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06/09/2025 ore 13.55
Politica

Calabria 2025: il valzer delle promesse, tra vecchi lupi e nuovi profeti. Parte la sfida tra Occhiuto, Tridico e Toscano

I tre candidati in corsa alle Regionali del 5 e 6 ottobre incarnano tre anime diverse di una terra che cerca un riscatto che sembra sempre sfuggire. Ma l’analisi delle loro strategie rivela un copione già visto, con qualche variazione sul tema

di Gianfranco Donadio*

La Calabria, terra di contrasti e promesse mai mantenute, si prepara al suo ennesimo appuntamento elettorale, il 5 e 6 ottobre 2025. Le elezioni regionali non sono solo un rito democratico, ma un palcoscenico dove si mescolano speranze, rabbia e, troppo spesso, illusioni. I candidati in corsa per la presidenza della Regione – Roberto Occhiuto, Pasquale Tridico e Francesco Toscano – incarnano tre anime diverse di una Calabria che cerca, ancora una volta, un riscatto che sembra sempre sfuggire. Ma cosa offrono davvero ai calabresi? Un’analisi delle loro strategie rivela un copione già visto, con qualche variazione sul tema: identità, sanità, lavoro e un pizzico di populismo o pragmatismo, a seconda del gusto. Eppure, in questa danza di slogan e proclami, il rischio è che il vero protagonista – il futuro della Calabria – resti, come sempre, in platea.

Occhiuto tra reel, slogan e promesse: così la campagna elettorale diventa un gioco di illusioni digitali

Roberto Occhiuto, il navigato “figlio della Calabria”, si ripresenta con il piglio del condottiero ferito ma non sconfitto. Le sue dimissioni anticipate, un colpo di teatro machiavellico dopo un’inchiesta per corruzione, sono state vendute come un atto di coraggio: “Saranno i calabresi a decidere il mio futuro”, ha dichiarato, trasformando un avviso di garanzia in un’occasione per rinsaldare il consenso. Con il 61% nei sondaggi Socialcom e un esercito di follower sui social, Occhiuto gioca la carta della continuità, puntando su un’immagine di politico pragmatico, radicato nel territorio e sostenuto da una coalizione di centrodestra che, nonostante qualche crepa interna, resta una macchina da guerra elettorale. La sua narrazione è quella della “Calabria che lavora”, un richiamo a valori tradizionali che però suona stantio a chi, tra i giovani, cerca un dialogo più diretto e meno istituzionale. La sanità, tema caldo, è il suo tallone d’Achille: il commissariamento infinito e i finanziamenti alle cliniche private sono ferite aperte, che gli avversari non esitano a colpire. Eppure, Occhiuto sa che il clientelismo e il radicamento locale sono ancora moneta sonante in Calabria.

Tridico tra visioni alte e inciampi: la (fredda?) sfida comunicativa del prof contro il racconto di Occhiuto

Dall’altra parte, Pasquale Tridico, l’economista di Scala Coeli con un curriculum internazionale, si propone come il volto nuovo del centrosinistra, o meglio, del “campo largo” che spazia dal M5s al Pd, da Italia Viva a Rifondazione Comunista. La sua candidatura, annunciata il 23 agosto, è un inno alla Calabria che sogna un futuro diverso: sanità pubblica potenziata, reddito di dignità regionale, salario minimo e lotta allo spopolamento. Tridico si presenta come il “calabrese globale”, capace di coniugare radici locali con una visione progressista, ispirata a figure come Berlinguer. Ma il suo 37% nei sondaggi rivela una sfida in salita: il centrosinistra, storicamente frammentato in Calabria, fatica a scaldare i cuori di un elettorato disilluso. Le critiche di Fratelli d’Italia, che lo dipingono come il paladino di un assistenzialismo sterile, colpiscono duro, ricordando il peso del reddito di cittadinanza, misura che Tridico ha difeso ma che per molti calabresi non ha creato lavoro. Riuscirà a trasformare la sua competenza accademica in un linguaggio che parli alle piazze?

Un ribelle digitale nella terra del dissenso: il sistema di comunicazione elettorale di Francesco Toscano

Poi c’è Francesco Toscano, l’outsider “rossobruno” sostenuto da Democrazia Sovrana Popolare. Con un mix di retorica populista, che spazia dalla difesa dei lavoratori alla critica al neoliberismo, Toscano si rivolge ai calabresi arrabbiati, quelli che vedono nella “casta” politica il nemico numero uno. La sua campagna, aggressiva e giocata sui social con toni provocatori, punta a intercettare il malcontento di chi non crede più né al centrodestra né al centrosinistra. Ma il suo 3% nei sondaggi e il legame con un movimento di nicchia come quello di Marco Rizzo lo relegano a un ruolo di disturbo, più che di vera alternativa. Toscano incarna il grido di una Calabria che vuole rompere col passato, ma il suo approccio rischia di alienare chi cerca soluzioni concrete piuttosto che slogan incendiari.

In questo valzer di promesse, la Calabria resta sospesa tra sogno e disillusione. La sanità, con ospedali al collasso e ambulanze che non arrivano, è il cuore pulsante del dibattito: Tridico promette investimenti pubblici, Occhiuto difende la sua gestione commissariale, mentre Toscano denuncia le cliniche private come simbolo di un sistema corrotto. Il lavoro, o meglio la sua assenza, è un altro nervo scoperto: il reddito di dignità di Tridico e le accuse di assistenzialismo si scontrano con le narrazioni di sviluppo di Occhiuto, che però non hanno fermato l’emorragia di giovani che lasciano la regione. E poi c’è l’identità calabrese, usata da tutti come una bandiera: Occhiuto la declina in chiave moderata, Tridico come riscatto sociale, Toscano come orgoglio ribelle. Ma quanto vale davvero questo richiamo alle radici in una terra che perde abitanti e speranze?

La verità è che la Calabria non ha bisogno di nuovi profeti o vecchi lupi, ma di una politica che smetta di vendere sogni e inizi a costruire realtà. Le soglie di sbarramento dell’8% per le coalizioni e del 4% per le liste favoriscono i grandi blocchi, schiacciando le voci alternative e perpetuando un sistema che premia il consenso clientelare. I calabresi, stanchi di promesse, meritano risposte concrete: ospedali che funzionano, treni che arrivano in orario, lavoro che non costringa a fare le valigie. Il 5 ottobre sarà un banco di prova non solo per i candidati, ma per una regione che deve decidere se credere ancora nei suoi cantastorie o pretendere, finalmente, un futuro diverso. La Calabria è stanca di ballare il valzer delle illusioni: è ora di cambiare musica.

*documentarista