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10/10/2025 ore 06.15
Politica

Le elezioni in Calabria, una partita di reel: i social decidono il consenso tra emozione e fake news

Siamo immersi in una democrazia dove il buongoverno si misura in like e interazioni. È il momento di spegnere gli schermi e riaccendere il dialogo, prima che il voto si riduca a un semplice scrolling sul telefono

di Gianfranco Donadio*

In un mondo dove lo scorrere del pollice su uno schermo decide destini collettivi, i social non sono più semplici megafoni di idee, ma veri e propri artigiani di realtà parallele. Forgiano narrazioni che accendono emozioni come torce in una notte buia, relegando il merito a un'eco lontana e la sostanza a un lusso per puristi. Non comunicano, ma manipolano. Premiano l'hashtag virale sul dato crudo, il reel ipnotico sull'analisi spietata.

E in questa campagna elettorale per le regionali in Calabria – conclusasi il 6 ottobre 2025 con una affluenza anemica del 43,14%, in calo di oltre un punto rispetto al 44,36% del 2021 – i social hanno scolpito un consenso su misura, trasformando una regione ferita in un palcoscenico di promesse pixelate. Qui, tra like e fake news, Roberto Occhiuto ha trionfato con il 57,3% dei voti contro il 41,7% di Pasquale Tridico, riconfermando un centrodestra che governa da quattro anni. Ma a che prezzo? A quello di una democrazia anestetizzata dall'emotività, dove il buongoverno si misura in interazioni, non in ospedali costruiti o posti di lavoro creati.

La Calabria e una terra di mare cristallino (forse) e montagne silenziose, ma anche di sanità commissariata da oltre quindici anni una delle peggiori d'Italia, con liste d'attesa che sfiorano i 18 mesi per un esame specialistico – e un debito sanitario che supera i 200 milioni di euro. Giovani che emigrano al ritmo di 20 mila all'anno, infrastrutture che crollano come castelli di sabbia (ricordate le frane sulla SS106, con 5 ore per attraversare la regione da nord a sud?). Eppure, sui social, questa Calabria svanisce, non si vede.

Occhiuto, l'"uomo social" con oltre 117 mila follower su Facebook, ha dipinto un quadro idilliaco: reel virali di cantieri ospedalieri (come quello del 26 agosto, dove irrompe accusando il M5S di ostruzionismo, senza menzionare il suo ruolo di commissario ad acta fino al 21 agosto, contestato per conflitto d'interessi dal PD), slogan come "In 4 anni di più che in 40" che hanno generato un engagement del 6,6% – migliaia di like, commenti, condivisioni che hanno bypassato i canali tradizionali. Il suo manifesto elettorale è stato un lancio digitale, non un comizio polveroso. Il risultato è stato che Forza Italia è risultato primo partito al 17,9%, la sua lista civica al 12,5%, un balzo che ha trainato la coalizione al 58,5%.

Roberto Occhiuto, l'“uomo social” che ha saputo conquistare la Calabria attraverso la rete

Tridico, l’economista del M5S con un programma solidoreddito di dignità da 500 euro per gli "occupabili", focus su sanità pubblica e infrastrutture – ha provato a controbattere con forum e post su lavoro giovanile e trasporti efficienti. Giuseppe Conte lo ha affiancato in tour da Cosenza a Crotone, twittando di un'"energia nuova" contro l'emigrazione forzata. Ma i social premiano l'emotività: Occhiuto ha risposto con post familiari durante il voto, live che umanizzano il potere, trasformando la rete in un'agorà empatica dove il consenso si nutre di relatable, non di riforme. E le fake news? Hanno infiammato la campagna: Occhiuto ha parlato di un'elezione "violenta, piena di fake", chiedendo a Tridico di "pacificare la regione". Ma chi le ha seminate? Analisi post-voto su X rivelano un'eco chamber: post pro-Occhiuto con hashtag #CalabriaAvanti raggiungono picchi di visualizzazioni, mentre quelli critici su sanità e debito svaniscono in algoritmi indifferenti.

I dati recenti dipingono un quadro impietoso. L'affluenza al 43,14% – con picchi del 53% a Catanzaro ma cali al 43% a Crotone – segnala una disillusione cronica: il 75% dei calabresi crede che queste elezioni non cambieranno la loro vita quotidiana. Eppure, il 57% ha votato Occhiuto, rieletto con 20 seggi su 30 in Consiglio. Perché? Perché i social hanno creato una bolla: sondaggi "manipolati" diffusi come verità assolute, reel che omettono il paradosso di 1,5 miliardi in appalti sanitari mentre le liste d'attesa esplodono. Tridico, sconfitto, ammette una "grande delusione", ma Conte lo elogia per lo "spirito di sacrificio" in una campagna "in salita".

Il centrosinistra, unito in un "campo largo" che ha sfiorato il 41%, perde l'undicesima elezione regionale su 14 correndo insieme a PD e M5S. Non per mancanza di merito – il PD sale al 20% con due liste – ma perché i social premiano l'illusione: Occhiuto come "difensore della salute", non come commissario indagato per corruzione (avviso di garanzia del 31 luglio, dimissioni immediate per ricandidarsi).

E il silenzio elettorale? Un relitto anacronistico in un'era di post perenni. Mentre le strade tacciono dal 4 ottobre, i social ribollono: selfie al seggio con #IVotoCalabria, hashtag che violano il black-out senza infrangere la legge del 1956, trasformando un "gesto innocente" in propaganda silente. L'algoritmo non dorme: amplifica l'emotività, seppellisce la sostanza. In Calabria, questo ha significato una vittoria del centrodestra – prima conferma consecutiva dal 2000 – ma anche un trionfo dell'astensione al 57%, un "partito del non voto" che urla disaffezione per un regionalismo da rifondare.

I social ci hanno regalato una campagna di fuochi d'artificio digitali, ma la realtà non si like. Occhiuto ha vinto sull'onda emotiva di una narrazione curata, Tridico ha perso per un programma solido ma meno "virale". È tempo di spegnere gli schermi e riaccendere il dibattito: regoliamo gli algoritmi, puniamo le fake, premiamo il merito con transparency laws come quella sull'IA del 2025. Altrimenti, le prossime elezioni non saranno un voto, ma uno swipe. E la Calabria, la nostra Calabria, merita di più di un'illusione in alta definizione.

*Documentarista