Psicodramma Azione: inciucia con Falcomatà per un posto in giunta a Reggio Calabria ma tutti negano la trattativa (fallita)
Il giallo dell’assessore Calafiore che ha rinunciato dopo la firma del decreto di nomina evidenza il problema della guida del partito e della sua collocazione politica. Suraci sconfessa sé stesso, mentre i vertici regionali dicono di essere stati tenuti all’oscuro del patto
di Massimo Clausi
Uno psicodramma più che un rimpasto di giunta quello avviato da Giuseppe Falcomatà a Reggio Calabria. Uno psicodramma che ha fra i protagonisti soprattutto Azione, partito già di per sé confuso sulla sua collocazione politica.
In Calabria i vertici regionali stanno saldamente con Roberto Occhiuto e la sua maggioranza di centrodestra. Come è stato possibile allora provare ad entrare in giunta con il centrosinistra di Falcomatà? Non si tratta certo di un passaggio politico irrilevante, visto che il sindaco di Reggio ha ribadito più volte la sua disponibilità a sfidare lo stesso Occhiuto alle prossime regionali.
Si tratta quindi di una mossa che ha un valore politico di prospettiva. Se in politica ci fossero ragionamenti coerenti significherebbe un passaggio di Azione nel campo progressista. Bisogna infatti considerare che il partito di Calenda a Reggio non ha nemmeno un consigliere comunale. L’apertura di Falcomatà, quindi, non era certamente dettata dalla necessità di puntellare la maggioranza, piuttosto ad un discorso di prospettiva.
Reggio, Falcomatà vuole cambiare la giunta ma fallisce il blitz: Azione rifiuta l’assessorato e il Pd lo bacchettaI vertici regionali del partito, presidente e segretario regionale, dicono che di questo accordo non sapevano nulla, il che rende la vicenda ancora più paradossale. La trattativa si sarebbe consumata fra il sindaco Falcomatà, il capogruppo Matteo Richetti che da tempo prova a spingere il partito a sinistra e il segretario provinciale di Calenda a Reggio, Santo Suraci. A rendere ancora più paradossale la vicenda, poi, è la rinuncia last minute di Ramona Calafiore alla delega quando, secondo alcuni rumors, il decreto era già stato firmato.
«Azione Reggio Calabria dice no alle squallide trattative e guarda avanti, al proprio progetto politico - ha scritto lo stesso Suraci - con determinazione e la consapevolezza di voler individuare un modello amministrativo e di visione in netta discontinuità con quello attuale». Eppure qualcuno le trattative deve pur averle portate avanti, altrimenti da dove è spuntato fuori il nome della Calafiore? Sembra improbabile che sia stata lei stessa, in perfetta solitudine, ad essersi autocandidata.
D’altronde che una trattativa ci sia stata lo confermano due cose. La prima, le parole di Falcomatà che ha accusato il partito di comportamento bipolare. Non proprio una carezza per un moderato come lui. La seconda la dichiarazione dello stesso Matteo Richetti: «Non so se siano la disperazione o la mancanza di lucidità a portare il sindaco di Reggio Calabria a rivolgere insulti ad Azione e ai suoi dirigenti. Non siamo né infantili né bipolari. Ed è un linguaggio che non fa onore ad un uomo delle istituzioni. Abbiamo interloquito con in sindaco Falcomatà che ci ha informato di intenzioni diametralmente opposte a ciò che poi ha eseguito nei fatti. Forse non è abituato alla coerenza e alla franchezza, ma con Azione dovrà farsene una ragione».
Insomma la trattativa c’è stata, ma a quanto pare direttamente fra Richetti e il sindaco. Ma a quale titolo il capogruppo ha trattato passando sopra la testa dei vertici regionali del partito? E non è Ettore Rosato il responsabile degli enti locali di Azione? Che ruolo ha avuto quest’ultimo nella vicenda?
Insomma Azione sembra essere in pieno caos, senza una vera direzione e profilo politico. Ieri sera le chat del partito erano roventi, al punto che i vertici regionali hanno chiesto immediatamente un incontro chiarificatore ai responsabili nazionali. Ma prima Azione dovrebbe fare pace con sé stessa.