidato presidente e poi quella con De Magistris quando come centrosinistra candidò Amalia Bruni. Allora non ero segretario del Pd e peraltro subii sulla mia pelle gli effetti di quelle tensioni, al punto da dover rinunciare alla candidatura a presidente. Adesso, si è riusciti a unire il centrosinistra e il Pd è significativamente cresciuto, rispetto alle precedenti elezioni regionali, tanto che con le nostre liste abbiamo ottenuto quasi la metà dei voti della coalizione».
Non sono stati sufficienti però…
«Certo, tutto questo non può né consolare né bastare. Dobbiamo ripartire dal territorio, dalle comunità, dalle persone. Dobbiamo tornare a essere un partito presente, popolare, riconoscibile. Dobbiamo aprire ancora di più il partito, superare i personalismi, valorizzare la nuova classe dirigente che si è affermata in queste elezioni e fare in modo che il Pd diventi il motore di un centrosinistra moderno, coeso e radicato. È necessario ampliare l’alleanza, ma su basi solide, con contenuti e obiettivi condivisi. E dobbiamo essere un’opposizione seria, intransigente, costante, per costruire un’alternativa di governo credibile per la Calabria. Il futuro si gioca sulla capacità di interpretare i bisogni reali delle persone, di dare risposte concrete e di recuperare il senso profondo della partecipazione. Servono volontà, umiltà, coerenza e proposta politica: per me restano la chiave per ricostruire il centrosinistra per la Calabria».