Regionali, Tridico chiede spazio per il M5s («ma non mi candido») e sposa le battaglie «contro i veleni di Crotone e Scala Coeli»
L’economista ed eurodeputato rispetterà il proprio mandato a Bruxelles e non pensa alla Presidenza della Calabria. Ma vuole costruire una valida alternativa alle destre e avvicinare l’Unione europea alla gente e ai territori
Pasquale Tridico è un economista, professore universitario e politico di origini calabresi. Presidente dell’Inps dal 2019 al 2023. Considerato il padre del Reddito di cittadinanza, è europarlamentare M5s dal giugno 2024, poi presidente della Sottocommissione per le questioni fiscali della Commissione per i problemi economici e monetari del Parlamento europeo. Da economista e da politico si batte soprattutto per lo sviluppo dello Stato sociale e la tassazione e redistribuzione secondo equità della ricchezza prodotta nel mondo. Di questi temi ha di recente discusso, in Vaticano, anche con l'economista e premio Nobel Joseph Stiglitz.
Onorevole Tridico, Bruxelles e Strasburgo sono lontane da Catanzaro.
«Anche da Reggio Calabria. Capisco il senso dell’espressione. Il Parlamento europeo è in generale visto come istituzione distante rispetto alle esigenze e priorità locali; tanto più, probabilmente, a sud del Sud. Noi stiamo lavorando per modificare questa percezione: con una presenza costante nei territori, nei luoghi segnati da crisi industriali, ambientali, economiche e sociali. Soprattutto nel Mezzogiorno. Ascolto delle comunità, vicinanza concreta ai cittadini,proposte e sollecitazioni ai decisori pubblici caratterizzano l’azione politica del Movimento Cinque Stelle».
Per esempio?
«Siamo stati e restiamo accanto ai lavoratori, non solo a Pomigliano e a Melfi. La guerra alle porte dell’Europa e i relativi cambiamenti geopolitici ed economici hanno provocato crisi industriali terribili. Anche nel Nord si registra un declino inesorabile; soprattutto dell’automotive, che è a terra e con rischi spaventosi per l’occupazione e l’indotto. Allora è indispensabile stanziare risorse per l’industria, in deroga al Patto di stabilità, con un piano di investimenti ampio e coraggioso. Per inciso, avevamo presentato un emendamento al bilancio dell’Ue 2025 per istituire un nuovo fondo Sure, valido 2 anni e di ben 100 miliardi di euro. Insistiamo su questa soluzione, ma vediamo che la “maggioranza Ursula” pensa al riarmo ed elude le questioni strutturali dell’economia del Vecchio continente. L’economia va invece governata, perché, come ho scritto in un mio libro, non bisogna farsi governare dai mercati».
Vuole ristabilire il primato della politica?
«Intendo dare un contributo di profondità per raggiungere questo obiettivo. L’avevamo fatto con il Reddito di cittadinanza, cancellato da un governo – Meloni – liberista e classista che ha gettato nella disperazione milioni di cittadini. Se poi ci spostiamo dall’Italia, vediamo quanto contino, nelle scelte decisive, i giganti del web. Si pensi al video urtante di Musk e Trump sull’idea di trasformare la Striscia di Gaza in un luogo per ricchi sfondati. È un filmato che, al di là del cattivo gusto e della grave mancanza di rispetto per i morti, espone un programma su scala globale di stampo imperialistico. Io appartengo a quel novero di economisti che lavora per un futuro di redistribuzione della ricchezza, di tassazione equa, di solidarietà umana e di pace. Di questi argomenti abbiamo di recente discusso in Vaticano, tra gli altri con il Nobel Joseph Stigliz e con il presidente del Brasile, Lula».
Torniamo alla distanza tra il Nord dell’Europa e il Sud italiano.
«Siamo andati nelle terre avvelenate del Sud, intanto a Crotone e a Scala Coeli, sposando due cause: la bonifica integrale del Sin nell’ex area industriale di Crotone, che andrebbe valorizzato, e la salvaguardia dei vigneti, degli uliveti e degli allevamenti bovini del comprensorio scalese. Tra l’altro, con la Delegazione M5S al Parlamento Ue abbiamo promosso un corso online gratuito sulla progettazione europea e sui fondi dell’Unione, con oltre 2mila iscritti, più di 600 dalla Calabria. Inoltre, ho promosso un’interrogazione alla Commissione Ue sulle criticità del progetto del Ponte di Messina, firmata anche da altri 20 parlamentari europei, sia del Movimento che di Avs e Pd. Non solo: a Bruxelles, al Parlamento Europeo, ho promosso un incontro sul Ponte che si è svolto lo scorso 19 febbraio, cui hanno partecipato sindaci, comitati civici, sindacalisti e alcuni rappresentanti dell’area progressista. Siamo pienamente operativi per portare in Europa la voce e le istanze dei territori. Nel contemposiamo spesso nel Sud, anche con la nuova associazione Aprom, che ho fondato, per parlare di sviluppo e progresso partendo dall’utilizzo delle risorse europee, coinvolgendo le università del mezzogiorno, la società civile, gli enti locali».
Risorse così vicine e così lontane?
«Se consideriamo il livello di attuazione del Pnrr, dico lontane: la spesa ufficiale è di appena un terzo, quando manca meno di un anno e mezzo alla scadenza del Piano. In Calabria, poi, non ci sono le nuove strutture di assistenza territoriale da realizzare con gli oltre 150 milioni finanziati dal Piano nazionale di ripresa e resilienza. È un argomento di cui si parla molto poco, il che è un male».
Perché se ne parla poco?
«Per nascondere la realtà. Nelle ultime settimane abbiamo sentito dire che la Calabria sarebbe a breve uscita dal regime commissariale della Sanità. Sono stati approvati bilanci passati delle Asp di Reggio Calabria e di Cosenza, ma con molti dubbi sui conti, data la mancanza di documenti e l’utilizzo, come risulta nelle deliberazioni della prima delle due Aziende sanitarie, di analisi “deduttive”. La verità è che la Sanità calabrese è l’ultima, in Italia, nella classifica sui Lea; che i 15 anni di commissariamento governativo non hanno risolto i problemi strutturali del Servizio sanitario regionale; che manca sempre di più personale medico, soprattutto nell’emergenza-urgenza; che la prevenzione e l’assistenza territoriale sono ai minimi storici; che gli ospedali calabresi non hanno affatto le dotazioni corrispondenti alla loro classificazione; che l’emigrazione sanitaria è elevatissima e che, ciononostante, il centrodestra insiste sul regionalismo differenziato, senza capire che c’è invece bisogno di ridurre i divari enormi già esistenti».
Parla da candidato presidente della Regione Calabria.
«Ho già detto chiaramente che ho un mandato da rispettare e che, perciò, continuerò a svolgere il mio ruolo di parlamentare europeo. Tuttavia, come Movimento Cinque Stelle, noi vogliamo essere determinanti nella scelta del candidato presidente della Regione e, soprattutto, nella costruzione dell’alternativa alle destre. Sanità, legalità, ambiente, trasporti, mobilità, innovazione, rapporto tra università e imprese, svecchiamento amministrativo, Stato sociale, formazione e cultura dovrebbero essere le priorità del campo progressista; senza dimenticare le opportunità derivanti dalle risorse europee. Purtroppo, sottolineo,ancora sprecate».
Movimento Cinque Stelle però è diviso, come abbiamo visto con il conflitto tra Grillo e Conte.
«Il Movimento non mi sembra affatto diviso, e ha fatto da tempo le sue scelte. Sulla Terra c’è ora un conflitto gravissimo tra capitalismo disumano e, mi si passi la sintesi, razionalismo umanistico. Noi siamo per l’eguaglianza nei diritti, la solidarietà, la pace e, come già detto, la redistribuzione della ricchezza. Non ci piace un mondo in cui 12 persone possiedono la stessa ricchezza di 3,5 miliardi di persone. Crediamo nel cambiamento, cioè nell’affermazione della politica e quindi della democrazia. È per questo che ogni giorno entriamo nel merito dei problemi e sempre in sinergia, da Reggio Calabria a Roma, sino a Bruxelles e Strasburgo. Continueremo a lavorare nei territori, ad ascoltare e coinvolgere la società civile, a coltivare partecipazione e speranze fondate».