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22/05/2025 ore 17.52
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Ponte sullo Stretto, tensioni sui controlli antimafia: Mattarella blocca la norma di Salvini che accentrava tutto sul Viminale

Il Quirinale ferma la modifica dell’ultimo minuto al decreto Infrastrutture che avrebbe introdotto deroghe ai controlli contro le infiltrazioni mafiose: «Possibili solo in casi eccezionali come ricostruzioni post-terremoto». Il ministro contesta la scelta e annuncia battaglia in Parlamento

di Redazione Politica

Una norma inserita all’ultimo minuto e poi cancellata su richiesta del Quirinale ha riacceso lo scontro istituzionale attorno al progetto del ponte sullo Stretto di Messina.
Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, è intervenuto direttamente per escludere dal decreto Infrastrutture un articolo che, di fatto, avrebbe allentato i controlli antimafia previsti per l’opera.
Il provvedimento, voluto dal ministro dei Trasporti Matteo Salvini e dal titolare dell’Interno Matteo Piantedosi, prevedeva di centralizzare le verifiche antimafia in capo al Viminale e alle prefetture, utilizzando una procedura speciale già applicata in passato per contesti emergenziali – come le ricostruzioni post-terremoto – o per eventi a scadenza ravvicinata, come le Olimpiadi.
Tuttavia, secondo i tecnici del Colle, il ponte sullo Stretto non risponde a nessuna di queste caratteristiche: non è un’emergenza né un evento straordinario, ma un’opera strategica con tempi lunghi di realizzazione (si parla del 2032) e un investimento stimato in circa 14 miliardi di euro, tra ponte e infrastrutture collegate.

«La legislazione in vigore contempla norme antimafia rigorose per opere come il ponte di Messina. La norma proposta prevedeva invece una procedura speciale che autorizza anche a derogare ad alcune norme previste dal Codice antimafia, deroghe non consentite dalle regole ordinarie per le opere strategiche», ha chiarito l’ufficio stampa del Quirinale, smentendo quanto riportato da alcuni quotidiani circa la natura rafforzativa del controllo.
La rimozione della norma ha sorpreso il ministero dei Trasporti, che in una nota ha espresso «grande amarezza» per la decisione e ha annunciato l’intenzione di spingere per modifiche durante l’iter parlamentare, «a partire dal rafforzamento dei controlli antimafia». In questo contesto, non è escluso che la Lega tenti di reintrodurre l’articolo attraverso un emendamento.

Ponte sullo Stretto, il Mit: «Nel Dl Infrastrutture si rafforzino le norme antimafia»

Intervenendo pubblicamente dopo la diffusione della nota del Colle, Salvini ha ribadito il proprio punto di vista: «Chiederemo il massimo del rigore, il massimo della trasparenza. L’avevamo messo in decreto: più poteri al ministero dell’Interno e alle prefetture per verificare che non ci siano infiltrazioni, dal mio punto di vista era importante. Qualcuno l’ha pensata in maniera diversa, vorrà dire che sarà il Parlamento a mettere il massimo delle garanzie».
Il vicepremier ha poi aggiunto: «È chiaro che, quando ci sono le Olimpiadi, la Tav, opere importanti a Genova, Messina, Milano o Roma, bisogna vigilare in maniera assoluta, costante, totale. Siccome ci saranno più di 100mila posti di lavoro in ballo e migliaia di imprese coinvolte, è mio interesse che le prefetture, le procure, le associazioni, i sindacati possano avere il massimo della vigilanza e della trasparenza».
Anche il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, ha difeso la proposta, affermando che «la prevenzione antimafia è sempre stata nell’interesse di tutti», pur evitando polemiche dirette con il Quirinale.

Intanto, sul fronte pratico, il cantiere del ponte non è ancora partito, nonostante gli annunci. Manca ancora l’approvazione definitiva del Cipess, l’organo interministeriale che coordina la programmazione economica. Solo di recente è arrivato il parere positivo del ministero dell’Ambiente, mentre il sottosegretario Alessandro Morelli ha assicurato che il disco verde definitivo potrebbe arrivare «entro due settimane».
Ma un altro ostacolo si profila a Bruxelles. Il Governo ha trasmesso un’informativa all’Unione Europea sulle compensazioni ambientali previste per mitigare l’impatto dell’infrastruttura, ma una delegazione di eurodeputati contrari al progetto ha già annunciato battaglia: proteste e iniziative legali contro eventuali deroghe ai vincoli ambientali che, a loro avviso, creerebbero un pericoloso precedente per la tutela degli habitat naturali in tutta Europa.
Il ponte sullo Stretto, da decenni promesso e mai realizzato, torna così a essere epicentro di polemiche, tensioni istituzionali e interrogativi ambientali. Più che una sfida ingegneristica, si conferma un campo di prova per la tenuta delle regole, degli equilibri politici e della fiducia dei cittadini nelle istituzioni.