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10/08/2025 ore 17.24
Politica

Gli “odiatori” del presidente. Un’analisi del fenomeno e del contesto

Occhiuto ha scelto di rispondere agli “haters” con un gesto politico forte, ma il successo della sua ricandidatura dipenderà dalla capacità di trasformare le accuse in consenso, convincendo i calabresi che il suo progetto di cambiamento è più forte delle polemiche

di Gianfranco Donadio*

Il termine "odiatore" è entrato nel lessico contemporaneo, soprattutto nell’era dei social media, per descrivere individui che esprimono critiche, spesso violente e polarizzanti, verso figure pubbliche o idee con cui non sono d’accordo. Secondo il Vocabolario Treccani, un odiatore è «chi interviene abitualmente nelle discussioni delle reti sociali, dando sfogo ai propri istinti negativi, caratterizzati da espressioni critiche, polemiche e violente».

La psicologia sociale, come evidenziato dall’Ordine degli Psicologi dell’Emilia-Romagna, spiega il comportamento degli haters come un’espressione di insicurezze personali, spesso amplificate dall’anonimato del web, che permette di sfogare frustrazioni senza filtri. Gli odiatori non si limitano a dissentire: il loro linguaggio è spesso aggressivo, mirato a delegittimare o distruggere l’immagine di chi prendono di mira, senza necessariamente proporre alternative costruttive. Questo fenomeno si alimenta in contesti di polarizzazione politica e sociale, come quello calabrese, dove la sfiducia verso le istituzioni e le difficoltà storiche della regione creano un terreno fertile per conflitti verbali e accuse reciproche.

Gli “odiatori” del presidente: chi sono e perché?

Roberto Occhiuto, governatore della Calabria, ha recentemente fatto parlare di sé annunciando le sue dimissioni, seguite dalla decisione di ricandidarsi, in un contesto segnato da un’inchiesta giudiziaria per corruzione e da una narrazione politica che ha messo al centro il concetto di "odiatori". Nel suo videomessaggio del 31 luglio scorso, diffuso sui social media, Occhiuto ha accusato «politici di secondo piano» e «odiatori» di utilizzare l’inchiesta come una «clava» per indebolirlo politicamente, tifando per il «fallimento della Calabria». Ma chi sono questi odiatori a cui il governatore fa riferimento?

Avversari politici e opposizione

Occhiuto non cita nomi specifici, ma il contesto suggerisce che il termine "odiatori" possa includere membri dell’opposizione politica, in particolare del Partito Democratico (Pd) e di altre forze di centrosinistra. Secondo un’analisi di StrettoWeb, l’opposizione, tra cui figure come Carlo Calenda e Giuseppe Falcomatà, avrebbe sfruttato l’avviso di garanzia per attaccare il governatore, criticandolo su temi come l’Alta Velocità Salerno-Reggio Calabria e la gestione della sanità. Jasmine Cristallo, esponente del Pd, ha definito le dimissioni di Occhiuto un «gesto da viceré», accusandolo di una gestione verticistica del potere e di aver congelato l’amministrazione regionale per interessi personali. Questi attacchi, secondo Occhiuto, sarebbero motivati non da un dissenso costruttivo, ma da un desiderio di ostacolare il progresso della Calabria.

Critici sociali e mediatici

Oltre ai politici, gli "odiatori" potrebbero includere commentatori, attivisti e cittadini che, attraverso i social media, esprimono critiche aspre al governatore. Occhiuto ha scelto i social come piattaforma per annunciare le sue dimissioni, un gesto che riflette l’importanza di queste piattaforme nella comunicazione politica moderna, ma anche la loro capacità di amplificare il dissenso. La narrazione di Occhiuto dipinge questi critici come persone «arrabbiate con la vita», che gioiscono delle difficoltà della regione piuttosto che sostenerne il riscatto. Tuttavia, come nota Pino Tursi Prato, ex consigliere regionale, la vaghezza con cui Occhiuto identifica i suoi detrattori lascia spazio a interpretazioni, alimentando il sospetto che il termine "odiatore" sia usato per liquidare qualsiasi critica, anche legittima.

Un contesto di crisi istituzionale

Le accuse di Occhiuto si inseriscono in un contesto calabrese segnato da una sfiducia cronica verso le istituzioni e da una storia di inchieste giudiziarie che hanno spesso paralizzato l’amministrazione regionale. Il governatore ha lamentato che l’inchiesta per corruzione abbia bloccato la macchina amministrativa, con funzionari e dirigenti riluttanti a firmare atti per paura di ritorsioni giudiziarie. In questo scenario, gli "odiatori" potrebbero essere percepiti come chiunque alimenti un clima di sospetto, inclusi media e cittadini che amplificano le notizie sulle indagini. Tuttavia, come sottolinea Tursi Prato, la mossa di dimettersi e ricandidarsi sembra più una strategia per rilanciare la propria immagine che una risposta diretta agli “odiatori”.

La narrazione della vittima

La strategia comunicativa di Occhiuto, come analizzato dal sottoscritto qualche giorno fa su LaC News24.it, si basa sulla costruzione di una narrazione che lo dipinge come vittima di un sistema ostile, un leader perseguitato da forze che vogliono fermare il progresso della Calabria. Questa retorica richiama il modello berlusconiano, in cui il leader si presenta come un "guerriero" contro detrattori politici e giudiziari. Accusando gli "odiatori", Occhiuto mobilita l’empatia dei cittadini, invitandoli a sostenerlo come garante di un progetto di riscatto regionale. Tuttavia, questa strategia rischia di polarizzare ulteriormente il dibattito, alienando chi vede nelle dimissioni un gesto di debolezza o un tentativo di manipolare l’opinione pubblica.

Un fenomeno complesso

Gli "odiatori" di Roberto Occhiuto non sono un gruppo omogeneo, ma un’entità fluida che include avversari politici, critici sociali e, potenzialmente, chiunque esprima dissenso in un contesto di alta tensione. La scelta di usare un termine così carico riflette la volontà di semplificare un panorama complesso, trasformando le critiche in un attacco personale e collettivo alla Calabria. Tuttavia, come evidenzia Jasmine Cristallo, liquidare ogni voce critica come "odio" rischia di rivelare una fragilità nella gestione del dissenso, confondendo il mandato pubblico con un esercizio di potere personale.

Per concludere, il caso di Roberto Occhiuto e dei suoi "odiatori" è emblematico di come il fenomeno degli haters si intrecci con la politica in contesti di crisi. La Calabria, con le sue difficoltà strutturali e la sfiducia verso le istituzioni, amplifica queste dinamiche, rendendo il dibattito pubblico un campo di battaglia tra narrazioni contrapposte. Occhiuto ha scelto di rispondere agli "odiatori" con un gesto politico forte, ma il successo della sua ricandidatura dipenderà dalla capacità di trasformare le accuse in consenso, convincendo i calabresi che il suo progetto di cambiamento è più forte delle polemiche. Resta da vedere se i cittadini, chiamati a decidere il futuro della regione, vedranno negli "odiatori" i veri nemici o se chiederanno risposte più concrete alle urgenze della Calabria.

*Documentarista