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19/09/2025 ore 09.22
Politica

Regionali, Toscano: «Noi siamo liberi. Occhiuto e Tridico? Espressione di un potere antimeridionale»

L’intervista al candidato alla presidenza di Democrazia sovrana popolare che invita i calabresi a non disertare le urne. «Siamo un partito politico che non vive soltanto prima delle elezioni»

di Claudio Labate

«Queste elezioni regionali sono un test importante. La forza del pensiero politico puro contro le corazzate di portatori di voti e di interesse». In questo post social di qualche ora fa ci sta la missione di Francesco Toscano, candidato alla presidenza della Regione Calabria. La sua Democrazia Sovrana e Popolare (DSP), movimento fondato insieme all’ex leader comunista Marco Rizzo sulle ceneri di Italia sovrana popolare, vuole sparigliare le carte, imponendosi come forza antisistema.

«Non si vota per amicizia, non si vota per fare un favore a qualcuno, non si vota nella speranza di avere qualcosa in cambio – scrive in un altro post -. Si vota per dare forza ad un progetto politico».

Un progetto che i calabresi stanno conoscendo attraverso una campagna elettorale senza tregua fatta dai candidati, catapultati alle nuove elezioni dalle dimissioni di Roberto Occhiuto.

«La nostra presenza non era prevista dal sistema – dice ai microfoni del network LaC -. Noi abbiamo fatto un miracolo. Siamo riusciti ad agosto, grazie alla nostra classe dirigente, a raccogliere un numero importante di firme, più di 4.000 in tutta la regione, e questo ci ha consentito di essere presenti alle elezioni. Ma voglio precisare anche un'altra cosa. Noi non siamo una lista, non siamo neanche un’accozzaglia di sigle inventate dieci minuti prima delle elezioni nella speranza di strappare un posticino. Noi siamo un partito politico e lo dico in maniera orgogliosa perché in un tempo in cui tutti negano di fare politica, anche quelli che si candidano dicono che sono qui per caso, “passavo e mi hanno fatto mettere una firma su una candidatura”, noi invece rivendichiamo proprio con orgoglio il fatto di essere un partito politico che non vive soltanto prima delle elezioni. Noi facciamo politica sempre, abbiamo la nostra linea, elaboriamo delle teorie, stiamo attenti alla tutela dei principi democratici anche quando non ci sono le elezioni».

«Elezioni? Occhiuto pensa che il consenso lo aiuti nel braccio di ferro istituzionale»

A proposito di questo improvviso voto regionale Toscano si sforza di non utilizzare argomenti che non sono politici in campagna elettorale - «non credo che sia elegante» dice - ma certamente non rinuncia a dire che a queste elezioni si arriva in maniera molto particolare, «per usare un eufemismo. E non è neanche una grande novità nel senso che già da Scopelliti in poi, passando per Oliverio, sempre, questa classe politica muore per questioni che con la politica non hanno a che fare».

La sua dottrina la ripete ad ogni piè sospinto, e apertis verbis marca la differenza tra Dsp e gli altri soggetti politici. Usando spesso e volentieri un linguaggio dissacrante, diretto e in qualche maniera ammaliante. Almeno per chi è stufo di quel sistema descritto da Toscano.

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«A un certo punto Roberto Occhiuto ha deciso di lanciare il tavolo in aria e una notte, avrà dormito male, si è svegliato più nervoso e ha pensato improvvisamente che fosse il caso di riportare i calabresi al voto. La sua spiegazione è abbastanza arzigogolata. Lui dice “lo faccio sulla scia di questa inchiesta giudiziaria ma non contro i magistrati, so bene che il momento di controllo di legalità non c'entra nulla con il mandato popolare però lo faccio lo stesso”. È abbastanza fantasiosa come teoria però evidentemente lui ha pensato che un bagno di consenso lo aiutasse anche in questo braccio di ferro istituzionale».

La teoria Dsp però spiega anche questo comportamento: «Perché questa nostra classe dirigente, da destra a sinistra poco importa, perché poi gli stessi che la mattina sono a destra e il giorno dopo li trovi a sinistra, sono portatori di interessi che si possono cambiare una maglietta con la stessa rapidità con cui un giocatore di calcio passa da una squadra all'altra, per cui questi non è che credono in niente o sviluppano un'idea di pensiero che devono difendere, questi si alzano una mattina, chi li garantisce li prende. Non fanno politica. Sono dei baroni che stanno lì… sono pacchiani anche nel loro metodo di manipolazione, però evidentemente c'è una società civile così sfilacciata, così disabituata al pensiero politico che ancora sopporta questi tizi».

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Programmi, «prima bisogna capire chi comanda»

Per questo Toscano, ovviamente entrando poi nel cuore di quello che sono i temi della campagna elettorale, fa una premessa per lui e per Dsp d’obbligo:

«Innanzitutto bisogna capire chi comanda, perché tante volte mi dicono, lei cosa farebbe per le infrastrutture o per la sanità, per il mare inquinato… però c'è una domanda che rimane sospesa: tu cosa puoi fare se reciti volutamente la parte del pupazzo? Questa è la domanda delle domande, perché anche quando voi sentite Occhiuto, Tridico, e fate delle domande precise questi qui non è che vi dicono cosa faranno loro, inventano, fanno qualche foto dieci minuti prima davanti all'ospedale per dire che lo faranno domani perché ieri non hanno avuto tempo, ma a parte qualche operazione molto superficiale loro ti dicono l'Europa ha messo questi soldi per questo settore, nel PNRR ci sono questi soldi per la transizione ecologica… Quando Tridico dice io voglio fare il reddito di dignità, fate attenzione, non è che Occhiuto dice no io sono contro l'assistenzialismo, noi non dobbiamo mandare un messaggio politico sbagliato, lui dice no, non ci sono fondi di spesa che l'Unione Europea considera per questo tipo di manovra».

Quindi, loro, tecnicamente, anche rispetto alla sanità – è il ragionamento di Toscano - prendono ordini da Roma, non contano niente. «Se noi non facciamo una battaglia politica intanto per spiegare alla gente che intuisce questi meccanismi, magari non li conosce precisamente, li intuisce e si astiene».

D’altra parte il candidato di Dsp ha una sua teoria: «Perché aumenta l’astensione? Perché la gente a livello intimo comincia a capire che si tratta di un gioco di pupazzi che non contano niente, che non possono fare niente, che stanno lì a coprire un padrone vero e che vengono recuperati poi quando perdono il consenso popolare dentro qualche banca d'affari, dentro qualche altro posto: se Occhiuto perde le elezioni dopo che ha servito il sistema, il sistema lo manderà come Di Maio in groppa ad un dromedario in qualche deserto del Sahara a fare la bella vita. Quindi noi, prima di dire cosa faremo, dobbiamo spiegare ai cittadini la finzione del nostro momento democratico, perché se voi che mi state ascoltando non capite che questi signori stanno allestendo un grande circo, dove dieci minuti prima del voto c'è il trapezista, c'è chi si mette la spada in bocca, c'è la donna cannone, allora cercano di farvi appassionare al circo, ma non è vero quello che vedete: le decisioni vere non le prendono i burattini davanti allo schermo, le decisioni vere sono da un'altra parte, queste sono caricate a molla. E allora vanno lì recitano, giocano, dicono qualsiasi cosa ma chi vuole recuperare un momento di democrazia sostanziale deve capire chi comanda, sulla base di quale principio di legittimità, cosa si può fare, poi una volta che abbiamo superato il prepolitico cioè una volta che capiamo chi comanda allora discutiamo su cosa si può fare».

Un modo per dire che prima dei programmi che poi vanno a sbattere sempre col dato di realtà, bisognerebbe organizzare le classi subalterne al fine di recuperare un principio di legittimità democratica. «Noi saremo in grado di riaprire tutti gli ospedali? Noi sì. Saremo in grado di violare il piano di rientro? Noi sì. Saremo in grado di fare un braccio di ferro potentissimo contro questi signori che odiano la Calabria e i calabresi, a Roma e a Bruxelles. Sapete perché? Non perché noi abbiamo la bacchetta magica o siamo gli unici coraggiosi, ma perché noi siamo liberi, noi non ci aspettiamo una ciotola da questi signori, a noi non ci devono recuperare se perdiamo le elezioni. Noi viviamo del nostro, e siccome siamo liberi ci possiamo consentire di difendere l'interesse dei calabresi. Questi signori no».

Reggio come paradigma di una Calabria che soffre

Avvocato e giornalista (figlio d’arte), Francesco Toscano è originario della Piana di Gioia Tauro e allunga lo sguardo sulla Città Metropolitana quale emblema di una Calabria che ancora soffre i troppi gap non solo nei confronti del paese, ma anche all’interno della regione, fra i territori delle cinque province.

«Io credo che una città come Reggio Calabria debba ripartire dalle infrastrutture. Questa è una città che vive problemi di viabilità molto gravi. Mi rendo conto che esiste un problema in tutta la Calabria, ma una città come Reggio, una città che è di fatto la città più viva e più importante del territorio calabrese, non può vivere dentro un contesto di viabilità così disastrata. E anche gli ospedali… Alla fine gli Ospedali Riuniti, dove ci sono tante eccellenze, tanti medici bravi, sono costretti a vivere in condizioni insopportabili, perché avendo chiuso tutti i presidi di prossimità, si riversa tutto lì e gli Ospedali Riuniti sono al collasso.

Io ho visto situazioni davvero difficilissime, di gente che sta lì in attesa per 7, 8, 9 ore: non è colpa dei medici che fanno quello che possono, il problema è che avendo desertificato le strutture sanitarie nel complesso tutte le emergenze si concentrano lì. Allora noi dovremmo provare a rimettere questa città al centro, dovremmo provare a immaginare un grande piano infrastrutturale che colleghi la parte ionica con la città di Reggio. Ma è possibile che da qui a Crotone non si può arrivare? Ci vogliono 5 ore in treno per arrivarci. Due capoluoghi. Nello stesso tempo si arriva a Teheran in aereo ma ci rendiamo conto di cosa stiamo parlando? Stiamo parlando del fatto che noi qui viviamo una situazione di assoluto isolamento, ogni tanto mascherato attraverso dei colpi ad effetto: magari si organizzano dei capodanni, ci si diverte, come a Rio de Janeiro, magari sono tristi tutto l'anno sono poveri tutto l'anno però al carnevale ci divertiamo. È la stessa logica».

Toscano affonda il dito nella piaga. «Reggio è una delle città che ha la più grande emigrazione giovanile. Un numero incredibile di intelligenze va via da questa città, e allora io mi domando e vi domando è possibile che il reggino o il calabrese è intelligente solo all'estero? È possibile che i calabresi siano eccellenze ovunque nel mondo, siano primari nei migliori ospedali del nord, siano direttori dei migliori giornali, siano grandi scrittori, figure di riferimento ovunque nel mondo e nel nord Italia, e che gli unici cretini siano qui?»

Toscano prova a darsi anche una risposta.

«Non siamo noi cretini, esiste un sistema che ci costringe a vivere in condizioni di subalternità, dopodiché in maniera molto maliziosa, insinua il dubbio che la colpa sia nostra, perché dovremmo essere noi a risolvere tutto come se fossimo degli eroi. La colpa è di questi balordi, di quelli che stanno a Roma e a Bruxelles che campano sulle disgrazie nostre, e poi di quelli che fanno finta di rappresentare i nostri interessi, li tradiscono per costruire carriere brillanti e personali. Ma noi ribalteremo tutto».

«Calabria al centro di un nuovo equilibrio geopolitico»

«Io ho un'idea di geopolitica». Toscano in questa competizione in cui vuole affermare la supremazia del pensiero politico su quelle che chiama accozzaglie di liste e nomi, non rinuncia alla sua visione anche se rivela di aver avuto consigli affinchè non parli di questo perché la gente comune lo capisce e rischia di perdere voti.

«Immagino l'Italia come cuore guida del Mediterraneo, e in particolare la Calabria, il sud Italia, come centro di questo mondo che si affaccia sul Nord Africa, che ricostruisce rapporti importanti con queste civiltà. Io immagino il futuro della nostra terra più con una proiezione mediterranea che nord europea. Io penso che questa unione europea stia franando su se stessa. Penso che noi non abbiamo niente a che fare con lituani, lettoni, polacchi, tedeschi. Penso che il nostro mondo, la nostra cultura sia un'altra. Penso che dobbiamo recuperare le nostre radici che sono qui nel Mediterraneo. E penso che all'interno di questa cornice di pensiero l'aeroporto dello Stretto può diventare un punto di collegamento per i traffici con tutto il Nord Africa, con tutti i paesi che sono bagnati dal Mediterraneo. Questa è la mia idea di geopolitica. Certo, non si può fare soltanto prevedendo un paio di rotte aeree.

Ci vogliono rapporti diplomatici, bisogna ricostruire dei legami, bisogna rompere delle catene, bisogna stracciare delle camicie di forza. Però in prospettiva il nostro obiettivo è proprio quello di fare dell'Italia e in particolare del Mezzogiorno il punto di riferimento di un nuovo equilibrio geopolitico che ci veda al centro del Mediterraneo e distanti da culture diverse dalle nostre, in particolare da questa Europa tedesca che non fa altro da trent'anni se non imporci austerità, sacrifici che dovrebbero servire domani per rialzare la china e da trent'anni che ci prendono in giro».

«Votate Dsp, una forza pacifica e rivoluzionaria»

«Se avete un interesse diretto nel votare Occhiuto o Tridico, cioè se avete qualche consigliere regionale che vi promette il posto nella struttura il giorno dopo, non vi biasimo perché io non sono un moralista, rispetto le difficoltà di chiunque. Ma se non avete un interesse diretto nell'aderire alle ragioni di una di queste due accozzaglie, non avete nessun motivo per votare per loro».

L’appello al voto di Toscano segue il leit motive delle precedenti esternazioni. D’altra parte per lui le classi dirigenti che si propongono in queste elezioni sono le stesse che hanno portato la Calabria in queste condizioni, «che vi promettono adesso di fare quello che non hanno fatto ieri».

Per lui, sia Occhiuto quanto Tridico, «sono entrambi espressioni di un potere antimeridionale, antitaliano». «Se avete voglia di provare ad aiutare una forza rivoluzionaria, pacifica, democratica, ma rivoluzionaria come la nostra, votate per democrazia sovrana e popolare».

È chiaro che l’espressione del voto diventa anche una chiave di volta per gli sfidanti di Occhiuto e Toscano dà questa lettura dell’astensionismo: «Quelli che pensano che il modo migliore per voltare le spalle a questo sistema sia l'astensione, sbagliano completamente il bersaglio. L'astensione è funzionale al giochino di questi signori. L'obiettivo loro è proprio quello di aumentare l'astensione. Perché loro vogliono costruire una pseudo-democrazia dove si mobilitano solo quelli che hanno un interesse diretto alla vittoria di uno schieramento piuttosto che dell'altro. Quando loro arriveranno al 20-30% di partecipazione al voto, avranno raggiunto il loro risultato. Il 60-70% delle persone migliori, quelle disinteressate, finiranno per ritirarsi fuori da soli dal recinto democratico e loro, con i loro cacicchi, imporranno il loro volere a tutti. Per cui, non astenetevi. Noi vogliamo fare delle cose semplici, vogliamo riportare la sovranità popolare al centro, perché oggi il popolo non conta niente, semplicemente perché sono svuotati i luoghi della mediazione politica».