Regionali, Aiello (Fi): «Restituire peso politico all’area centrale della Calabria, questo uno dei miei obiettivi»
La candidata del centrodestra illustra le sue idee su lavoro, infrastrutture, economia. E sulla Sanità dice: «Vogliamo continuare l’opera cominciata da Occhiuto, puntando anche sulla formazione»
Siamo entrati nel vivo della campagna elettorale che porterà la Calabria al voto il 5 e 6 ottobre prossimo. Proviamo a dare voce ai territori e ai candidati nelle liste di tutti gli schieramenti Ecco l’intervista alla candidata Elisabetta Aiello, candidata nella lista Forza Italia per Occhiuto Presidente.
Qual è stato l'elemento determinante che l'ha spinta a scendere in campo e candidarsi al Consiglio regionale? È soddisfatta del progetto messo in campo dalla sua coalizione?
«L’elemento che mi ha spinto a candidarmi è stato principalmente la forte richiesta, da parte del mio gruppo ma anche da donne e uomini dell’area centrale della Calabria che non si sentivano rappresentati, di scendere in campo. Dopo una pausa di qualche anno, mi è stato chiesto di farmi avanti con una candidatura rappresentativa, di diventare nuovamente un riferimento. Sono soddisfatta del progetto: le liste sono molto competitive, rappresentative nei territori, con candidati che non sono stati imposti "dall’alto", ma che provengono realmente dalla nostra terra. Occhiuto rappresenta un valore aggiunto: ci dà fiducia nella possibilità concreta di vincere con un buon margine. O almeno, questo è l’obiettivo».
Lei è candidata in una circoscrizione che ha al proprio interno tre province, quali sono per lei le emergenze che questo vasto territorio dovrebbe affrontare per primo? Cosa ha trascurato maggiormente quest'ultima legislatura?
«La sanità, senza dubbio. Le segnalazioni che denunciano disservizi sanitari sono, come è noto, all’ordine del giorno. Ma non è solo una questione politica: il problema è anche legato alla mancanza di risorse professionali. Se ci fosse stato personale sufficiente, non avremmo avuto bisogno di chiamare i medici cubani. La migrazione professionale in sanità è eccessiva e le cause sono molteplici: una delle principali riguarda i contratti offerti ai giovani medici, che non garantiscono stabilità né retribuzioni adeguate. Non credo che l’ultima legislatura abbia trascurato qualcosa in particolare: al contrario, ha intrapreso un percorso virtuoso, che adesso però va continuato. La vera sfida sarà dare maggior peso politico all’area centrale della Calabria. Negli ultimi anni, la classe dirigente rappresentativa dell’area centrale non è stata all’altezza di quella del passato, che invece riusciva a far sentire la propria voce in seno al Consiglio regionale. Molti puntano il dito contro il presidente Occhiuto, ma io penso che il problema sia stato un altro: da quest’area sono arrivate poche proposte, pochi progetti. Il presidente non può fare tutto da solo. È compito nostro avanzare richieste, essere propositivi. Occhiuto ha sempre dimostrato ascolto».
Il dibattito politico si è immediatamente acceso su Sanità e Reddito di inclusione. La sua posizione su questi temi? Sulla Sanità, dal suo punto di vista, esiste un piano per renderla migliore? Oppure dobbiamo rassegnarci all'idea che questa vada sempre a peggiorare? Costruire ospedali non basta, così come dare la sola colpa ai predecessori.
«Il tema sanità è complesso. È in crisi in tutta Italia, non solo in Calabria. Anzi, in alcune regioni la situazione è persino peggiore. Stiamo assistendo a una privatizzazione generalizzata a livello europeo, perché gli Stati faticano a sostenere i costi della sanità pubblica. La mia battaglia sarà garantire una sanità equa e accessibile a tutti, indipendentemente dalle possibilità economiche. Questo è sempre stato l’impegno di mio padre e ora è anche il mio. Non possiamo permettere che l’unica alternativa sia pagare polizze o rivolgersi al privato. La sanità pubblica deve essere efficiente, con ospedali e pronto soccorso che funzionano. Il privato può essere un alleato, non un nemico, ma solo se collabora e non sostituisce il pubblico. Non dobbiamo rassegnarci: se lo facessimo, non avrebbe senso candidarci. Io metto in campo il mio nome, la mia esperienza, anche nel settore sanitario, per dare un contributo reale all’organizzazione regionale. Chiediamo fiducia per un altro mandato, libero da polemiche, strumentalizzazioni, illazioni e dietrologie. Costruire nuovi ospedali non basta se non ci sono medici e infermieri. Dobbiamo investire sulle università, sulle facoltà di Medicina e delle professioni sanitarie, per formare e trattenere le competenze. Serve offrire contratti stabili, diritti garantiti e stipendi adeguati. Solo così fermeremo l’emigrazione sanitaria e professionale. La Calabria ha eccellenze in tutto il mondo: dobbiamo riportarle a casa, come aveva già iniziato a fare Occhiuto. E sul Reddito di inclusione non sono contraria in assoluto. Se ben regolamentato, può aiutare davvero chi ne ha bisogno: donne vittime di violenza, persone con disabilità, anziani in difficoltà, pensionati con redditi da fame. A queste categorie deve essere garantito un sostegno. Ciò che non condivido è l’uso distorto che se n’è fatto, trasformandolo in una sorta di "mancia" per chi lavora in nero. Così facendo si è creato un debito pubblico enorme, come accaduto con il Movimento 5 Stelle. Noi crediamo in una politica economica fondata sul libero mercato e sugli aiuti alle imprese, per creare lavoro vero, non solo assistenza. Quando le imprese locali vincono appalti, vanno messe nelle condizioni di crescere e assumere».
Aree interne, trasporti e turismo che non decolla: una regione che appare divisa e con distanze evidenti al proprio interno. Dopo anni di tante parole per andare da Crotone a Vibo si impiegano ancora 4 ore e l'aeroporto principale non ha collegamenti adeguati. È solo una mancanza di visione o è da rivedere come non disperdere le risorse che creano infrastrutture? La sua opinione a riguardo.
«La Calabria ha un territorio difficile, frastagliato. Non possiamo cambiarne la conformazione, ma possiamo intervenire sulle arterie principali. Un esempio è la Ss 106: non ha senso parlare di Ponte sullo Stretto se poi per attraversare la Calabria da una parte all’altra servono 4 ore. Nei piccoli comuni, soprattutto quelli interni, è difficile agire direttamente sulla viabilità, ma sulle grandi infrastrutture sì. In questo senso, ho apprezzato l’iniziativa del presidente Occhiuto: il contributo da 100mila euro per chi sceglie di vivere nelle aree interne. È un modo per contrastare lo spopolamento e stimolare l’economia locale, soprattutto l’edilizia. Meglio questa iniziativa che un “reddito di povertà” da 400 euro, che rischia di scoraggiare il lavoro».
Quali saranno le istanze più rappresentative che lei porterà all'interno dell'assise regionale se dovesse entrare in Consiglio?
«Poche, ma fondamentali. Restituire peso politico all’area centrale della Calabria, da Vibo a Crotone, a Lamezia e Catanzaro: questa zona deve tornare a contare. Lavoro: dobbiamo snellire la burocrazia, ridurre il peso fiscale e dare respiro alle partite Iva, oggi vessate da fisco e controlli. Sanità: continuare il lavoro iniziato da Occhiuto, costruendo non solo strutture ma anche professionalità. Dobbiamo rafforzare le facoltà di Medicina per trattenere i giovani e pianificare le specializzazioni in base ai bisogni reali del territorio. Di conseguenza, il turismo sanitario: riportarlo nell’area centrale, dove era forte. E potenziare le già vocazioni specifiche delle altre aree: Reggio Calabria come polo turistico-commerciale, Cosenza come centro ingegneristico, scientifico e tecnologico.