Roberto Occhiuto detta la linea a palazzo Chigi, oppure “parla a nuora perché suocera intenda?” A Perfidia questo e molto altro
Con Antonella Grippo la politica calabrese si trasforma in teatro di intelligenza e paradosso. Tra frecciate, duelli verbali e sarcasmo raffinato, la conduttrice firma una puntata che intreccia cronaca, satira e giornalismo d’autore
Sulle note taglienti, ironiche e insieme profondamente evocative di Minchia Signor Tenente, Antonella Grippo irrompe nel sacrilego salotto di Perfidia con un’ironia raffinata e corrosiva, di quella specie che non appartiene mai all’invettiva volgare ma all’intelligenza lucida del paradosso. È lei, ancora una volta, a orchestrare l’incipit del talk (QUI LA PUNTATA) trasformando la cronaca politica calabrese in un atto di sfruculiante giornalismo politico.
Il punto su cui interrogarsi pare essere la giunta Occhiuto bis... e non solo. «È veramente una giunta di sole comparse?»
I primi duellanti della serata sono Enza Bruno Bossio (Partito Democratico) e Rosaria Succurro (Forza Italia, presidente della Provincia di Cosenza e sindaca di San Giovanni in Fiore). Quest’ultima entra in studio sulle note insinuanti, ammiccanti di Dimmi quando tu verrai… dimmi quando, quando, quando... E Antonella, impietosa ma sorridente, la sfruculia con la verve che la contraddistingue: «Dicci quando verrai in giunta».
Succurro, imperturbabile, rivendica il proprio immenso bacino di preferenze e nega qualsiasi mira verso un assessorato. Ma la Grippo è inarrestabile: la punzecchia ancora, chiedendole se non le sia rimasto un certo amaro per il mancato ingresso in giunta. La risposta è ancora negativa. L’ironia, però, ha già fatto il suo corso.
La telecamera indugia allora su Enza Bruno Bossio, che con tono velenosamente pacato osserva come la giunta Occhiuto sembri «una riedizione della precedente giunta». Non si ricordano i nomi degli assessori – sottolinea – ma solo quello del presidente. A ciò si aggiunge la lista delle deleghe: cultura, rapporti con l’Europa, edilizia, protezione civile, grandi eventi e via enumerando. Deleghe pesanti, di immediata derivazione occhiutiana, in una concentrazione di potere che pare voler disegnare un sistema centripeto più che corale.
Ma proprio quando il dibattito sembrava avviarsi verso la prevedibile dialettica di partito, Antonella Grippo – con il suo consueto acume – cala la carta della notizia della settimana. Non è la nuova giunta Occhiuto, bensì la decisione della Corte costituzionale che ha accolto il ricorso della Calabria contro il decreto voluto da Salvini, che imponeva regole più stringenti agli Ncc (noleggio con conducente). A questo proposito, Occhiuto si spinge a dire che la Meloni dovrebbe essere «più liberale e più liberista».
La frase non è casuale: il governatore calabrese sembra dettare la linea a Palazzo Chigi, e le sue dichiarazioni si rivelano sorprendentemente consonanti a quelle pronunciate da Marina Berlusconi. Una battaglia, dunque, che trascende il perimetro calabrese e lambisce il cuore stesso degli equilibri del centrodestra nazionale. «Vuole fottere la quaglia a Tajani», chiosa con sarcasmo Antonella, e lo studio si illumina di quella risata intelligente che è marchio di fabbrica di Perfidia.
Si inserisce poi il sempre acuto Fulvio Abbate, scrittore e osservatore di lungo corso, che afferma con tono disincantato: «I governi non dovrebbero festeggiare gli anni di esistenza, dovrebbero pensare a governare e basta». Un’osservazione che si fa monito e diagnosi: a volte – aggiunge – sembra che la Meloni parli ancora dai banchi dell’opposizione, tanto è aggressivo il suo tono.
Nel frattempo, Bruno Bossio si scuce, lasciando trapelare un malessere politico più profondo: «Non mi sembra che nel Pd ci sia una vera squadra». È a questo punto che fa il suo ingresso in studio Orlandino Greco, esponente della Lega, accompagnato – nello stile “grippiano” di Perfidia – da una raffinata contaminatio culturale fra politica, musica e ironia. Le note di Io non posso restare seduto in disparte di Adriano Pappalardo riempiono lo studio: una dedica sottile a Filippo Mancuso e, in buona parte, anche ad Antonio Tajani.
Greco si dice contento della giunta appena formatasi, e la discussione si sposta su orizzonti più vasti: la riforma della giustizia e la separazione delle carriere. Davide Varì, direttore de Il Dubbio, introduce il tema, mentre Gaetano Pedullà, eurodeputato del Movimento 5 Stelle, difende la posizione del suo partito, che fa della separazione delle carriere un emblema identitario. «Nella riforma della magistratura – avverte Pedullà – si nasconde un sogno non dichiarato: quello di porre il pubblico ministero sotto il controllo del potere politico. Ed è inaccettabile, perché viola un pilastro del modello liberale».
Varì ribatte secco: «Quella è pura propaganda». Il dibattito si infiamma, come spesso accade a Perfidia. «Sostenere che la magistratura si opponga a questa riforma – aggiunge – avvalora, semmai, la necessità della riforma stessa». Orlandino Greco replica con toni altrettanto decisi: «Pensare che ci sia sempre qualcuno che voglia sfuggire alla magistratura fa parte della logica manettara tipica del Movimento 5 Stelle».
Antonella, a questo punto, annuncia che seguiranno diverse puntate dedicate proprio ai temi della giustizia e della separazione delle carriere.
Massimo Razzi, direttore del Quotidiano del Sud, viene coinvolto nel dibattito e interrogato sul titolo stesso della puntata: Minchia Signor Tenente. Alla menzione di San Giovanni in Fiore, Razzi richiama i cronici problemi della sanità e delle infrastrutture calabresi, chiedendo alla Succurro se, dal suo posto nel Consiglio regionale, intenda intraprendere battaglie concrete per il miglioramento del sistema sanitario e dei trasporti. Lei risponde rivendicando le battaglie già avviate, in continuità con quelle del presidente Occhiuto.
Razzi aggiunge una riflessione più ampia: Occhiuto, dice, sembra non condividere del tutto le logiche degli altri partiti di centrodestra. Quel che vorrà fare in futuro resta un’incognita. «Tajani non è un leader che appassiona ed entusiasma», osserva, «e Occhiuto potrebbe avere l’ambizione di puntare alla segreteria di Forza Italia».
Si parla di un rimpasto previsto per gennaio: secondo le indiscrezioni, dovrebbero rientrare in giunta Noi moderati – ribattezzati da Antonella, con la consueta ironia, «Noi perculati» – e la Lega. Razzi conferma: «Questo rimpasto ci sarà, e per ora gli unici a farsi sentire davvero sono stati proprio Noi moderati».
Il dibattito si accende ulteriormente sul tema della sanità. Enza Bruno Bossio tuona: «La sanità fa schifo in Calabria». Volano stracci tra lei e Orlandino Greco. Intanto si parla di Minen, destinato forse ad altro incarico: in tal caso, si aprirebbe un nuovo spazio in giunta per la Succurro.
Razzi ricorda come Occhiuto avesse promesso, già a febbraio, l’uscita dal commissariamento sanitario entro quindici giorni. «Così non è stato», constata. «Si sta impegnando, certo, ma la sanità calabrese non è migliorata di molto».
Segue l’editoriale del generale Graziano – reduce dal “sacrificio” per mano di sua santità El Diablo nelle scorse puntate – e l’intervento di Luca Palamara, ex magistrato e oggi analista e opinionista.
Antonella non desiste dal suo esercizio di ironia sottile: «Inscucibile» la Succurro, dice, alludendo alla sua imperturbabilità. La conduttrice la incalza, la «sfuculia» da ogni lato nel tentativo di farle dire qualcosa in più sul rimpasto imminente, ma la sindaca rimane ferma, impenetrabile. A questo punto la domanda si fa serrata «se Minenna verrà relegato ad altro ruolo allora probabilmente si aprirà uno spazio in giunta per la Succurro». Ma anche in questo caso la Succurro rimane sulla sua posizione, inscucibile.
Prima delle battute finali, lo sguardo di Antonella si volge verso la Campania, prossima al voto. Tra le voci che risuonano, quella di Roberto Fico, fondatore del Movimento 5 Stelle, che affida a Perfidia un messaggio elettorale chiaro, preludio a una serie di puntate dedicate ai candidati delle imminenti elezioni.
La puntata si chiude con un raffinato, sottile e intelligente epilogo: la biografia non autorizzata di Roberto Occhiuto, scritta da Antonella Grippo e montata da Gianluca Gigliotti. Un congedo perfetto: tra sarcasmo e riflessione, tra satira e giornalismo d’autore, Perfidia si conferma non solo un talk politico, ma un piccolo teatro d’intelligenza e cultura televisiva, dove la verità, come sempre, viene fuori attraverso la dialettica. È soltanto una questione di stile.