Occhiuto “sfida” l’inchiesta: «Mai nominato miei soci alla Regione. Vorrei lavorare e invece devo pensare a queste str…»
Il governatore critica le indagini e considera le accuse maturate in un «normale contesto di rapporti in aziende private». Poi lancia un messaggio (anche agli alleati): «Non mi farò distruggere politicamente dai giornali. Su di me decideranno gli elettori con la ricandidatura»
La scelta sembra privilegiare un approccio controllato al tema del giorno o, meglio, della settimana. Roberto Occhiuto individua Retequattro, Quarta Repubblica e Nicola Porro per dire la sua sull’inchiesta della Procura di Catanzaro che lo vede indagato per corruzione assieme ai due manager regionali Paolo Posteraro ed Ernesto Ferraro.
Non è la sua prima uscita: ha già parlato pochi giorni dopo aver ricevuto l’avviso di proroga delle indagini. Ma in quel momento le informazioni sugli approfondimenti investigativi erano più che scarne. Ora le accuse si conoscono meglio, si parla di nomine per il cerchio magico del governatore, di intrecci tra le sue società e un elenco di fedelissimi di incaricati dalla Regione, addirittura di fondi europei arrivati a una delle aziende di cui Occhiuto era socio e «distratti» via bonifico sul suo (e di altri) conto corrente. La scelta è quella di una rete di area centrodestra e di un intervistatore che in passato ha avuto parole al miele per Occhiuto. Salotto soft, dunque, dopo che il presidente della Giunta regionale aveva annunciato la propria presenza a Perfidia, su LaC Tv, venerdì scorso ma si è tirato indietro virando su un breve collegamento in cui non ha voluto offrire chiarimenti sull’inchiesta.
Occhiuto: «Indagato per normali rapporti tra soci»
A Nicola Porro, che esordisce parlando di «giustizia impazzita», il governatore ha raccontato la propria versione.
Nel mirino finiscono le notizie apparse sui giornali «come se fossero la cancelleria del Tribunale».
Occhiuto ribadisce di aver «governato in modo trasparente, lavorando gomito a gomito con prefetti e magistrati». E poi cerca di entrare nel merito delle accuse che considera mosse «per normali rapporti tra soci in aziende private: avrei tratto benefici per aver utilizzato una Smart e un’Audi di piccola cilindrata e aver preso delle multe che sarebbero state poi pagate dalla ditta».
«Non ho mai nominato alcun socio»
Riguardo ai presunti favori resi a uno dei soci (si riferisce a Paolo Posteraro, ndr) dice: «Non ho mai nominato nessuno direttamente, anche se avrei potuto farlo perché parliamo di una persona con un curriculum notevole, se fosse stato uno scappato di casa non ci avrei fatto una società insieme. È stato capo della segreteria di due ministri, direttore di testate. Eppure non l’ho nominato». La nomina di Posteraro in Ferrovie della Calabria, in effetti, è firmata dal terzo indagato nell’inchiesta della Procura, Ernesto Ferraro, a sua volta individuato dalla Giunta Occhiuto.
Posteraro è poi stato nominato dalla compagna del governatore, il sottosegretario Matilde Siracusano: «Quando si offrì di collaborare – continua – ne fummo felici perché aveva un ottimo curriculum, è stato allevato alla Camera, il padre ne è stato segretario generale».
«Passaggi di quote? Normali trattative»
Altro passaggio riguarda la liquidazione di Occhiuto per aver ceduto le quote nelle società: «Intanto avevo quelle società perché non volevo essere dipendente dalla politica, mi pare una cosa buona e poi il recesso avviene al termine di una normale trattativa tra privati. Semmai è strano che tutto questo casino succeda quando dico che mi ricandiderò alla guida della Regione».
Tutto normale, dunque: «Cosa c’entra la corruzione?», chiede Porro.
«Credo che l’oggetto della corruzione sarebbe che l’avrei favorito in alcune nomine – è la risposta –. Io non l’ho mai nominato ma avrei potuto anche farlo».
«Devo trascurare il lavoro per pensare a queste str…»
Occhiuto non nasconde il fastidio per l’inchiesta e, soprattutto, per non essere stato sentito in tempi brevissimi, come avrebbe voluto. «Ho lavorato – dice – fianco a fianco con magistrati: ma se dico indagate anche su di me ma se vi chiedo di essere sentito, al buio, contro il parere degli avvocati perché sono certo di non aver fatto nulla, allora chiamatemi, perché io lavoro 16-17 ore al giorno su problemi complicatissimi di una regione complicatissima invece, adesso, devo dedicare una parte del mio tempo a queste stronzate».
«Non mi farò distruggere politicamente: su di me sceglieranno gli elettori»
È un crescendo: «Io stimo i magistrati ma ho buttato il sangue per questa Regione, e ora sono incazzato perché di me e della Regione si dà un’immagine che non è reale. Non voglio più garanzie dei cittadini, ne voglio di meno perché sono sicuro di poter chiarire tutto». Porro saluta ma c’è un post scriptum: «A tutti i governatori della Calabria – è sempre Occhiuto a parlare – è successo di essere indagati e distrutti politicamente sui giornali: io non lo consentirò per me stesso, chiederò ai calabresi di giudicarmi quando mi ricandiderò». Anche se dovesse ancora essere indagato quando sarà il momento di tornare alle urne. Tutti avvisati, anche gli alleati.