Regionali, le coalizioni sono a un bivio: litigano anche sulla data del voto (ma si va verso l’autunno)
Candidature in bilico, alleanze incerte e l’ombra lunga di Zaia sulle scelte del centrodestra. Il centrosinistra spera nel 4-1. Tra i nomi in campo Fico, De Caro, Manildo
Lo scenario di un rinvio alla primavera 2025 delle elezioni regionali appare oggi poco credibile. Le Regioni si orientano verso una finestra autunnale, anche senza l’election day auspicato dal governo, per evitare una campagna elettorale estiva e rispettare al contempo le scadenze di bilancio. La discussione sulla data delle urne coinvolge sia la maggioranza sia l’opposizione e agita anche i singoli schieramenti al loro interno. È il primo nodo politico da sciogliere, prima ancora delle candidature.
Il centrosinistra punta a una possibile affermazione in quattro Regioni su cinque, sognando un 4 a 1 che possa rappresentare un trampolino verso le politiche del 2027. Ma intanto si discute sulla tempistica, con posizioni diverse a seconda del territorio.
Le Marche aprono il calendario: Acquaroli spinge per settembre, Ricci punta a ottobre
Le Marche potrebbero essere la prima Regione a votare. Il governatore uscente Francesco Acquaroli, esponente di Fratelli d’Italia in cerca del secondo mandato, sarebbe orientato a convocare le elezioni il secondo o il terzo fine settimana di settembre. Matteo Ricci, lo sfidante sostenuto da una coalizione che va dalla sinistra ai riformisti moderati – 19 sigle in tutto, con l’assenza di Azione a far notizia – propone invece di votare a metà ottobre, seguendo l’esempio toscano. In Toscana, Eugenio Giani ha già annunciato che convocherà le elezioni per il 12 o il 19 ottobre. Sebbene non abbia ancora sciolto la riserva su un suo eventuale bis, Giani ha definito “positivo” il bilancio della sua presidenza e ha lasciato la decisione finale ai partiti della coalizione.
Puglia e Campania, si cercano intese: Fico e De Caro in pole
Nelle Regioni chiave del Sud la partita resta aperta. In Campania, l’accordo tra il Partito Democratico e il Movimento 5 Stelle è ancora in costruzione. L’ipotesi di una candidatura unitaria targata M5S potrebbe concretizzarsi sull’ex presidente della Camera Roberto Fico, anche se la sua figura non sarebbe particolarmente gradita all’uscente Vincenzo De Luca, ancora influente nel suo territorio. In Puglia, invece, sembra ormai certo il ritorno in campo di Antonio Decaro, ex sindaco di Bari e fresco di exploit alle europee. Oggi eurodeputato, De Caro resta uno dei nomi più solidi della galassia progressista meridionale.
Veneto, nodo Zaia: dal dopo-doge ai nomi per la successione
Il caso più intricato riguarda il Veneto, dove il centrodestra è chiamato a sciogliere il rebus del dopo-Zaia. Dopo 15 anni alla guida della Regione, Luca Zaia potrebbe non ricandidarsi. Le ipotesi sul suo futuro spaziano da una candidatura a sindaco di Venezia nel 2025 alla guida di una partecipata pubblica o persino un seggio in Parlamento. La Lega spinge per mantenere la presidenza, con il nome del vice di Salvini, Alberto Stefani, in cima alla lista. In corsa anche due senatori di Fratelli d’Italia, Luca De Carlo e Raffaele Speranzon. Ma tutti e tre, essendo parlamentari eletti in collegi uninominali, in caso di candidatura scatenerebbero elezioni suppletive. La Liga Veneta insiste per un voto a ottobre e ha già fatto sapere di essere pronta a correre in autonomia se la candidatura non sarà leghista. Intanto, Giorgia Meloni, Antonio Tajani e Matteo Salvini non si sono ancora incontrati per decidere la linea comune.
Un calendario ancora da scrivere, ma il tempo stringe
Entro metà luglio, almeno nel campo del centrosinistra, dovranno essere definiti i nomi dei candidati per tutte le Regioni. È la condizione necessaria per tenere insieme un'alleanza ancora fragile ma determinata a giocarsi la partita. Ma in parallelo, il confronto sulla data del voto resta aperto e fortemente condizionato dagli equilibri interni agli schieramenti. Ogni Regione ha il potere di decidere autonomamente, e proprio su questo punto si misurano strategie e tensioni. L'autunno si avvicina, e con esso si avvicina anche l’appuntamento con le urne. Una partita che si giocherà tutta sul filo dell’anticipazione, prima ancora che sulle alleanze.