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20/11/2025 ore 06.15
Politica

Occhiuto liberale ma non troppo: su Statuto e referendum il centrodestra in Calabria tira dritto (e silenzia i cittadini)

La maggioranza spinge per limitare la possibilità di una consultazione popolare sulle modifiche allo Statuto e allargare la giunta a nove assessori. Un nuovo strappo dopo l’abolizione delle primarie e le norme sui Comuni: così la partecipazione rischia di diventare un ostacolo

di Massimo Clausi

C'è un Roberto Occhiuto che rilascia interviste sui giornali nazionali invitando la premier Giorgia Meloni ad avere più coraggio e a fare di più sul fronte delle battaglie liberali. Poi c'è la sua coalizione in Calabria che gli incasina tutto, mostrando una certa allergia ai processi di partecipazione.

È il caso del super urgente allargamento a nove della giunta regionale finito subito nel primo vero consiglio regionale dell'Occhiuto bis. Imposto con tale urgenza che due esponenti del centrodestra, Pierluigi Caputo e Domenico Giannetta, vogliono accorciare i tempi a tutti i costi, al punto da eliminare la possibilità di indire entro tre mesi, dall'approvazione delle modifiche, un referendum sulle modifiche dello Statuto.

La nostra Costituzione all'art. 123 comma 4 prevede che "Lo statuto è sottoposto a referendum popolare qualora entro tre mesi dalla sua pubblicazione ne faccia richiesta un cinquantesimo degli elettori della Regione o un quinto dei componenti il ​​Consiglio regionale. Lo statuto sottoposto a referendum non è promulgato se non è approvato dalla maggioranza dei voti validi".

Statuto blindato, giunta più larga e sottosegretari: la mossa del centrodestra che cambia tutto senza referendum

Questo inciso ai due proprio non piace e in una loro proposta di legge dal titolo "Disciplina del referendum popolare per l'approvazione dello statuto regionale" prevedono che il referendum sia obbligatorio solo per revisioni totali e non parziali dello statuto regionale. I nostri due legislatori regionali si vorrebbero quindi quasi sostituire ai padri costituenti scrivendo nella loro proposta di legge che “l'articolo 138 della Costituzione, nel disciplinare il procedimento di revisione della Costituzione, prevede che le leggi di revisione costituzionale approvate con maggioranza qualificata (2/3) non sono sottoposte a referendum”. Se per modificare la Costituzione serve solo la maggioranza qualificata e non un referendum perché rendere più gravosa la modifica dello statuto regionale? Segnaliamo, per inciso, che grazie al premio di maggioranza assegnato dalla nostra legge elettorale regionale, i due terzi sono pari alla maggioranza di centrodestra. Se dovesse passare questa proposta i tempi per avere i due sottosegretari ei due assessori in più si restringono ulteriormente.

Ma per spiegare l'incipit del nostro articolo dobbiamo tornare alla prima legislatura Occhiuto e precisamente agli inizi del 2024. Anche qui lo stesso Pierluigi Caputo aveva presentato in aula una legge omnibus in cui venivano emendati una serie di leggi vigenti, tra cui il comma 3 dell'articolo 5 della legge 15 del 2006 che prevedeva, come presupposto per la fusione dei comuni, la delibera consiliare di ogni singolo ente territoriale interessato . Che bisogno c'è di perdere tempo con i dibattiti in consigli espressione diretta della cittadinanza? Poco male che tanti, fra cui anche qualcuno che ora siede nei banchi della maggioranza, aveva bollato l'iniziativa come illiberale e antidemocratica, attraverso la quale i comuni venivano estromessi dal processo decisionale di fusione ponendo, di fatto, la Regione nella condizione di decidere autonomamente ed arbitrariamente come e quando vuole di cancellare singoli comuni.

Per la maggioranza di centrodestra la Calabria ha una sola emergenza: più poltrone per tutti (e i cittadini pagano...)

Ma non è finita qua. Nel luglio 2025, quando ancora nessuno pensava alle dimissioni e contestuale ricandidatura di Roberto Occhiuto, il centrodestra ha pensato di abrogare come impellente necessità la legge che istituiva le primarie per la scelta del candidato presidente in Calabria. Nella relazione di accompagnamento, i promotori sottolineavano come la legge, sin dalla sua approvazione nel 2009, non abbia mai trovato applicazione concreta, risultando un vincolo inutile per il bilancio regionale. «Nessuna forza politica ne ha mai fatto uso reale – si legge nella relazione di accompagnamento – e la sua presenza ha solo impegnato fondi pubblici inutilizzati». Meglio quindi sbloccare questi fondi e destinarli a non meglio precisare iniziative a favore di presidi di legalità e sicurezza. In realtà forse sulla decisione ha inciso anche il fatto che le primarie avevano delle procedure ben definite che richiedevano tempi determinati, mentre il centrodestra aveva una fretta matta di arrivare il prima possibile al voto. Così in poco più di un mese dalle dimissioni di Occhiuto si è votato per il rinnovo del consiglio regionale, cosa impossibile qualora la legge sulle primarie fosse stata in vigore.

Non abbiamo contezza di come quei fondi sono stati utilizzati intanto come disse in aula Raffaele Mammoliti del Pd un altro spazio di partecipazione e democrazia veniva cancellato. La cosa curiosa all'epoca fu l'astensione del centrosinistra che pure le primarie aveva voluto con Agazio Loiero. Per la loro abrogazione non fece alcuna barricata. Così come nessuna barricata sta facendo per questa proposta di legge sull'abolizione, di fatto, del referendum sulle modifiche parziali dello statuto regionale garantendo ad ogni maggioranza di turno di inserire le modifiche che ritiene più opportune. Nessuno ha sollevato particolari critiche se non Pasquale Tridico che ha diffuso ieri un comunicato in cui si legge che il centrodestra vuole «cambiare la “costituzione” della Regione a pezzi, senza mai dare ai calabresi la possibilità di esprimersi. Un modo per blindare le proprie posizioni, aumentare incarichi e stipendi e assicurarsi nuove fedeltà politiche, mentre fuori da palazzo la Calabria continua a sprofondare. Queste manovre sono un insulto a un popolo che aspetta risposte e non giochi di potere. Le denunceremo in ogni sede e valuteremo tutti gli strumenti, compreso un ricorso mirato, per fermare questa deriva».

Il resto dell'opposizione non è pervenuta finora anche se il consiglio è fissato per giovedì. E nemmeno si è chiesta da cosa è dovuta questa fretta nell'affrontare la riforma dello Statuto, al punto da portarla in aula prima di costituire le commissioni e prima di varare la capigruppo. Si potrebbe pensare a problemi di equilibri politici interni al centrodestra.

I più maliziosi dicono che proprio questo è il punto. Non è un caso se la riforma si deve fare proprio adesso quando ancora Occhiuto può agitare l'esca della presidenza delle commissioni, ai suoi ma anche alla minoranza che aspira a quella "Vigilanza" (per inciso nella scorsa legislatura dopo una breve gestione dell'eretico del M5S Afflitto, la presidenza andò al forzista Giannetta).