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26/07/2025 ore 18.39
Politica

Lamezia, l’ingresso di Lo Moro nel gruppo Pd frenato dai dem che le chiedono «un netto cambio di linea»

Il Partito democratico lametino discute in queste ore sull'individuazione del capogruppo e sul ruolo che deve assumere l'ex candidata a sindaco. Lunedì in aula attesa la resa dei conti

di Bruno Mirante

Al Comune di Lamezia Terme c'è chi attribuisce i ritardi nella composizione della commissioni consiliari, alle faide interne al Partito Democratico che in queste ore sta battagliando sull'individuazione del capogruppo (sebbene nel ruolo sia stato eletto Fabrizio Muraca) e sul ruolo che deve assumere l'ex candidata a sindaco Doris Lo Moro; e chi invece attribuisce le responsabilità alla "voracità" di poltrone della maggioranza di centrodestra che attenderebbe le surroghe in Consiglio comunale, all'ordine del giorno nelle seduta fissata per lunedì 28 luglio, per occupare gli ultimi spazi disponibili di un'amministrazione che avendo i numeri per governare, continua a non aver alcuna intenzione di concedere, nell'ambito della dialettica istituzionale, postazioni di vigilanza e controllo all'opposizione.

Per quanto concerne il Pd, il dubbio è se si è di fronte a un equivoco dovuto all'attribuzione dei seggi dopo la proclamazione degli eletti, o all'ennesimo capitolo di una faida intestina interna al Pd di Lamezia Terme, quella tra il vecchio gruppo dirigente che ha sostenuto la candidatura a sindaco di Doris Lo Moro e la "nuova" classe dirigente che è scaturita dai congressi dove a fare la voce grossa è stata soprattutto l'area politica che è espressione della segretaria nazionale Elly Schlein.

L'antefatto

Nei giorni successivi alla vittoria al ballottaggio di Mario Murone, la candidata sconfitta Doris Lo Moro, aveva annunciato la volontà di non rivendicare la postazione di capogruppo del Pd, offrendo ai lametini una motivazione politica. «I 12mila voti ricevuti mi hanno assegnato un ruolo di opposizione, sono tesserata Pd ma sarò a disposizione di tutto il centrosinistra. Ho sempre pensato, e rimango di questa idea, che non si può essere capogruppo e contestualmente capo dell’opposizione. La mia è una scelta tutta politica, lascio il ruolo di capogruppo ad altri: ne abbiamo di adeguati e pronti a farlo». Una posizione netta, da politica esperta, che tuttavia dopo la proclamazione degli eletti ha cambiato totalmente registro e tenore. All'ex candidata a sindaco, infatti, per il gioco dei resti, è stato attribuito il seggio in quota "Vivere Bene" la civica che ha accolto diversi candidati espressione del Pd e dei partiti a sinistra del Pd durante la contesa con Murone.

A questo punto, Lo Moro, che del Pd è tesserata, per esercitare il proprio diritto di aderire al gruppo consiliare del partito ha dovuto presentare formale richiesta come previsto dall'articolo 6 del regolamento per il funzionamento del consiglio comunale. «La richiesta di passaggio da un gruppo a un altro, per essere efficace, deve essere accettata dal Capogruppo del gruppo cui chiede di aderire» - si legge al comma 4. Ma secondo Fabrizio Muraca che nel frattempo ha assunto le funzioni di capogruppo nella compagine formata anche da Lidia Vescio e Gennarino Masi, «tale previsione conferma che l’adesione a un gruppo consiliare non è automatica, neanche per chi è iscritto al partito corrispondente, ma è subordinata a una valutazione politica e regolamentare da parte del Capogruppo, in funzione della coerenza interna e della funzionalità del gruppo». Resta il fatto che l'adesione al gruppo consiliare, secondo lo statuto del Pd, è un obbligo per i tesserati eletti nei consessi.

Le resistenze di Muraca e Vescio all'ingresso di Lo Moro

Ciononostante, il capogruppo in carica, Fabrizio Muraca e la sua vice Lidia Vescio, di fronte alla richiesta di Lo Moro hanno ritenuto di "riservarsi" e dal canto loro hanno chiesto all'ex senatrice un radicale cambio di atteggiamento, a cominciare dal sospendere ogni forma di delegittimazione pubblica del Partito e dei suoi rappresentanti. Il riferimento è agli attacchi pubblici rivolti ai vertici del partito, come Irto, Alecci e Bruni, all'indomani del voto. «Senza un netto cambio di linea, accogliere oggi l'adesione di Lo Moro - secondo Muraca e Vescio - significherebbe favorire il conflitto permanente, con il rischio concreto di far esplodere il partito nella nostra città». Lunedì in aula è attesa la resa dei conti e intanto Lamezia Terme attende di essere governata ora che i partiti sono tornati a Palazzo.