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22/05/2025 ore 06.57
Politica

Referendum, Nicoletti (Flai Cgil): «Lavoro, sicurezza e integrazione temi centrali. Il quorum? Difficile ma non impossibile»

L’invito al voto del segretario generale di Cosenza. «Se la seconda carica dello Stato, che ha i busti di Mussolini in casa, invita a non andare a votare, penso sia un motivo in più per recarsi in massa alle urne»

di Redazione Politica

Mancano poche settimane al voto per i cinque referendum, previsto per l'8 e il 9 giugno. Erano sei referendum, ma quello riguardante l'autonomia differenziata è stato dichiarato inammissibile dalla Corte Costituzionale. 
Ne parliamo con Giovambattista Nicoletti, segretario generale della Flai Cgil di Cosenza.

Un appuntamento che vede la Cgil assolutamente schierata.
«
Un particolare ringraziamento alla vostra redazione, per gli spazi d’informazione che date agli approfondimenti alle tematiche referendarie, spazi che purtroppo sono molto limitati dai media nazionali perché in tutti i modi il Governo sta cercando di incidere negativamente, per favorire l’astensione. La Cgil è stata la promotrice della raccolta firme, 5 milioni di firme raccolte su tutto il territorio nazionale, uno sforzo compiuto da tanti lavoratori/trici, pensionati/e, volontari/e, in sinergia con tante associazioni e partiti politici sensibili alle tematiche, che hanno presidiato i banchetti nel Nord come nel Sud del paese. Dichiarare inammissibile dalla Corte Costituzionale il quesito sull’autonomia differenziata apparentemente ha depotenziato l’impatto del referendum, in ogni caso l’impegno della nostra organizzazione non è variato, crediamo fortemente che il superamento del quorum, inciderà positivamente sul mondo del lavoro e dell’integrazione. Ad oggi i sondaggi danno la percentuale dei votanti pari al 38%, ciò significa che intensificando gli sforzi, il raggiungimento del quorum non sarà difficile».

Quattro dei quesiti ammessi affrontano tematiche legate al mondo del lavoro. Tra questi la proposta di abrogare il contratto a tutele crescenti previsto dal Jobs Act.

«La Cgil è stata sempre contro l’introduzione del Jobs Act, il tasso di disoccupazione in Italia ed il proliferare del lavoro a termine è la dimostrazione che avevamo ragione. Nelle imprese con più di 15 dipendenti, le lavoratrici e i lavoratori assunti dal 7 marzo 2015 in poi non possono rientrare nel loro posto di lavoro dopo un licenziamento illegittimo. Sono oltre 3 milioni e 500 mila ad oggi e aumenteranno nei prossimi anni le lavoratrici e i lavoratori da una legge che impedisce il reintegro anche nel caso in cui/il Giudice dichiari ingiusta e infondata l’interruzione del rapporto. Abrogando questa norma, diamo uno stop ai licenziamenti privi di giusta causa o giustificato motivo».

"Piccole imprese - Licenziamenti e relativa indennità: Abrogazione parziale". Questo quesito mira a rimuovere il limite all’indennità per i licenziamenti nelle piccole imprese. 
«Nelle Imprese con meno di 16 dipendenti, in caso di licenziamento illegittimo oggi un lavoratore/trice può al massimo ottenere 6 mensilità di risarcimento, anche se un Giudice reputi infondata l’interruzione del rapporto di lavoro. Questa è una condizione che tiene le/i dipendenti delle piccole imprese in uno stato di forte soggezione rispetto alla/al titolare. Abroghiamo questo limite, aumentiamo l’indennizzo sulla base della capacità economica dell’azienda, dei carichi famigliari e dell’età del lavoratore/trice».

Parliamo del terzo quesito. “Abrogazione parziale di norme in materia di apposizione di termine al contratto di lavoro subordinato, durata massima e condizioni per proroghe e rinnovi”.

«In Italia circa 2 milioni e 300 mila lavoratori/trici hanno contratti a tempo determinato. I rapporti a termine possono oggi essere instaurati fino a 12 mesi senza alcuna ragione oggettiva che giustifichi il lavoro temporaneo. L’obiettivo è quello di rendere il lavoro più stabile, ripristinando l’obbligo di causali per il ricorso ai contatti a tempo determinato. Quanti giovani in Italia non hanno accesso al credito a causa di forme contrattuali precarie, a quanti gli si preclude la possibilità di poter pensare di coronare il sogno di formare una famiglia, di acquistare una casa, un auto; ecco perché è importante che soprattutto i giovani vadano a votare convintamente sì».

Il quarto quesito “Esclusione della responsabilità solidale del committente, dell'appaltatore e del subappaltatore per infortuni subiti dal lavoratore dipendente di impresa appaltatrice o subappaltatrice, come conseguenza dei rischi specifici propri dell'attività delle imprese appaltatrici o subappaltatrici: Abrogazione”.
«Sono quasi 500mila, in Italia, le denunce annuali di infortunio sul lavoro. Quasi mille i morti. Vogliamo modificare le norme attuali, che impediscono in caso di infortunio negli appalti di estendere la responsabilità all’impresa appaltante. Cambiamo le leggi che favoriscono il ricorso ad appaltatori provi di solidità finanziaria, spesso non in regola con le norme antinfortunistiche. Abrogare le norme in essere ed estendere la responsabilità dell’imprenditore committente significa garantire maggiore sicurezza sul lavoro».

Un altro quesito riguarda l'acquisizione della cittadinanza italiana, proponendo di ridurre da dieci a cinque anni il periodo di soggiorno legale necessario per richiederla.
«La riduzione una volta ottenuta sarebbe trasmessa ai figli e alle figlie minorenni. Questa modifica costituisce una conquista decisiva per circa 2 milioni e 500 mila cittadini e cittadine di origine straniera che nel nostro Paese, nascono, crescono, abitano, studiano e lavorano. Allineiamo l’Italia ai maggiori Paesi europei, che hanno già compreso come promuovere diritti, tutele e opportunità, garantisca ricchezza e crescita per l’intero Paese».

L’attenzione quindi si concentra sul raggiungimento del quorum del 50%+1. Ma su dieci consultazioni referendarie, in sole due occasioni esso è stato raggiunto, nel 1995 e nel 2011. Quindi una partita difficilissima.
«Difficile ma non impossibile, riteniamo che i temi del lavoro, della sicurezza, dell’integrazione siano centrali nella discussione nel nostro Paese».

I partiti del centrodestra sono praticamente schierati per l’astensione. E fin qui ci sta. Ma quello che ha fatto molto discutere è che siano scesi in campo il governo e alte figure istituzionali per invitare al non voto.
«Se la seconda carica dello Stato, che ha i busti di Mussolini in casa, invita a non andare a votare, penso sia un motivo in più per recarsi in massa alle urne».

Per la prima volta, potranno partecipare anche categorie più ampie di elettori fuori sede, ovvero coloro che, per studio, lavoro o cure mediche, si trovano da almeno tre mesi lontano dal proprio Comune di residenza.
«Noi abbiamo cercato di diffondere molto questa possibilità, speriamo che abbiano adempiuto nei termini previsti alle richieste».

Un recente sondaggio Ipsos rivela che si recherà a votare tra il 32% e il 38%. Sembrati molto incoraggianti per i referendari. 
«Nelle nostre assemblee invitiamo spesso i compagni/e al lavoro e alla lotta, facciamolo insieme con ancora più forza per far sì che le percentuali possano rappresentare il superamento del quorum previsto».