Le elezioni in Calabria e (l’ennesima) sconfitta del Pd: i dem non possono più continuare con logiche autoreferenziali
Emerge la necessità di aprire una fase nuova, che parta dall’ascolto vero dei territori, degli amministratori locali e degli iscritti. Un segnale importante arriva proprio dalla provincia di Cosenza, dove il Partito Democratico è riuscito ad eleggere una nuova consigliera regionale
Le elezioni regionali in Calabria hanno rappresentato un nuovo, importante momento di verifica per il centrosinistra e, in particolare, per il Partito Democratico. Ancora una volta, però, il centrosinistra esce sconfitto: è la terza tornata elettorale consecutiva, dopo quelle che avevano visto candidati Pippo Callipo nel 2020 e Amalia Bruni nel 2021, in cui la coalizione non riesce a convincere la maggioranza dei calabresi. Anche con la candidatura di Tridico, una figura di rilievo nazionale, il risultato non è stato sufficiente a cambiare l’orientamento dell’elettorato.
Questa nuova battuta d’arresto impone una riflessione profonda, seria e urgente. Il Partito Democratico non può più permettersi di rinviare un confronto franco al proprio interno, né può continuare con logiche autoreferenziali. Serve una disamina attenta delle cause della sconfitta e un’assunzione di responsabilità sia da parte dei vertici regionali sia da quelli nazionali.
È tempo di aprire una fase nuova, che parta dall’ascolto vero dei territori, degli amministratori locali e degli iscritti. Perché la base c’è, ed è viva. Un segnale importante arriva proprio dalla provincia di Cosenza, dove il Partito Democratico è riuscito ad eleggere una nuova consigliera regionale, una donna, un volto nuovo che ha raccolto un consenso significativo.
Questo dato non può essere sottovalutato, rappresenta una speranza, ma anche una conferma che laddove il partito si apre al nuovo e valorizza energie fresche, i cittadini rispondono. Questa elezione può e deve diventare un simbolo di rinascita, un punto da cui ripartire con coraggio e visione.
Bruno Bossio boccia il campo largo made in Calabria: «Non c’era un progetto politico. Forse è vero, era un’accozzaglia»In questo percorso di ricostruzione, non si può non guardare con interesse ai tanti giovani che in questi anni hanno continuato a credere nella politica come servizio e proposta. A Cetraro, ad esempio, la colonia San Benedetto è stata una vera e propria fucina di pensiero, confronto e crescita politica: è lì che si è formato un pezzo importante di quella generazione che oggi chiede spazio e responsabilità. C’è un mondo fuori dal partito che osserva con attenzione e che ancora crede nel valore del Partito Democratico come argine alla destra e come strumento di giustizia sociale, di progresso e di sviluppo del Mezzogiorno.
È tempo di dare ascolto a questa voce, così come ha fatto in questi anni il capogruppo regionale Domenico Bevacqua, che con sensibilità e senso delle istituzioni ha saputo interpretare questo bisogno di connessione con il territorio, e che – con un atto di responsabilità politica raro – ha scelto di fare un passo indietro, aprendo la strada a un necessario rinnovamento.
Ora tocca alla direzione regionale del partito fare la propria parte. È indispensabile convocarla al più presto per analizzare nel merito i risultati di queste elezioni, affrontare le criticità emerse e assumere le decisioni conseguenti. Serve un cambio di passo, non solo nei volti ma nella cultura politica del gruppo dirigente.
Il Partito Democratico ha ancora una funzione fondamentale nella Calabria e nel Paese, ma solo se saprà davvero rinnovarsi e tornare ad essere casa di partecipazione, ascolto e proposta.
*Direzione Regionale Pd
Ex sindaco di Cetraro