Rapporto Svimez, Tridico: «Regione in fase involutiva. Negarlo significa prendere in giro i calabresi»
L’europarlamentare commenta i dati diffusi dall’Associazione: «Quasi un calabrese su due, il 49%, è in povertà o a rischio di esclusione sociale. Di fronte a questo scenario serve una risposta politica chiara, competente e collettiva»
«Il rapporto Svimez pubblicato ieri e anticipato, nella sostanza, una settimana fa nel mio intervento in consiglio regionale, confermano la lettura fornita su quei dati. L’Associazione per lo Sviluppo dell'Industria nel Mezzogiorno certifica, quindi, che la Calabria si assesta come ultima tra le 240 regioni d’Europa». Lo afferma Pasquale Tridico, europarlamentare, già candidato alla carica di governatore della Calabria.
Regione in piena regressione
Tridico analizza: «Ai tifosi da stadio acritici e corporativisti basterebbe semplicemente leggere quei numeri, senza sforzarsi di interpretarli, per comprendere che la realtà è questa, e non quella propinata ai calabresi da Occhiuto. Non bisogna per forza essere degli economisti per leggere che nell’ultimo triennio, ad esempio, 175mila giovani meridionali si sono trasferiti al Centro-Nord o all'estero, 7mila in più rispetto ai tre anni pre-Covid. E non è certo perché non ho vinto le elezioni che quei dati bocciano su tutta la linea l’amministrazione regionale. Né si può insinuare che i rapporti dello Svimez, dell’Istat, dell’Inps, di Bankitalia siano farlocchi solo perché descrivono una regione in piena regressione, afflitta da una policrisi strutturale che parte dal più drammatico dei dati: nel 2024, quasi un calabrese su due, il 49%, è in povertà o a rischio di esclusione sociale».
L’europarlamentare sottolinea: «È l’incidenza più alta tra le 240 regioni europee e, allo stesso tempo, siamo la regione UE con il più elevato divario interno tra i più ricchi e i più poveri. Il reddito pro-capite e la produttività del lavoro sono i più bassi d’Italia; il tasso di occupazione totale è circa il 45% (in Italia è il 62%), quello femminile è al 36% (in Italia è al 53%). Il Prodotto Interno Lordo del Mezzogiorno tra il 2021 e il 2024 è cresciuto del + 8,5% (+ 1% nel 2024). In Calabria è cresciuto della metà ed è tra i livelli più bassi delle regioni del sud, a fronte di un calo del -0,4 % nel 2024. Nella nostra regione un contributo decisivo al Pil è provenuto dalle misure adottate col Pnrr – che sta per scadere – come il Superbonus, nel settore dell’edilizia, dagli investimenti pubblici che hanno continuato a stimolare la filiera delle costruzioni».
Calabria e Mezzogiorno verso un buio 2050: meno nascite, emorragia di laureati e un futuro di spopolamentoLa piaga dello spopolamento
Anche in agricoltura, «che negli ultimi anni ha fatto registrare i dati peggiori, si registra un calo del – 3,4% nel periodo 2021-2024 ed il –17% di occupati. In Calabria, ancora, il dato sullo spopolamento è stato drammatico con un decremento di 180mila abitanti. A ciò ha contribuito in grandissima parte l’emigrazione delle nuove generazioni, e per di più laureati, verso le regioni del nord e il resto dell’Europa».
Tridico ribadisce: «Questi sono solo alcuni degli indicatori di una regione in piena fase involutiva. Negarli e prendere in giro i calabresi sostenendo il contrario è da irresponsabili. Di fronte a questo scenario serve una risposta politica chiara, competente e collettiva. Serve sostenere le fragilità, come ho sottolineato nella massima assise regionale, perché sviluppare servizi pubblici efficienti, moderni e universali non è assistenzialismo, ma l’essenza stessa della democrazia repubblicana. Si ripensi, quindi, la governance dei fondi di coesione, ad affidare la programmazione a dirigenti competenti individuandoli oltre i soliti cerchi magici, a smontare il sistema dei micro-finanziamenti clientelari e puntare su progetti strategici. Impensabile che in una tale congiuntura economica – conclude - il primo pensiero del governatore e dei suoi sodali sia stato quello di aumentare il numero delle poltrone – due nuovi assessori e due sottosegretari – utili solo a spartire potere, che costeranno ai calabresi 3,5 milioni di euro».
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