«L’84% degli italiani vuole la patrimoniale»: il fantasma della tassa sui ricchi torna a spaventare la politica
Fa discutere il sondaggio realizzato da Izi: anche chi vota per il centrodestra dice Sì. Meloni frena: «Non passerà mai con noi al governo». Avs rilancia: «Se non ora, quando?»
È come un vecchio disco che, prima o poi, qualcuno rimette sul giradischi. La patrimoniale, in Italia, non muore mai: sparisce per un po’, poi ritorna, puntuale, ogni volta che il Paese si scopre più povero, più diseguale, più in cerca di risorse. E ogni volta la scena è la stessa: la destra si irrigidisce, la sinistra la invoca come rimedio di giustizia. Dopo l'elezione a sindaco di New York del socialista Zohran Mamdani che ha promesso di inasprire il prelievo fiscale sui contribuenti che guadagnano almeno un milione di dollari all'anno, l'idea della patrimoniale sembra trovare nuova linfa anche in Italia.
Il sondaggio: l’84% degli italiani è favorevole
A riaccendere la miccia è stato il sondaggio realizzato da Izi e presentato nel corso della trasmissione l'Aria che Tira condotta da David Parenzo su La 7, che ha svelato, infatti, che quasi l'84% degli italiani è favorevole all'introduzione di una imposta sui super patrimoni. Alla domanda sulla opportunità di introdurre una tassa sui super patrimoni da oltre 10 milioni di euro, ma solo una tantum, l'83,8 % degli interpellati si dice favorevole e il 16,2% contrario. Andando poi a vedere le scelte degli elettori secondo il voto, il risultato si discosta leggermente dalla media: tra coloro che si riconoscono nei partiti di governo l'81,4% è favorevole alla patrimoniale, mentre tra chi vota i partiti di centrosinistra (Pd, M5s e Avs) l'84,5% dice sì alla tassa sulla ricchezza. Le reazioni politiche non si sono fatte attendere.
Cos’è una patrimoniale
Tecnicamente, la patrimoniale è un’imposta che colpisce il patrimonio, sia esso immobiliare o mobiliare: case, terreni, conti correnti, azioni, obbligazioni, beni di lusso. Può essere fissa – uguale per tutti – oppure proporzionale al valore dei beni posseduti. Può anche presentarsi in due forme: straordinaria, cioè applicata una tantum in situazioni eccezionali, o periodica, riscossa con regolarità. È importante ricordare che si parla di imposta e non di tassa, perché non è versata in cambio di un servizio diretto, ma per contribuire alla spesa pubblica complessiva.
Le “patrimoniali nascoste”
In Italia, una vera e propria patrimoniale generale oggi non esiste. Tuttavia, il fisco italiano ne applica diverse forme “mascherate”, già ben radicate nel sistema. Tra le più note c’è l’IMU, l’imposta municipale sugli immobili, che colpisce fabbricati, terreni e seconde case. Poi l’imposta di bollo sui conti correnti e sui prodotti finanziari. A queste si aggiungono le imposte di successione e donazione, che intervengono quando il patrimonio cambia proprietario, e il bollo auto, che in fondo tassa un bene di proprietà. Tutte, in un modo o nell’altro, toccano il patrimonio dei cittadini.
Il precedente del governo Amato
Era la notte tra il 9 e il 10 luglio 1992 quando il governo guidato da Giuliano Amato decise il prelievo forzoso del 6 per mille sui conti correnti. L’Italia era in piena tempesta finanziaria, la lira sotto attacco speculativo, e in poche ore milioni di risparmiatori videro sparire una parte dei propri depositi. Da allora, il timore di un nuovo blitz notturno non ha mai abbandonato gli italiani.
Il dibattito politico
Il dibattito si riaccende periodicamente. Di recente, ci ha pensato Maurizio Landini, segretario della Cgil, che ha proposto un “contributo di solidarietà” sui grandi patrimoni, per alleggerire la pressione fiscale sulle fasce medio-basse. Immediata la replica del premier Giorgia Meloni, che su X ha ribadito: «Le patrimoniali ricompaiono ciclicamente nelle proposte della sinistra, ma con la destra al governo non vedranno mai la luce». Ad intervenire è stato anche Nicola Fratoianni dell’Alleanza Verdi e Sinistra che in un post ha chiamato in causa direttamente Meloni e Tajani: «L’81% degli elettori della destra è favorevole. Una tassa che colpirebbe pochissimi e aiuterebbe molti. Allora, che si fa? Ci muoviamo o no?».
È uno scontro di visioni. La sinistra considera la patrimoniale uno strumento di equità sociale, utile a riequilibrare la ricchezza e finanziare servizi pubblici. Il centrodestra, invece, la vede come una tassa iniqua e dannosa, che colpisce risparmi già tassati, scoraggia gli investimenti e mette a rischio la crescita.
Finché i conti pubblici resteranno fragili e le diseguaglianze sociali aumenteranno, la patrimoniale continuerà a riaffiorare nel dibattito politico italiano. Un fantasma che non smette di bussare alla porta del presente, in attesa che qualcuno – a destra o a sinistra – trovi il coraggio di decidere se esorcizzarlo per sempre o accoglierlo una volta per tutte.