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17/09/2025 ore 09.22
Politica

Occhiuto a tutto campo: «Per 4 anni ho domato la brutta bestia della burocrazia, così ho rimesso in moto la Calabria»

Intervista al presidente dimissionario che non molla la presa. Sulla sanità si prende i meriti ma ammette: «So bene che è ancora un disastro, ma è un problema nazionale». Il punto su trasporti, viabilità ed aeroporti

di Claudio Labate

Quando Roberto Occhiuto arriva sul Lungomare di Reggio Calabria, passando tra le transenne che delimitano il palco dei concerti del Live fest che riempie di suoni la festa per la patrona della città, e quelle che delimitano l’area dedicata al gusto internazionale dei gelati di “Scirubetta”, lo fa con passo spedito. Dice subito che rispetto al tempo messo a disposizione gli basterebbero 15 minuti «per dire quello che ho fatto e quello che voglio fare», anche se alla fine ne passano 30.

Lo studio per realizzare le interviste ai tre candidati presidenti è proprio lì, sul Lungomare, a bordo del truck del network LaC. Una cassa amplifica all’esterno le domande e le risposte. Domande uguali per tutti, ma differenti rispetto al ruolo e alla posizione in cui i tre sono arrivati a questa campagna elettorale. E non a caso a tutti i pretendenti alla presidenza della Regione domandiamo in che condizioni arriva la Calabria a questa consultazione elettorale anticipata.

«Spero che la Calabria abbia contezza di arrivare alle regionali del 5 e del 6 ottobre con una regione che finalmente è stata messa in moto. È chiaro, io non ho la bacchetta magica, non ho mai detto di avere la bacchetta magica, ho perfetta coscienza del fatto che ci sono ancora tantissimi problemi che investono la Calabria e che riguardano la vita quotidiana dei cittadini calabresi, ma credo che in questi quattro anni abbiamo fatto molto di più che negli anni passati e soprattutto abbiamo rimesso in moto una regione che aveva il motore spento. Siamo a Reggio Calabria, sto facendo una campagna elettorale, facendo intanto un consultivo delle cose fatte. E allora, siccome siamo a Reggio, vorrei parlare dell'aeroporto. Io quando mi sono insediato ho trovato un aeroporto che aveva un solo volo, oggi è l'aeroporto di Reggio, è l'aeroporto che cresce di più in Europa. L'infrastruttura era fatiscente, e a dicembre ci sarà una nuova infrastruttura. Quindi tutte cose che i calabresi possono vedere, possono verificare. Sto chiedendo ai calabresi di darmi fiducia per continuare a svolgere questo lavoro, ad affrontare anche le questioni che in questi quattro anni è stato impossibile affrontare e risolvere perché, come dicevo prima, nessuno ha la bacchetta magica».

Il presidente dimissionario dunque chiede di dare continuità al suo mandato interrotto bruscamente ad agosto.

«La visione per questa Calabria? Beh, intanto concludere il lavoro fatto. Sto venendo da Palmi, sono passato dal cantiere del nuovo, per modo di dire, ospedale di Palmi, perché era un ospedale che era sulla carta da vent'anni. Fra qualche giorno comincerà lo scavo. La mia ambizione è quella di concluderlo nei primi anni della prossima legislatura, così come si sta concludendo l'ospedale della Sibaritide, che invece era solo sulla carta. C'era un cucuzzolo che era chiamato il cucuzzolo degli annunci perché per venticinque volte avevano fatto la posa della prima pietra, ma solo la prima pietra. Così come stiamo facendo a Vibo, dove l'ospedale sta crescendo. L'ambizione è quella di concludere il lavoro che abbiamo fatto e di realizzare tante altre cose che ho in mente. Alcune le ho lanciate in questa campagna elettorale…»

Un “avviso” per ripopolare i borghi

Occhiuto si sofferma quindi su quest'idea di ripopolare i borghi attraverso la possibilità, da dare a chi vuole trasferire la propria residenza nei borghi, di acquistare e ristrutturare una casa.

«È una possibilità che le regioni hanno solo da qualche giorno, perché proprio avantieri il Parlamento europeo ha approvato un nuovo regolamento che dà la possibilità di rimodulare le risorse dell'Unione Europea o per il riarmo, e a noi il riarmo non interessa, o per la resilienza idrica, e investiremo risorse sull'idrico, o per il social housing, quindi il diritto all'abitazione. Allora ho pensato di investire un centinaio di milioni in questa attività che è utile a ripopolare i borghi, perché nei nostri borghi a volte si trovano case in vendita anche a mille euro, a cinquemila euro, però poi ce ne vogliono sessanta, settantamila per ristrutturarle. Se dessimo la possibilità, ed è quello che voglio fare, a quanti vogliono tornare in Calabria o a quanti vogliono trasferirsi in Calabria o a quelli che già sono in Calabria ma vogliono trasferire la propria residenza nei borghi, di avere fino a centomila euro per acquistare e ristrutturare un'abitazione. Ripopoleremmo borghi che sono straordinari, ma dove purtroppo l'uomo ormai non c'è più, sta andando via».

Al pari del reddito di dignità annunciato da Pasquale Tridico, il dibattito pubblico si è concentrato sui modi per avviare queste iniziative.

«Ne ho parlato con Fitto, il Vice Presidente della Commissione Europea. Entro dicembre le regioni e i governi europei devono rimodulare i fondi comunitari e nella rimodulazione che faremo entro dicembre prevederemo questa possibilità e quindi costruiremo l'avviso sulla base del negoziato che attiveremo con la Commissione Europea. È successo altre volte, molti bandi che abbiamo realizzato, li abbiamo realizzati dopo aver fatto un negoziato con la Commissione Europea».

«Viabilità e mobilità? Tante risorse già impegnate»

L’idea, obietta qualcuno, fa a pugni con i gap esistenti che sono ancora tanti, soprattutto infrastrutturali, se si pensa alla viabilità e alla mobilità dei calabresi. Occhiuto fa il punto.

«Proviamo a fare un consuntivo, perché in campagna elettorale tutti quanti promettono. Io siccome mi ricandido faccio un consuntivo di quello che ho fatto. Vogliamo parlare della 106? Per 30 anni sulla 106 è stato investito un miliardo soltanto dai governi nazionali, di centrodestra e di centrosinistra. Negli ultimi anni per le sollecitazioni che io ho fatto al governo nazionale abbiamo avuto quasi quattro volte di più, 3 miliardi e 800 milioni. In questa parte della regione, nella parte ionica reggina, non c'erano nemmeno i progetti della nuova 106. Ho fatto fare ad Anas i progetti, perché le risorse vanno laddove i progetti sono più maturi. Ora, se dovessimo avere più risorse, li investiremmo appunto laddove i progetti ci sono, quindi anche nella parte ionica della provincia di Reggio Calabria, dove nessuno prima aveva pensato a fare la progettazione. Quindi, anche su questo, i 900 milioni per l’A2 e i 500 milioni per le trasversali delle Serre, attenzione, tutte risorse che non sono PNRR, perché le risorse PNRR è facile averle, perché bisogna spenderle in fretta, queste sono risorse in conto capitale, da trovare nel bilancio dello Stato, non era semplice farlo.

Quindi sulle infrastrutture c'è stato un investimento come mai negli anni passati. E poi, attenzione, questo tema del collegamento dei borghi e del deficit infrastrutturale è vero, ma riguarda le grandi direttrici, per esempio la 106, l'autostrada che deve essere rifatta laddove l'autostrada ha delle difficoltà. Però se uno va in Umbria e trova borghi bellissimi, non è che trova strade migliori di quelle che collegano molti borghi calabresi. L'idea è quella, invece, di rendere attrattivi i borghi, per esempio di investire molto sulla connettività. Io ho molto fiducia nel fatto che le risorse del PNRR che il governo sta spendendo per collegare i borghi e connetterli alla rete diano il loro frutto, ma nell'ipotesi che così non fosse, già due anni fa ho parlato con Starlink, perché una mia idea è quella di utilizzare quest'altra tecnologia, molto più versatile, per collegare e connettere i borghi, perché i borghi potrebbero essere anche il luogo dove raccogliere i nomadi digitali. Se noi riuscissimo a renderli attrattivi, anche migliorando la connettività, oltre che attraverso questi incentivi per l'acquisto della casa, troveremmo una strada per ripopolarli».

Due idee per il Porto di Gioia Tauro

A proposito di infrastrutture, sul territorio della città metropolitana insiste il Porto di Gioia Tauro che pur mostrando di avere i numeri, non decolla. Da questo punto di vista, recentemente ci sono stati anche dei colloqui con il ministro Urso. Abbiamo quindi chiesto che cosa c'è in prospettiva per lo scalo portuale.

«Ci sono due cose in prospettiva, entrambe le ho discusse con il ministro Urso e anche con Giorgia Meloni. La prima riguarda il DRI, che è il cosiddetto alluminio green, che non inquina. C'è un miliardo di investimento che il governo ha in animo di fare a Taranto, dove però si stanno riscontrando dei problemi. Io ho detto al governo di essere disponibile ad accogliere questo investimento a Gioia Tauro, e se riuscissimo ad ottenere questo risultato entro la fine dell'anno sarebbe davvero un modo per far decollare questo porto, che è una straordinaria infrastruttura logistica, ma che non produce un euro per la Calabria, perché è un porto di transhipment.

La seconda cosa è un mio vecchio pallino che è il rigassificatore: io l'ho chiesto e ho ottenuto al governo che lo dichiarasse opera strategica, quindi favorendone la realizzazione, perché connesso al processo di rigassificazione è la costruzione della piastra del freddo, non solo per portare il gas alla temperatura giusta, ma può servire anche a surgelare i prodotti alimentari. Se noi avessimo una piastra del freddo a Gioia Tauro potremmo fare di Gioia Tauro un porto che accoglie i prodotti del sistema agroalimentare della Calabria, della Campania, della Puglia, della Sicilia, faremmo un grande distretto dell'agroindustria. Anche su questo il ministro Urso mi ha detto che c'è un rinnovato impegno da parte del governo, c'è l'interesse da parte dei grossi gruppi ad acquisire questo progetto per fare il rigassificatore terrestre nei tempi più brevi possibili».

Sanità: «bisogna liberarsi del Commissariamento e del Piano di rientro»

«Le posso dire una cosa, nella sanità succederà esattamente quello che è successo per i medici cubani». Occhiuto non ha dubbi sulla bontà del suo operato rispetto a quello che rappresenta il tema dei temi in Calabria, la sanità.

«Mi hanno attaccato tutti all'inizio e poi invece è stata la cosa giusta. Quando ho preso il commissariamento della sanità l'ho preso sapendo quanto fosse difficile, perché io so bene che la sanità calabrese è ancora un disastro, peraltro è un disastro la sanità nazionale, in Calabria ancora di più. Qual è il punto? Per migliorare la sanità bisogna liberarsi di queste due camicie di forza che sono il commissariamento e il piano di rientro. Questi quattro anni a me sono serviti per uscire dal commissariamento.

C'erano aziende che come sapete, una era qui nella provincia di Reggio, non chiudevano il bilancio da 12 anni, io ho chiuso il bilancio, ho accertato il debito del sistema sanitario, l'ho fatto certificare da società che certificano il bilancio in CONSOB, ho migliorato il punteggio LEA perché comunque la Calabria, lo dice il Ministero della Salute, è la regione che è cresciuta di più nel punteggio LEA, non c'è ancora questo percepito da parte dei calabresi, ma usciti dal commissariamento e l'anno successivo dal piano di rientro io potrò governare la sanità con la stessa determinazione che ho utilizzato per governare il sistema degli aeroporti, i rifiuti, potrò fare piani straordinari di assunzioni di medici che ora magari sono pensionati, vivono nelle altre regioni, io potrei chiamarli per farli venire in Calabria e fargli fare le guardie mediche, fargli coprire i posti di guardia medica, dandogli di più, ma ora non lo posso fare perché la Calabria è in piano di rientro.

Potrei aumentare il numero di posti letto, potrei aprire degli ospedali dove è necessario aprire gli ospedali. A proposito, mi accusano di essere quello che ha chiuso gli ospedali, ma io li ho riaperti gli ospedali, ho riaperto Cariati, ho riaperto Praia, ho riaperto Trebisacce, non solo, li sto costruendo gli ospedali, e quelli che fanno campagna elettorale invece, speculando sulla morte delle persone o sulla sofferenza delle persone nelle corsie degli ospedali. Di sanità stanno dimostrando di non capire nulla, perché una sola idea su come riformare la sanità da questi signori non l'ho ascoltata».

Occhiuto aggiunge poi che «entro giugno dell'anno prossimo» avremo tanti presidi di medicina territoriale: «si tratta appunto delle case di comunità e degli ospedali di comunità. Piccoli interventi di un milione e mezzo, due milioni, che stiamo monitorando e che saranno conclusi entro il termine previsto dal PNRR. Avremo le AFT, che sono le aggregazioni di medici di base, quindi utilizzeremo i medici di base per popolare le AFT, gli ospedali e queste case di comunità per filtrare ricoveri inappropriati nei pronto soccorsi. Scilla ospiterà un importante presidio di medicina territoriale. Quindi Scilla è in qualche modo un nodo, non solo per la sanità, ma perché per me è uno dei posti più belli d'Italia».

Deleghe e funzioni, il rebus della Città metropolitana

Restando sul territorio reggino, altra nota dolente, non riconducibile solo al governo Occhiuto, è il mancato passaggio delle deleghe e delle funzioni dalla Regione a Palazzo Alvaro.

«Della questione delle deleghe si sono occupate in questa legislatura Giusi Princi, alla quale io ho dato la delega per la Città metropolitana, ha fatto una serie di incontri. Poi stava concludendo questo lavoro, ma è stata eletta al Parlamento Europeo. Poi se ne è occupata la Caracciolo. Qualche mese fa io ho fatto una lettera in Consiglio regionale per sollecitare la discussione in Consiglio regionale sulle deleghe alla città metropolitana. Per quanto mi riguarda la Regione dovrebbe essere solo un ente di programmazione, per cui più deleghe si danno non solo alla città metropolitana, ma alle province, meglio è. Dico sommessamente una cosa però, che sarebbe più tranquillo se le deleghe si dessero a istituzioni capaci di gestirle queste deleghe».

Gli aeroporti e la politica degli incentivi

Una stoccata che il presidente dimissionario lancia in direzione di Giuseppe Falcomatà, sindaco metropolitano, per via dei continui battibecchi sui rapporti tra i due enti. Per farlo Occhiuto ricorda la vicenda del Tito Minniti.

«Io mi ricordo quando scrivevano “volano frottole”. E poi invece l'aeroporto è diventato il primo aeroporto in Europa per livelli di crescita. Io dico ai calabresi, andate a Reggio Calabria, guardate che vita c'è in quell'aeroporto. Andateci anche da dicembre in poi. Vedrete come è cambiata l'infrastruttura, perché la stiamo facendo in sei mesi, come abbiamo fatto l'infrastruttura a Lamezia e poi giudicate, fra le frottole degli altri e i fatti».

Tuttavia in questo frangente c’è un problema con Ita che ha cancellato il volo di ritorno in giornata per Milano. In questo senso abbiamo chiesto se c’è modo di intervenire.

«Una cosa che molti non sanno è che tutte le regioni d'Italia danno degli incentivi alle compagnie aeree, anche a ITA. Che peraltro non è più la compagnia di bandiera, vorrei ricordare che è una compagnia tedesca. Con ITA, peraltro, ci sono grandi progetti che stiamo discutendo. Faranno in Calabria la scuola dei piloti. Io sto cercando di radicarle queste compagnie in Calabria: Ryanair attraverso gli hangar e attraverso la specializzazione dell'aeroporto di Reggio Calabria; ITA attraverso la scuola piloti. Però sono compagnie private che vanno laddove è più conveniente andare. Per questo io, per esempio, ho utilizzato il mio ruolo nazionale di dirigente nazionale del centrodestra per far acquisire alla Calabria in questo settore un vantaggio competitivo quando ho chiesto al Parlamento e l'ho ottenuto che si annullasse per la Calabria la tassa sui passeggeri, in maniera tale che tutte le compagnie, ITA compresa, non pagano la tassa sui passeggeri e quindi trovano più conveniente far volare in Calabria. C'è quindi un modo per intervenirci, ma è il solito modo, cioè dare degli incentivi, dare dei contributi, e bisogna fare in modo che questi incentivi e questi contributi siano effettivamente adeguati ai servizi che offrono le compagnie».

Un sistema di opportunità per far restare i giovani

Quello del lavoro, ma più in generale il tema delle opportunità, diventa centrale anche contro l’avanzare del fenomeno dello spopolamento. Occhiuto anche in questo caso fa un consuntivo.

«Creare un sistema di opportunità perché i giovani possano scegliere di rimanere in Calabria è un percorso che non si realizza in tre anni, in quattro anni, però i dati sull'occupazione in questi ultimi quattro anni sono dati che dicono che c'è stata una crescita consistente. A volte anche un recupero di occupazione che rischiava di bruciarsi.

Vorrei ricordare i mille lavoratori di Abramo che abbiamo salvato e che altrimenti sarebbero stati mille disoccupati che avrebbero di molto cambiato anche i valori macroeconomici che riguardavano l'occupazione. I TIS, i tirocinanti di inclusione sociale, non avevano un euro di contributo INPS, erano dei tirocinanti, non avevano un posto di lavoro. Ora, grazie al lavoro che abbiamo fatto, i TIS saranno assunti in parte nei comuni.

L'altra notizia che voglio dare è che quelli che non saranno assunti saranno impegnati in un grande piano di manutenzione del territorio e quindi anche quelli saranno assunti. È creazione di lavoro, è creazione appunto di lavoro di dignità. I settecento giovani che abbiamo assunto in regione, più i cinquecento dei centri per l'impiego, anche questa è creazione di lavoro. Le cinquemila unità di personale che abbiamo stabilizzato o assunto nella sanità, mentre duemila e cinquecento persone andavano in pensione perché nessuno di quei commissari che si dimenticavano il piano covid o che si drogavano prima delle interviste se ne occupava. Tutti questi sono posti di lavoro che sono stati creati e in più abbiamo creato altri posti di lavoro attraverso il rapporto con le aziende private. Quante attività di recruiting avete registrato anche voi in Cittadella? Quelle di Ryanair che ha preso centocinquanta giovani calabresi e li sta formando a Bergamo perché lavoreranno negli hangar. Quelli di WeBuild che ha preso altrettanti giovani calabresi per farli lavorare sui lotti della SS106. Quindi stiamo costruendo questo sistema che è utile a creare davvero lavoro e soprattutto stiamo investendo molto sul sistema delle Università»

«Aumentare l’offerta formativa delle nostre Università»

Per Occhiuto la migrazione dei giovani comincia quando si iscrivono alle università da fuorisede, perché è molto semplice che in Calabria non ci mettano più piede. «È Alma Laurea, non Roberto Occhiuto, Alma Laurea che è l'associazione che studia il percorso dei laureati dopo la laurea, che ci dice che il 60% dei laureati in Calabria poi rimane a lavorare in Calabria. Quindi l'aumento dell'offerta formativa in Calabria, l'investimento nelle università, del quale io sono orgoglioso perché io ho investito molte risorse nel sistema universitario e grazie a queste risorse tutte e tre le università calabresi sono cresciute nel ranking del Censis. Migliorare la qualità e l'offerta formativa universitaria in Calabria significa far rimanere più giovani anche a lavorare in Calabria dopo aver concluso il proprio percorso di studi. È un lavoro titanico e davvero complicato da farsi che non si può concludere in quattro anni. Se fosse stato possibile concluderlo in quattro anni non mi sarei ricandidato».

«Ho domato la burocrazia regionale perché mi hanno percepito forte»

Tra le contestazioni più dure che riceve il presidente dimissionario, c’è quella di aver costretto i calabresi ad elezioni anticipate per un suo tornaconto personale, vista anche l’inchiesta che lo riguarda, tuttora in corso.

«Io avrei potuto anche evitare di dimettermi, avrei potuto rimanere sulla poltrona per un altro anno, peraltro la scadenza della legislatura sarebbe stata più o meno coincidente alle nuove elezioni per il Parlamento nazionale. Avrei potuto scegliere poi se candidarmi di nuovo alla Regione oppure tornare a fare il parlamentare. Invece no, però per non bloccare la regione ho deciso di dire ai calabresi scegliete voi quello che bisogna fare. La burocrazia è una brutta bestia in tutta Italia, ma la burocrazia è una brutta bestia soprattutto in Calabria. Io l'ho domata per quattro anni, ma l'ho domata perché mi hanno visto come un presidente forte. Ho cominciato a percepire che mi vedevano quasi come un ex presidente, come un presidente dimezzato, azzoppato. Quindi molte cose che avrei concluso, molte pratiche amministrative che avrei concluso in 15 minuti qualche mese prima non le vedevo realizzate dopo giorni e giorni. Ho capito che qualcosa non andava. Poi leggevo pure tutte queste fake, molti riguardavano anche i miei figli. E ho pensato: io dovrei vivere e far vivere la mia squadra un anno con tutte queste fake, bloccando la Calabria. Invece no. Ad agosto tanto si ferma tutto, a settembre ci facciamo una bella campagna...»

La polemica latente con l’informazione di LaC

Il presidente dimissionario come detto è arrivato disteso e sorridente sul truck di Lac, e disteso e sorridente se n’è andato al termine dell’intervista. Nei giorni scorsi non sarà sfuggito a nessuno dei nostri lettori il riferimento che Occhiuto ha fatto ad un presunto sbilanciamento della nostra testata, e non a suo favore. Anche in questa occasione non ha rinunciato a lanciare qualche frecciatina all’indirizzo della testata, con qualche battuta - «la settima lista di Tridico» - o rievocando fatti che secondo lui avrebbero creato astio con il nostro direttore Franco Laratta, o ancora accusandoci di aver «amplificato delle fake news» diretti alla sua persona, senza però citarne alcuna. Aveva tutto lo spazio per farlo ma non lo ha fatto, il che ci dice che la campagna elettorale ha gli stessi vizi e virtù per tutti.

Alle accuse abbiamo sommessamente fatto osservare che anche il gruppo di lavoro, con i giornalisti in forza a LaC in testa, e quindi nelle testate locali, hanno fatto una scelta: lui di ricandidarsi, noi di restare in questa terra che continuiamo a raccontare a volte, ma non è un’eresia dire troppo spesso, senza trovare una chiave di volta. Ed è per questo che abbiamo il vizio di domandare, di informarci e di, se si può dire, investigare, sulle cose che scriviamo.

Un concetto che forse ha fatto breccia nella frenesia da campagna elettorale, anche se Occhiuto ha una sua idea precisa.

«Io ho grande rispetto della maggior parte dei giornalisti calabresi. Ho grande rispetto anche di voi, perché vi ho conosciuto, vi ho apprezzato in questi anni. Dico che forse la linea editoriale è stata una linea editoriale che pensava che io fossi morto. Forse pensava che io fossi già morto politicamente. Posso non essere d'accordo con il vostro direttore?».

Posizione legittima, ma tutta da dimostrare. E tutta via Occhiuto ha riconosciuto la forza del network LaC.

«Al netto di questo – ha detto il presidente dimissionario - riconosco che invece dal punto di vista editoriale la vostra azienda è un'azienda che è di grandissima qualità. E io quando ci sono sforzi imprenditoriali di qualità li apprezzo perché ne riconosco la validità e credo che anche questo sia un modo per dimostrare che in Calabria si possono fare grandi cose».

Polemica chiusa? Si spera…